CALDERARA, Antonio
Pittore, nato ad Abbiategrasso (Milano) il 28 ottobre 1903 e morto a Vacciago (Novara) il 27 giugno 1978. Intraprese studi di ingegneria al Politecnico di Milano che abbandonò nel 1924 per dedicarsi alla pittura. È del 1923 la sua prima personale alla Galleria Alberto Maulini a Vacciago; nel 1959 approdò alla ricerca astratta. L'attività espositiva, concentrata in Italia, Germania e Svizzera ma svolta anche in altre importanti sedi europee e americane, è percorsa dalla partecipazione a rassegne internazionali: Biennale di Venezia (1948, 1956, 1986 con un solo dipinto); Art and movement, Museum of Contemporary Art, Montreal (1967); Documenta, Kassel (1968); Les grands et les jeunes d'aujourd'hui, Musée d'Art Moderne de la Ville, Parigi (1969), ecc. Nel 1977 nella casa studio di Vacciago si è costituita la Fondazione Calderara.
Le opere dei primi decenni − ritratti di donne in interni, nature morte, paesaggi − se rivelano, nel loro assetto incantato e semplice, specifiche fonti dal chiarismo lombardo al divisionismo, da G. Seurat a G. Morandi, mostrano d'altra parte l'esigenza di essenzializzare la valenza formale degli oggetti nella purezza cromatica e compositiva con una sempre più radicale riduzione e fusione dei fenomeni di rappresentazione, in una intonazione unitaria che annulla il ricordo dell'immagine nell'idea del colore. In tale contesto, organica è la via all'astrazione di C. che dialoga con P. Mondrian, J. Albers, B. Newman. Luminosa è la dimensione della sua ragione geometrica: seguendo i procedimenti pittorici tradizionali, consapevole delle nozioni ottiche sulla percezione dei valori complementari ma alieno da un loro uso rigido e dottrinale, C. esprime con raffinata coerenza negli olii e negli acquerelli di formato ridotto, secondo una scelta precisa, una ''misura di luce'' che dà dimensione qualitativa alla quantità spaziale del dipinto, il cui spettro cromatico privilegia rapporti morbidi e fusi, stesure velate di atmosfere appena pervase da piccoli quadrati o fasce rettangolari, verticali e orizzontali. L'apparente saturazione della superficie quale campo unitario di colore svela ai bordi varianti di tono che accendono una sensazione vitale nel modularsi di una poesia monocromatica gialla, rossa o bianca: l'emozione visiva si tramuta in un sentimento di lucidità intellettuale teso, secondo le sue stesse parole, a "dipingere il niente che sia il tutto, il silenzio, la luce". Vedi tav. f. t.
Bibl.: R. Giolli, Antonio Calderara, Domodossola 1944; B. Joppolo, Antonio Calderara, Milano 1948; A. Pica, Antonio Calderara: disegni, ivi 1955; G. C. Argan, Frequenze ortogonali, ivi 1965; M. Mendes, Antonio Calderara, ivi 1965; R. Jochims, Der Maler Antonio Calderara, Starnberg 1972; AA. VV., Antonio Calderara, Pitture dal 1936 al 1974, Castello Svevo, Termoli 1974; AA. VV., Antonio Calderara, 25 acquerelli datati dal 1958 al 1975, Galleria d'Arte Spriano, Milano 1975; C. Belloli, Idrogrammi come luce materializzata. Indicazioni fondamentali della pittura all'acquerello di Antonio Calderara, ivi 1975; B. Holeczek, Antonio Calderara, Friburgo 1976; AA. VV., Antonio Calderara 1903-1978, a cura di F. W. Heckmanns, Colonia 1981.