BRUNO, Antonio
Nato a Messina nel 1588, entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù nella stessa città il 6 genn. 1605 e professò i voti il 7 genn. 1607. Appartenne alla provincia siciliana dell'Ordine, mentre erroneamente da talune fonti è ritenuto membro della provincia napoletana. Inviato presso la missione della Compagnia nell'India portoghese, compì gli studi teologici a Goa. Nel 1618 o 1619 fu prescelto quale compagno del padre portoghese Diego de Matos (o de Mattos o de Mathos), ministro del collegio di San Paolo a Goa, destinato alla missione gesuitica in Etiopia. Sotto le vesti di cristiani armeni, i due gesuiti si imbarcarono a Diu, il 13 marzo 1620, su una nave turca e ai primi di maggio scesero a Suakin, allora in mano ai Turchi, bene accolti dal governatore. Proseguirono alla volta di Massaua e da qui penetrarono in Etiopia; dopo essersi fermato brevemente a Debaroa, il B. giunse a Fremona, nel Tigré, l'11 giugno 1620, e fu ricevuto con cordialità dal governatore Tecla Giorghis.
Il B. intraprese a coadiuvare il p. Lorenzo Mangoni romano, al quale era affidata la locale missione, da tempo gravemente ammalato; alla sua morte, nel gennaio 1621, gli subentrò a pieno titolo.
Del loro arrivo in Etiopia il padre Matos e il B. diedero notizia all'imperatore Susenyos ed al fratello ras Selà Cristòs, che in quel tempo favorivano l'attività della Compagnia di Gesù e la diffusione del cattolicesimo nell'impero, in notevole progresso dai primi anni del secolo, nonostante l'avversione del clero copto e di parte della popolazione. Tra i successi dell'attività di proselitismo del B., in un ambiente in genere piuttosto ostile, si annovera la conversione di Malacotavit, la quale era moglie del viceré Za Cristòs; l'esempio della nobile signora fu seguito da altri maggiorenti della regione.Dal 1623 0 1624 il B. è trasferito a Collelà, nel Goggiàm, quale superiore della locale missione, anche presso le truppe del ras Selà Cristòs dislocate non lontano da quel centro in una località indicata dalle fonti come Cerca o Sercâ; il B. accompagnò l'esercito stesso nella campagna di guerra nell'Amara. Presso il campo delle truppe di Selà Cristòs venne consacrata nel 1625 una nuova chiesa, presente il B.: l'8 maggio 1624 il B. aveva professato i voti solenni.
Nel 1626 fu affidata al B. la nuova missione istituita, per volontà del ras Gabra Cristòs, ad Adaxa (Adascia), ove spesso i viceré del Goggiàm ponevano il campo; anche in questa sede raccolse ben presto validi frutti del suo apostolato, fra l'altro impartendo il battesimo a circa duemila fedeli, ed avviò la costruzione di una chiesa; incontrò, tuttavia, qualche difficoltà da parte dell'imperatore che non era stato favorevole alla fondazione della nuova missione.
L'ostilità all'azione dei missionari cattolici ed alla politica, ad essi favorevole, dell'imperatore Susenyos si andò accentuando di anno in anno, anche per reazione all'intransigenza ed al disconoscimento del valore delle tradizioni locali mostrati dal patriarca d'Etiopia, Alfonso Mendez, giunto nel paese, con numerosi altri gesuiti, nel 1625; l'opposizione anticattolica trovò sostegno in molti capi delle diverse regioni e, nell'ambito stesso della corte, presso il figlio dell'imperatore, Fasiladàs.
Per ordine dell'imperatore il B. lasciò nel 1629 la residenza di Adascia e tornò a Collelà, ove fra il 1630 ed il 1631 divise l'impegno pastorale con il portoghese p. Carvalho; quivi trovarono rifugio, al momento in cui la reazione anticattolica ne pose in pericolo l'incolumità, anche altri gesuiti, sino a quando, nel 1633, Fasiladàs, divenuto imperatore in seguito all'abdicazione del padre, che egli aveva costretto a revocare i provvedimenti a favore dei cattolici, pose al bando i gesuiti dal territorio dell'impero.
Costretto a lasciare l'Etiopia, mentre cercava di riparare in India il B. cadde in mano ai Turchi che lo trattennero qualche tempo sulla costa del Mar Rosso. In questo periodo di disagi e di privazioni, il B. contrasse una grave malattia che lo molestò negli ultimi anni della sua vita, trascorsi presso la missione gesuitica di Goa; quivi morì il 9 sett. 1640.
Fonti e Bibl.: Le fonti principali sulla biografia e sull'attività missionaria del B., comprese alcune sue lettere ai superiori della Compagnia, sono incluse nella raccolta curata da C. Beccari, Rerum Aethiopicarum scriptores, I-XV, Romae 1903-1917, ad Indicem; si puòanche utilmente consultare la Bibliotheca Missionum, a cura di R. Streit e J. Dindiger, XVI, Freiburg 1952, p. 119, che fornisce altre indicazioni di fonti e di studi critici. Sulla storia della missione dei gesuiti in Etiopia cfr. J. B. Coulbeaux. Histoire politique et religieuse d'Abyssinie, II, Paris 1929, che cita il B. a p. 203.
Un profilo biografico a carattere apologetico e poco preciso nei dati e nei riferimenti è dovuto a p. A. Leanza, Albori di fede e d'italianità in Etiopia (p. A. B. messinese missionario in Abissinia), Acireale 1938; cfr. inoltre Enc. catt., III, col. 154.