BROGNANIGO (Broianicus, Brognoligo), Antonio
Di famiglia veronese, nacque nella prima metà del sec. XV. La sua attività di maestro di scuola, certo memore dell'insegnamento del Guarino è ricordata dall'umanista Giannantonio Panteo, suo discepolo, nel poemetto De laudibus Veronae;tra i suoi scolari spicca Domizio Calderini.
Fu tra i primi estimatori d'Orazio in età umanistica: un suo commento oraziano, professato nelle scuole veronesi, è conservato nel ms. R. 32. sup. della Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Il termine ante quem di tale commento è il 13 sett. 1468, data in cui il Panteo, allora cappellano di E. Barbaro senior vescovo di Verona, finì di copiarlo (f. 103); con l'ambiente dei Barbaro anche il B. doveva essere in rapporti, dato che scrisse versi in onore di E. Barbaro iunior, nipote dell'omonimo vescovo, quando fu a Verona bambino, tra il 1460 e il 1462. Il Panteo ricorda anche (cod. Marciano lat. XII 161, f. 6v) un corso del B. su Lucano e, nell'Actio (Veronae, A. Cavalcabove e G. A. Novelli, 1484), sue liriche latine tra cui delle bucoliche; ma il B. è soprattutto noto come autore di un poemetto in esametri di 224 versi De divina origine florentissimae Reipublicae Venetorum. Vi è menzionato con onore (vv. 107-13) il doge Cristoforo Moro, che governò tra il 1462 e il 1471; forse si può congetturare che il carme sia stato composto, più precisamente, intorno al 1464, se l'ostentata certezza della supremazia sul Turco interpreta in versi l'auspicio di un'impresa militare contro l'Oriente, favorita in quella data da Pio II. Il carme rievoca l'origine di Venezia, fondata sul mare ai tempi dell'invasione di Attila e destinata dalla provvidenza a restare indenne da ogni altra invasione barbarica; ne celebra le istituzioni civili, più solide di quelle di Roma e d'Atene; ma soprattutto èun'effusa apostrofe contro il Turco, che si conclude con l'invocazione della protezione divina su Venezia, a cui in definitiva il poemetto èrivolto e offerto in omaggio (vv. 214-24).Altre dediche in distici elegiaci (a Cristoforo Moro; a Ermolao Barbaro, vescovo di Verona; a Domenico Giorgi, prefetto di Verona; a Ettore Pasqualigo, pretore), che si leggono nei manoscritti, sono piuttosto da considerare come dediche "ad personam" di esemplari di pregio. Il testo del poemetto è conservato nel ms. 2012 della Biblioteca Governativa di Lucca; dal ms. Ashburnh. 197 (ora segnato 273)della Laurenziana di Firenze, che comprende anche alcune poesie latine; dal ms. Correr 172 del Museo Civ. Correr di Venezia. Altri componimenti sono nel cod. Ashburnh. 194 della Bibl. Laurenziana di Firenze e nei cod. 52, 585 e 1404della Bibl. Comunale di Treviso; un frammento di lettera infine, indirizzato da F. Zambeccari "clarissimo rhetori antomo broianico" (cod. Vat. lat. 4512, f. 3v), è in R. Förster. F.Zambeccari und die Briefe des Libanius, Stuttgart 1878, pp. 308 s.
Bibl.: Il primo editore del carme fu A. Mancini, Un poemetto latino inedito del sec. XV sull'origine di Venezia, in Atti d. Reale Accademia lucchese di sc.,lett. ed arti, XXXI (1902), pp. 425-53; ma era già noto a S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, coll. 120 s. Altre indicazioni in G. Giuliari, Della letteratura veronese al cadere del secolo XV, Bologna 1876, p. 16; R. Sabbadini, Spogli ambrosiani latini, in Studi italiani di filologia classica, XI (1903), p. 299; G. Curcio, Q. Orazio Flacco studiato in Italia dal secolo XIII al XVIII, Catania 1913, p. 46; A. Ferriguto, A. Barbaro, in Miscellanea di storia veneta, s.3, XV (1922), p. 76 n.; P. O. Kristeller, Iter Italicum,I-II,ad Indices.