BRESCIANI, Antonio (più esattamente Bresciani Borsa)
Letterato, nato ad Ala (Trento) il 24 luglio 1798, morto a Roma il 14 marzo 1862. Compiuti in Verona gli studi medi e i teologici, fu ordinato sacerdote nel 1821 e 7 anni dopo entrò fra i gesuiti, rettore di collegi a Genova, a Torino, a Modena, a Roma (Collegio di Propaganda); quindi fu provinciale per il regno di Sardegna. Fra il 1846 e il '49, scacciati i gesuiti da molti stati italiani, egli stette nascosto a lungo in Roma; dopo la restaurazione fu tra i primi redattori della Civiltà Cattolica.
Fu ardente polemista contro il liberalismo in politica e contro il romanticismo in letteratura, poiché in essi vedeva soltanto l'opera delle sette miranti alla distruzione del cattolicismo e al dissolvimento della morale. Come scrittore, è ammirevole per la conoscenza vasta e sicura della lingua: lo studio accurato dei classici, un prolungato soggiorno in Toscana e una memoria felicissima gli diedero modo d'accumulare un grande tesoro di vocaboli e di frasi toscane, che prodigò poi in descrizioni e narrazioni, talvolta pesanti per il troppo evidente sfoggio di squisitezze di lingua.
Tra i suoi numerosissimi scritti, ebbero fama e diffusione gli Ammonimenti di Tionide al giovine conte Leone (1838), gli Avvisi a chi vuol pigliar moglie (1839), seguito del precedente, i discorsi Del romanticismo italiano (1839), le Lettere sopra il Tirolo tedesco (1840), Il viaggio nella Savoia, nel Fossigni e nella Svizzera (1841), l'opera Dei costumi dell'isola di Sardegna comparati cogli antichi popoli orientali (1850), che è forse il suo scritto più importante, i Dialoghi sul paganesimo e Sopra il risorgimento del paganesimo in Italia (1853) e finalmente i numerosi romanzi, pubblicati originariamente nella Civiltà Cattolica, dal 1850 in poi. Tra questi, primo e più famoso è l'Ebreo di Verona, al quale fanno seguito La repubblica romana e il Lionello, tutti riferentisi al periodo dei moti patriottici del 1846-49; seguirono Ubaldo ed Irene, Lorenzo, Don Giovanni, Matilde di Canossa, Edmondo, Casa di ghiaccio, Olderico o lo zuavo pontificio. Lasciò incompiuta La difesa d'Ancona. Questi romanzi ebbero larga diffusione tra gli avversarî delle idee liberali, ma il loro pregio letterario è generalmente scarso.
Bibl.: In fine alla raccolta delle Opere, Roma 1865-69, voll. 17, è un notevole commentario Della vita e delle opere del p. A. B. