CALDERINI, Antonio
Nacque da Giuliano il 9 dic. 1445 (Arch. di Stato di Firenze, Tratte, vol.443 bis, Chiavi / S. Giovanni, f. 172v, dove è registrato col titolo di "ser", forse a significare che era stato naturalizzato in quanto pubblico notaio) a Castel San Giovanni (San Giovanni Valdarno?), come risulta da una sua lettera del 25 gennaio 1492 (stile fiorentino, 1493 stile comune) a Piero di Lorenzo de' Medici. Nel 1473 il C. fu cancelliere di un'ambasceria fiorentina a Sisto IV, guidata da M. Palmieri: "cancellarius oratoris fiorentini" si qualifica egli stesso in una sua lettera da Roma indirizzata a Lorenzo di Piero de' Medici in data 30 dic. 1473 (Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XXI, 464), mentre di lui non si fa alcun cenno nelle istruzioni date al Palmieri Ubid., Legazione Camm. Sign., vol.17, f. 170, sotto la data 3 dic. 1473). Il Palmieri partì il 19 dicembre e tornò il 9 marzo: al suo arrivo il C. si trovava di già a Roma e vi restò anche dopo la sua partenza, come si desume dalla sua corrispondenza con N. Michelozzi. Il C. fu poi notaio alle Stinche (24 sett. 1475; Ibid., Tratte, vol. 82, f.214) e notaio del Capitano alle cause civili (10 sett. 1478; ibid., f. 191). Troviamo il C. poi in Francia, probabilmente, almeno in principio, nel quadro dell'attività bancaria dei Medici; in data 30 genn. 1479 (1480 s.c.) vediamo che il suo amico Bartolomeo Della Fonte risponde a una sua lettera da Lione, che doveva essere di poco precedente (Firenze, Biblioteca nazionale, codice Pal. Capp.109[ex 77], f. 11v).Risalgono a questo soggiorno due lettere del C. a Lorenzo de' Medici, l'una datata da Lione il 21 giugno 1482 (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XXXVIII, 464), nella quale gli preannunzia un suo viaggio in Monferrato per incarico di Luigi XI, l'altra da Tours il 17febbr. 1482 (1483 s.c.); questa è firmata dal C. con la qualifica di "secretarius regius et dominus computorum parisius" (ibid, XXXVIII, 401).
Particolare degno di nota, in essa il C. informa Lorenzo di avergli scritto anche un'altra lettera, questa in nome e per conto del re. La lettera di Luigi XI fu infatti spedita lo stesso giorno dal castello reale di Plessis-du-Parc, distante da Tours un chilometro; controfirmata "Calder", è l'unica in italiano fra le lettere del re a Lorenzo (ibid., XLV, 64).Non risulta però altrimenti che il C. fosse segretario regio a tutti gli effetti: probabilmente si trattò di un aiuto occasionale. Nei Protocolli delle lettere di Lorenzo de' Medici si fa menzione di una risposta al C. "in Francia" in data 11 marzo 1482 (1483 s.c.), eppoi di altre lettere indirizzategli colà in data 16 aprile, 5, 13 e 19 giugno 1483. Nella prima Lorenzo l'informa della sua corrispondenza con Luigi XI, al quale aveva mandato l'anello miracoloso di s. Zanobi, nella speranza che servisse a guarirlo della malattia che di lì a poco doveva condurlo a morte; il re, nel riceverlo, aveva chiesto maggiori particolari (come farà nella lettera del 9 luglio 1483, l'ultima: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XLV, 66). Le altre si riferiscono all'"opera usata nel beneficio dato a Giovanni" (il futuro Leone X). Il re infatti nella lettera scritta per mano del C. già aveva promesso di assegnare al fanciullo qualche beneficio francese, e subito dopo lo aveva investito dell'abbazia di Fontdouce e poi dell'arcivescovado di Aix. In queste trattative il C. sembra aver fiancheggiato l'opera dell'agente mediceo a Lione, Lionetto de' Rossi: sicché, quando si trattò di prender possesso dei benefici, l'uno e l'altro furono fatti procuratori del giovanetto (ibid., LXIII, 6);ma nel primo caso il possesso fu contrastato, nel secondo non ebbe luogo. Nel ricordare più tardi questo suo soggiorno francese, il C. lamentò intrighi di suoi nemici: "in Gallia praesertim ipso liuore tantum adducti in me moliti sunt, de quibus nisi vindictam sumpsissem, precipitem me procul dubio et cum maximo dedecore dedissent" (lettera a N. Michelozzi da Roma del 13 genn. 1486 [1487 s.c.]). Sembra poi che gli sia pervenuta qualche sollecitazione a ritornare in Francia; ché ancora più tardi dice: "frate Baldassarre… ha hauto ragionamento di me col re e con altri, che se io vi voglio ritornare che mi faranno buona cera. Io per me non son disposto a tornarvi, se già non mi revocassino. Niente di manco ne fo un motto a Lorenzo e mi rimetto a lui" (lettera a N. Michelozzi da Roma del 29 dic. 1487).
