CANAL, Antonio
Nacque a Venezia il 15 apr. 1567, primo dei cinque figli - tre maschi e due femmine - di Giovanni (1515-1594) di Antonio e di Marina di Giacomo Molin. Del Collegio dei dodici nel 1600, nominato "auditor novo" l'8 luglio 1601, fu per quattro bimestri (dicembre 1598-gennaio 1599, giugno-luglio 1601, dicembre 1602-gennaio 1603, giugno-luglio 1603) della Quarantia ordinaria. Successivamente è eletto: consiglier "de respetto" del Collegio dei venti savi (30 nov. 1604); camerlengo di Comun (30 nov. 1604; ma rifiuta la nomina); provveditor al cottimo di Damasco (23 nov. 1608); ufficiale alle Rason vechie (25 genn. 1609). Incluso poi nei Dieci savi sopra Rialto (19 giugno 1611), nella "zonta stravacante" del Pregadì (9 giugno 1612 e 12 marzo 1614), nei Sessanta del Pregadi nel 1616, nei Sessanta della zonta l'anno dopo, di nuovo nei Sessanta del Pregadi nel 1618, il C., il 30nov. 1617, è altresì creato provveditore "sopra i atti di sopragastaldi".
Non fu invece, come vorrebbe il Cicogna che riprende la notizia dal Capellari, provveditore "sopra i confini in Friul verso la Pontieba" nel 1616-17; sitratta invece di quel Marcantonio Canal (1570-1630)di Vincenzo, che divenne in seguito provveditore della cavalleria croata, della cavalleria a Candia, dei Sette Comuni (Arch. di Stato di Venezia, Senato. Dispacci rettori. Palma, filza 15, lettera del provveditore generale di Palma Antonio Grimani del 19 nov. 1617e P. Emigliani, Guerre d'Italia... seguite dall'anno 1615, Poistorf s.d., p. 17).
Capo del Consiglio dei dieci, il C. venne creato, il 23 luglio 1623, consigliere per il sestiere di Dorsoduro; inquisitore di Stato nel 1626, si occupò, assieme ai colleghi Francesco Correr e Alvise da Ponte, delle "male operationi" di Angelo Badoer. Podestà a Padova dal 18 ott. 1627 al 3 marzo 1629, porta a termine il trasferimento di sede delle "Illuminate" o "Convertite", ostacolato, in un primo tempo, da parte ecclesiastica; controlla l'esecutone del "catastico" della città e del territorio; cerca di sedare le controversie di prestigio provocate dalla suscettibilità dei sedici "deputati" cittadini, specie quella, protrattasi a lungo, col vescovo, cardinal Valier, originata dalla loro pretesa di "inginocchiarsi in parità di scabello con lui" all'adorazione del Santissimo. Preoccupazioni minori comunque rispetto a quella costante della "provisione del pane bastante alla città", quando le "molte tempeste" e le frequenti "innondationi" provocavano la "riuscita... assai scarsa di formenti" e "la perdita così notabile nei minuti, principal sustentamento della cittadinanza et altra povera gente". Ed il C. trovava scandalosa l'indulgenza degli avogadori verso le richieste di sospensioni nell'obbligo della "condotta de' formenti", che apportava gravissimo pregiudizio al "vito cotidiano" di Padova.
I giudizi del C. sullo Studio e sull'accademia di cavalleria della città sono improntati ad un crucciato risentirnento nei confronti del presente, ad un polemico riferirsi al passato, più mitizzato che specificato. Il primo, "già floridissimo", è, a veder suo, in totale declino; "credo ciò principalmente provenire dalle nature degl'huomini non inclinati alla virtù come solevano ne' passati tempi". La seconda è "ridotta in poco numero con poca delettatione et poco profitto", e scomparirebbe senza "il denaro che di ragion publica ricevono delli soldi doi per lira delle condane"; "et non è dubio che, fino a tanto che di tal passo caminarano le cose, poco rimedio vi sia se gli animi non si svegliano a mutar natura et ad imitare con più pronta dispositione li loro maggiori".
Eletto, il 20apr. 1631, capitano di Brescia, rifiuta; nel 1640 è esecutore contro la bestemmia; infine, il 9 nov. 1649, ottiene la procuratia de citra. Morì, nella sua casa di S. Barnaba, il 30 ott. 1650.
Dalle disposizioni testamentarie del C. - redatte, con varie modifiche, aggiunte, codicilli, nel 1642-1649 - trasparel'amarezza di un vecchio che vede incrinata e discussa la propria autorità nell'ambito della famiglia: i figli agiscono "di soa testa, senza mio ordine... contra la mia volontà"; raccomandando di pagare i debiti con le entrate ordinarie senza intaccare i "cavedali" e il patrimonio immobiliare - costituito anche da stabili, tra cui "un forno a S. Basegio con le casette contigue" -, condanna duramente "le gran spese che giornalmente vanno accrescendo... senza discretione, spendendo tutti a gara".
S'era sposato, il 5 febbr. 1607, con Lucia di Francesco Soranzo. Le figlie, Chiara e Giustina, si sposarono rispettivamente con Paolo Belegno e Lorenzo Gabriel. Dei figli, Alvise (1619-1675), governatore di galea, dei Dieci savi, savio di Terraferma e del Consiglio, si fece, infine, filippino ("non ha doti di cima" annotava pungente un contemporaneo, in P. Molmenti, Curiosità di storia veneziana, Bologna 1919, p. 390);Francesco Maria (1623-1686) fusenatore, capitano di Vicenza; Giacomo (1625-1704) fuprovveditore sopra i Conti, provveditor straordinario a Cerigo, provveditor e capitano a Corfù, capitano di Vicenza; Piero (1628-1666) fusenatore.
Fonti e Bibl.: Lettere del C. dal 19 ott. 1627 al 12 marzo 1629 in Arch. di Stato di Venezia, Senato. Dispacci rettori. Padova e Padovan, filze 23, 24, 25; la relazione del reggimento di Padova del 20 marzo 1629, Ibid., Collegio Secreta. Relazioni, busta 43; Sezione Notarile. Testamenti, 1154/24; Avogaria di Comun. Nascite, reg. 4, c. 92r; Matrimoni, reg. 3, c. 87r; tre lettere del C., sottoscritte assieme agli altri due inquisitori di Stato, in Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 1042 (= 9607): Scritture concernenti l'ambasciata a Roma di Pietro Contarini, cc. 86r-88r;Ibid., 151 (=8036): Magistrature e reggimenti della Repubblica di Venezia…, nn. 10, 16, 21, 23, 32, 37, 39, 86, 87, 88; Ibid., 15 ( = 8304): G. A. Capellari Vivaro, Il Campid. Veneto, I, cc. 222r, 223v; E. A. Cicogna, Delle Inscririoni Veneziane, V, Venezia 1842, p. 484; VI, ibid. 1853, pp. 137, 138; A. Gloria, I podestà e i capitani di Padova, Padova 1861, p. 27; R. Fulin, Studi nell'archivio degli inquisitori di Stato, Venezia 1868, pp. 51-53; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, p. 339 n. 4079 (introvabile però l'Orazione che Francesco Uberti tenne in occasione della partenza del C. dal reggimento padovano, indicata quivi come edita a Padova da Martini nel 1629); M. Borgherini-Scarabellini, La vita privata a Padova nel sec. XVII, Venezia 1917, p. 6; A. Favaro, Saggio di bibliografia dello Studio di Padova, Venezia 1922, p. 34 nn. 179 s.