BUTTURA (Bottura), Antonio
Nacque a Malcesine, presso il lago di Garda. È incerta la data di nascita: G. Bustico (Giornali e giornalisti del Risorgimento, Milano 1924, p. 37) indica il 29 marzo 1770; altrove essa viene posticipata di un anno. Sembra però attendibile il Bustico, il quale fa riferimento a ricerche compiute sui registri dei battezzati del territorio di Verona. Nulla si sa della famiglia né dei primi anni di vita. Nel 1794 il B. prese gli ordini sacri. Pochi anni dopoegli era divenuto tuttavia un ardente giacobino, già abbastanza in vista sin dai tempi della breve vita della Repubblica democratica di Venezia (maggio 1797). Dopo iltrattato di Campoformio (17 ott. 1797) il B. si rifugiò in Lombardia, dove divenne segretario del Congresso nazionale. Vi rimase fino al 1799, quando l'invasione austro-russa lo costrinse a rifugiarsi in Francia. In quegli anni egli cominciava comunque a godere di una certa notorietà quale autore di componimenti poetici e traduttore di una tragedia di A. V. Arnault, I Veneziani. Un anno dopo la fuga in Francia, nel 1800, egli divenne professore di lingua italiana al Pritaneo di Saint-Cyr, a Versailles. Ormai lontanissimo dalla vita religiosa, nel 1801 il B. si sposò col rito civile (nell'ottobre del 1803 poteva sciogliere gli ordini sacri per l'interessamento e l'appoggio del cardinale Caprara).
Dal 1802 al 1806 il B.fu addetto alla segreteria del ministero degli Esteri del Regno Italico, che risiedeva a Parigi. Fu inoltre fra i collaboratori, insieme a Benedetto Moyon, Giuseppe e Junio Poggi e Giuseppe Tambroni, della Domenica, settimanale che uscì a Parigi per breve tempo (1803-1804) ottenendo un certo successo. Il periodico si proponeva di far conoscere in Francia gli aspetti migliori della cultura italiana; in esso venivano pubblicati articoli di vario argomento: letteratura e politica, innanzitutto, ma anche fisica, storia naturale, matematica. La rivista godeva di un certo prestigio. Oltre che ad essa, il B. collaborò anche al Parnaso italiano, raccolta di poesie repubblicane, nel cui primo volume egli pubblicò l'ode Omaggio alla gloria diDesaix.
Nel 1806 il B. condusse a termine la traduzione dell'Art poétique di Boileau. La traduzione suscitò pareri assai discordi e rinfocolò l'inimicizia fra il B. e Vincenzo Monti, che risaliva probabilmente ai primi anni della Repubblica Cisalpina.
Tornato per qualche tempo in Italia, il B. insegnò nel liceo di Mantova e fu poi aggregato al ministero degli Esteri del Regno Italico come incaricato dell'archivio del Protocollo. Nel 1812 fu nominato console a Firenze e vi rimase fino al 1814, quando la disfatta napoleonica lo costrinse a tornare in Francia, a Parigi. Alla morte di Pierre-Louis Ginguené ottenne la cattedra di letteratura italiana all'Ateneo, rimasta vacante. Egli aveva continuato, nel frattempo, la sua attività letteraria, pubblicando sia in Italia, sia, prevalentemente, in Francia. Dopo la traduzione della Poetica di Boileau il B. pubblicò, sempre a Parigi, nel 1811, l'ode A Napoleone il grande, ricorrendo il compleanno della sua incoronazione a Re d'Italia (edita dal Didot), e un volume di Poesie (edito dal Fain), comprendente tra l'altro poesie liriche dedicate a Napoleone, un'azione teatrale per musica, l'Enea e Lavinia, la traduzione in versi della Poetica di Boileau e la traduzione dell'Elegia sopra un cimitero di campagna di T. Gray (già pubblicata nel 1801 e nel 1806). A Brescia, sempre nel 1811, uscì, per i tipi di U. Bettoni, l'ode I Voti, dedicata al principe Eugenio di Beauharnais, cui seguì, nel 1816, un'opera storiografica edita a Milano: il Saggio sulla storia di Venezia. Nel1819, a Parigi, diede alle stampe il Tableau de la littèrature italienne (introduzione al corso di letteratura italiana tenuto dal B. all'Ateneo). Dal 1820 il B. iniziò una nuova attività, assunse cioè la direzione di una collana della casa editrice Didot, la Biblioteca poetica italiana scelta; tra il 1820 e il 1822 vennero pubblicati ben trenta volumi, dedicati ad autori molto lontani tra loro, da Dante a poeti contemporanei; nello stesso periodo egli si occupò di una Biblioteca di prose. Di se stesso, nella prima collana, diede ancora alle stampe la canzone Rivedendo il patrio Benaco e uno squarcio del poemetto lirico Le lodi e le lusinghe (in Scelta di poesie italiane di autori moderni, Parigi 1822). Dopo questa data si ha ancora notizia di una terza edizione, ricorretta dal traduttore e con giunta d'altre poesie, della Poetica (Parigi 1825).
Mancano invece notizie degli ultimi anni della sua vita; il B. morì a Parigi il 23 ag. 1832.
Dal punto di vista letterario l'opera del B. è praticamente priva di valore se non come documento della poesia italiana di ispirazione politica. La sua produzione poetica è comunque classificabile, nell'insieme, come poesia d'occasione. Anche la produzione giornalistica ed editoriale è di scarsa importanza. Più discordi sono invece i giudizi sulla sua capacità di traduttore, soprattutto a proposito della citata traduzione dell'Arte poetica del Boileau.
Definita scherzosamente una "bruttura", l'opera venne dall'autore inviata al Monti, il quale pare l'abbia lodata, aderendo anche alla richiesta del B. di adoperarsi affinché essa venisse proposta dal ministero della Pubblica Istruzione come libro di testo nelle scuole. Ma, o per cattiva volontà del Monti o per altre ragioni, il tentativo non riuscì. Potrebbe essere stata questa una delle cause che spinsero il B. a partecipare, assieme al Gianni, al Marinoni e ad altri, alla stesura della famosa Lettera a Filebo, in cui si attaccava ferocemente il Monti, che venne pubblicata dapprima, l'11 apr. 1807, a Parigi sulla Revue littéraire e subito dopo a Milano. A questo attacco il Monti rispondeva con una Lettera all'ab. S. Bettinelli in cui il B. era definito "traditore della poetica di Boileau", "insetto fosforico", un "sorcio accanto ad un elefante" (il Gianni). È difficile dire quanto questi giudizi del Monti entrassero nel merito del valore letterario dell'opera e dell'autore o quanto piuttosto essi non fossero dettati da puro e semplice malanimo. Certo è che ben diverso era il parere del Manzoni, il quale a sua volta conosceva personalmente il B., definito, in una lettera a G. Pagani del 12 marzo 1806 (Carteggio, p. 32), "amico di mia madre, e di me in conseguenza". In una lettera del 13 maggio 1806 allo stesso Pagani (ibid., p. 45) il Manzoni scrive: "Non ho che il tempo di mandarti una copia della Poetica di Buttura. Se potessi invogliare qualche stampatore a cercarne delle copie all'autore, sarebbe ben fatto", e subito sottolinea: "Avverti che ti scrivo questo di mia testa". E ancora al Pagani (Epistolario, I, p. 15): "Parmi che essa abbia i pregi di una buona versione. Lingua ottima, bei versi, concisione, fedeltà. Che bella cosa che il governo italiano se ne servisse per i Licei. Ciò sarebbe vantaggioso all'Italia, e onorevole a Buttura".
Che queste lodi del Manzoni fossero dettate da sincero convincimento, e non dal desiderio di favorire un conoscente, è testimoniato dal fatto che, anche dopo la polemica contro il Monti e la risposta di questo, il Manzoni insisteva, con lo stesso Monti, a lodare l'opera e a difenderne l'autore. Scrivendone al Monti il 16 giugno 1807, il Manzoni ribadiva: "È della mia sincerità il dirti ch'io la trovo molto bella; e come lo dissi a lui, quando me la lesse, ed altre volte, crederei quasi una viltà il tacerlo a te, ora che hai manifestato una contraria opinione. Né posso dissimularti che mi fece assai dispiacere ciò che tu dici di lui, massime dapoiché mi venne assicurato ch'egli non ha avuta la menoma parte nel libello sopra di te. A questo che mi dici del suo carattere, devo rispondere ch'io non ho alcun dato che possa diminuire la stima ch'io gli professo" (A. Manzoni, Carteggio, pp. 106-108).
Fonti e Bibl.: V. Monti, Lettera all'abate Saverio Bettinelli, Milano 1807; Lettera a Filebo, in Revue littéraire, Parigi, 11 apr. 1807 (poi Milano 1807); A. Manzoni, Epistolario, a cura di G. Sforza, I, Milano-Carrara 1882, p. 15; A. Manzoni, Carteggio, a cura di G. Sforza e G. Gallavresi, Milano 1912, pp. 32-33, 45, 106-108;V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, Firenze 1928, II, p. 292; J. M. Quérard, La France littéraire, Paris 1827, I, p. 578;C. Cantù, Monti e l'età che fu sua, Milano 1879, pp. 124-126; P. Hazard, La révolution franççaise et les lettres italiennes, Paris 1910, pp. 280-283;G. Bustico, A. B., in Nuovo archivio veneto, n.s., LXV (1916), pp. 187-194;A. Butti, L'anglofobia nella letteratura della Cisalpina e del Regno italico, in Archivio storico lombardo, s. 4, II (1919), pp. 446-468; G. Bustico, Giornali e giornalisti del Risorgimento, Milano 1924, pp. 29-34;G. Consoli Fiego, Le raccolte di classici italiani, Napoli 1939, II, pp. 366-368; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, Wien 1857, II, pp. 219-220; Dizionario del Risorgimento nazionale, II, p. 392.