CALEGARI (Callegari), Antonio
Scultore-ornatista bolognese, di padre luganese, attivo a Bologna dal 1744 c. al 1765 e oltre. L'Oretti precisa l'origine ticinese del C., che lascia sospettare una probabile consanguineità con Giuseppe Calegari (i due scultori potrebbero essere stati fratelli).
L'attività di Giuseppe in Bologna fra il 1756 e 1759si conosce solo in rapporto con l'Accademia Clementina, dove il giovane ticinese studiò scultura nell'orbita di D. Piò. Il 14 giugno 1756conseguì il premio Marsili per la seconda classe di scultura ("il Sig. Callegari premiato; egli è svizzero" annota il segretario negli Atti), con un rilievo in terracotta che rappresenta Fetonte morto compianto dalle sorelle e che si conserva nell'aula magna della Accademia di Belle Arti. È conservato anche il rilievo in terracotta che valse al C. il premio per la prima classe nel concorso Fiori - accanto a P. Tadolini - il 22 apr. 1759.L'ultima citazione del suo nome è del 14giugno dello stesso anno e riguarda un nuovo successo nel concorso Marsili. In questa circostanza il Casali, segretario della Clementina, ribadisce la patria svizzera dell'artista: "Giuseppe Calegari luganese".
Sulla traccia di una notizia fornitagli dallo stesso Antonio, l'Oretti è in grado di elencare una serie di opere dello scultore, che appare impegnato a realizzare decorazioni in stucco di altari e di interni, su disegni dei maggiori architetti bolognesi del tempo, da C. F. Dotti ad A. Torregiani. Proprio questo aggancio permette di fissare alcuni momenti nella sua cronologia. Nel 1744, per esempio, A. Piò iniziò l'esecuzione delle statue e degli stucchi della basilica di S. Luca (architettura del Dotti), avendo accanto come aiuti il C. e A. Borelli. Il rapporto con il Dotti e con il Piò si rinnovò nel 1752, allorché il C. collaborò alla decorazione della cappella di S. Ivo in S. Petronio (stucchi dell'altare). Di qualche anno posteriore è l'intervento in S. Prospero (chiesa distrutta nel 1915), ove spettava al C. la decorazione a stucco su disegni del Torregiani (1757). Per la testimonianza dell'Oretti, sappiamo che realizzò anche la decorazione di alcuni altari in S. Sigismondo, accanto a G. Borelli (l'architettura è del Dotti), in S. Michele de' Leprosetti (ricostruita su disegno di A. Chiesa nel 1765); mentre altri lavori sono indicati in S. Salvatore e nell'attiguo convento. "Continua sempre a operare nelle chiese della città e territorio, ne palaggi e nelle case…" afferma l'Oretti, lasciando intendere che l'attività del C. non fosse ancora conclusa al momento in cui egli scriveva, verosimilmente dopo l'anno 1780.
La guida di Bologna del 1782riferisce di altre decorazioni in palazzi bolognesi (pal. Angelelli, pal. Zani, casa Varrini), attribuendole a "Antonio Calegari - scultore di Milano - fioriva nel 1754". È possibile che si tratti dello stesso C. oriundo di Lugano.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell'Accad. di Belle Arti, Atti dell'Accad. Clementina (ms.), I (1710-1764), cc. 193, 220, 236 (per Giuseppe); Bologna, Bibl. com. dell'Archiginn., ms. B 133 (dopo 1780): M. Oretti, Not. dei professori del disegno…, parte XI, c. 314; Pitture, scolt. ed architetture… della città di Bologna, Bologna 1782, pp. 285, 305, 306, 452; G. Giordani, Indicaz. storico-artist. delle cose spettanti alla villa legatizia di S. Michele in Bosco, Bologna 1850, pp. XXVII s. (per Gius.); E. Riccomini, Mostra della scult. bolognese del Settecento (catal.), Bologna 1965, pp. 129 s. (anche per Gius.); A. M. Matteucci, C. F. Dotti e l'archit. bolognese del Settecento, Bologna 1969, p. 96 (si legga A. Calegari in luogo di G. Calegari).