CAPPELLETTI, Antonio
Figlio di Giovanni Pietro, nacque a Caserta verso il 1772. Le scarne notizie biografiche che conosciamo su questo argentiere, reperite nell'archivio della chiesa di S. Lorenzo in Damaso (Bulgari), ci informano che il giovane, trasferitosi presto a Roma, il 13 sett. 1789 figurava già iscritto fra i lavoranti in questa città.
Venne ammesso a "sostenere la prova", una sorta di esame di abilitazione all'esercizio della professione di argentiere, il 27 marzo 1803, e in quello stesso anno si iscrisse al Nobile collegio degli orefici ed argentieri di Roma, del quale fece parte fino alla morte. Il 24 giugno 1804 ottenne la patente di "maestro argentiere".
Morì a Roma il 9 maggio 1838.
La maggior parte dei suoi lavori è raccolta in collezioni private. Essi sono identificabili in base al punzone a losanga verticale con le iniziali dell'argentiere e il numero 92, usato dal C. a partire dal 1815, se non dal 1811.
Si tratta di opere di linea e decorazione Impero, arricchite da alcuni dettagli che si ripetono costanti negli oggetti più svariati: puttini alati su delfini poggiati su roccia, puttini con le chiavi pontificie o la tiara o un libro su ampolline per la messa o sulle brocche nei servizi per pontificale; manici a forma di serpente attorcigliato, pure in brocche e caffettiere; versatoi a forma di collo di cigno e becco d'aquila (Argenti romani...). Particolarmente ricca risulta la decorazione che caratterizza le opere che il C. eseguì per uno dei suoi committenti di maggior prestigio, papa Gregorio XVI Cappellari, conservate nel Museo Sacro Vaticano. Si tratta di una coppia di ampolline per la messa, in cristallo (inv. 1868), ornate di foglie e ghirlande in argento dorato con vassoio a vasca d'accompagno; una brocca e bacile in argento dorato (inv. 2064-2068) recanti incisa la data 1837, e lo stemma del pontefice, lavoro di bella fattura che sembra risentire dell'influenza stilistica di Luigi Valadier; un'altra brocca con bacile a sfondo zigrinato (inv. 2065-2069) con scene. Per lo stesso pontefice eseguì un bel calice in oro, conservato nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Nella sacrestia dei SS. Giovanni e Paolo si trova un secchiello con aspersorio, di bella fattura, con ai lati due teste di angelo e ghirlande di tralci d'uva nella parte superiore. Per la medesima chiesa il C. eseguì la raggiera di un grande ostensorio, opera, per il resto, dell'argentiere romano G. Politi (1700-1731).
Nel museo capitolare del duomo di Velletri si conservano invece: un pastorale in argento dorato con lo stemma del card. Bartolomeo Pacca, un servizio per lavabo (brocca, piatto rotondo, 4 piattini piccoli, un piattino ovale, un campanello, una pace, una palmatoria), con lo stemma del card. Ludovico Micara. Tutti lavori che confermano l'impressione generalmente offerta dalle opere del maestro, cioè quella di riuscire più belle nei particolari che nell'insieme, quasi fossero stilisticamente slegate.
Bibl.: C. G. Bulgari, Argentieri gemmari e orafi d'Italia..., I, Roma, Roma 1958, p. 243; S. Fornari Gli argenti romani, Roma 1968, p. 195; Agenti romani di tre secoli nelle raccolte private (catal.), Roma 1970, p. 27.