Nel 1484 il C. ricompare in Italia; il 7 luglio Lorenzo lo raccomanda "agli uomini di S. Stefano di Luculena" (frazione di Greve), come risulta dai Protocolli. Lo stesso anno lotroviamo a Roma, dove entrò al servizio del card. Marco Barbo e restò anche dopo la morte del suo protettore (2marzo 1491). Da Roma il 25 genn. 1492 (1493 s.c.) chiede a Piero di Lorenzo de' Medici il beneficio della pieve di Castel San Giovanni (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XIX, 28), e ne invoca l'affito "in questa causa nella quale ho interesse più che molti altri, per esser nato lì et per esser membro di quella. Et uoi sapete che qui si prouede uolentieri a' preti de' benefiti del paese loro"; dal che si può desumere che il C. nel frattempo avesse preso gli ordini.
Il C. morì, probabilmente a Roma, dopo il 4 ott. 1494, data di una sua lettera a N. Michelozzi, ultima tra quelle che di lui ci sono pervenute.
Come segretario del card. Barbo il C. ebbe modo di rendersi utile al Ficino, al quale lo legava un'antica amicizia e consuetudine di studi: il Ficino lo nomina piuttosto come suo interlocutore che come suo scolaro nella famosa lettera a Martino Uranio Brenninger (in Opera omnia, Basileae 1576, p. 936).Quando fu stampato a Firenze il De Vita (3 dic. 1489), che già era stato contrastato manoscritto, sul Ficino si era addensato il sospetto di magia e negromanzia; e fu precipuamente per l'interessamento del Barbo e di Ermolao Barbaro che venne scagionato presso Innocenzo VIII. Al C. il Ficino aveva mandato il libro incriminato il 27 maggio 1490(Opera, p. 910), tornando poco dopo sull'argomento con una seconda lettera (ibid., p. 912).Numerose sono le lettere del Ficino dirette al C. a Roma: oltre alle due, menzionate sopra, altre cinque, che si leggono negli Opera omnia a pp. 870, 875, 883, 928 (Laus Marci Cardinalis), 952(per accompagnare l'invio del De Sole et Lumine, stampato a Firenze nel 1494).Ad un periodo precedente, forse al 1474, risale invece l'epistola intitolata Virtutum definitio, officium, finis (Opera, p. 657).Il Ficino ricorda sovente il C. anche scrivendo a terzi: al Pelotti e all'Ugolini (ibid., p. 634);al Michelozzi il 14 apr. 1474(nella redazione dei codici Magliab.VIII, 1436 e Ricc. 797 indicati dal Della Torre: la menzione del C. manca però nella lettera quale compare in Opera, p. 656);a Francesco Soderini (ibid., p. 910) e soprattutto al card. Barbo stesso (ibid., pp. 874 s., 883, 892, 911).Anche Lorenzo de' Medici scrisse al C. a Roma, in data 22 genn. 1485 (1486 s.c.), 21febbr. 1488 (1489 sc.), 9 apr. 1489, 2 maggio 1489, come risulta dai Protocolli. Oltre alle lettere già menzionate del C., due altre sue si conservano nell'Arch. di Stato di Firenze (Mediceoavantiil Principato, XXXIII, 165 del 20 apr. 1476 da Firenze a Lorenzo che si trovava a Pisa; XLI, 271 del 10 ag. 1489 a Lorenzo da Roma); due lettere da Roma a B. Dei (1489) sono nel codice Ashb. 1841, cassetta I, nn. 66 e 67 della Bibl. Laurenziana di Firenze; venti altre, tutte da Roma, a Niccolò Michelozzi (1º e 7 ott. 1471; 6 maggio 1472; 19 ag. 1474; 19 dic. 1484; 27 ottobre, 18 novembre, 2 e 29 dic. 1486; 13 gennaio, 3, 17 e 28 febbr. 1486 (1487 s.c.); 10 aprile, 8 giugno, 21 luglio, 29 dic. 1487; 21 luglio, 10 ag. 1489; 4 ott. 1494) sono alla Bibl. nazionale di Firenze, Fondo Ginori Conti, 29, 91a. Un carme del Bracci al C. compare nel codice Ricc. 3021 e nel Laur. 91 sup. 40 (incipit: "Calderine mihi tantum dilecte sodali"; des.: "ipse tuo forti protege nos clypeo").
Fonti e Bibl.:Scarse notizie biografiche sul C. si possono trovare in A. Della Torre, Storia dell'Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 713 s. e note (la data 1482 delle due lettere del C. dalla Francia è letta erroneamente 1492), e nel Suppletum Ficinianum, a cura di P. O. Kristeller, I, Florentiae 1937, pp. LXXXV, 28, 116. Circa l'ambasceria del Palmieri a Roma, cfir. A. Messeri, M. Palmieri, cittadino di Firenze del sec. XV, in Arch. nor. ital., s. 5, XIII (1894), pp. 314 ss. La lettera del Della Fonte al C. è pubblicata in B. Fontius, Epistolarum libri III, a cura di L. Juhász, Budapest 1931, p. 21; la lettera di Luigi XI a Lorenzo, dettata al C., è in G. Canestrini-A. Desjardins, Négociations diplomatiaues de la France avec la Toscane, I, Paris 1859, pp. 190 s. (dove si riporta anche la lettera di Luigi XI del 9 luglio 1483 circa ranello di S. Zanobi); successivamente è stata ristampata da I. Vaesen-E. Charavay, Lettres de Louis XI, X, Paris 1908, p. 69. Circa l'assegnazione dei benefici francesi a Giovanni de' Medici e l'opera del C., cfr. G. B. Picotti, La giovinezza di Leone X, Milano 1927, p. 124. La lettera al Michelozzi del 4 ott. 1494, in cui il C. lamenta la morte quasi contemporanea di M. Franco, A. Poliziano e B. Ugolini, sembra quella segnalata nel Settecento in casa Gaddi e poi creduta perduta da I. Del Lungo, Prose volgari inedite di A. Poliziano, Firenze 1867, p. XVI n. 3, e da A. Campana, Per il carteggio del Poliziano, in Ritiascita, VI(1943), p. 445. La lettera del Ficino a M. U. Brenninger è stata riprodotta, oltre che dal Della Torre (pp. 28 s.), anche da A. M. Bandini, Specimen litteraturae Florentinae, II, Florentiae 1751, pp. 70-76. Per le lettere di Lorenzo de' Medici, cfr. i Protocollidel carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74 e 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, pp. 230, 239, 246 ss., 300, 342, 388, 392. Per gli scritti del C. o al C. si veda anche P. O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, ad Indices.I numeri delle lettere del Mediceo avanti il Principato sono qui dati secondo gli Inventari di recente pubblicazione (I, Roma 1951; II, Roma 1955, ad Indices)e spesso differiscono da quelli di antiche citazioni.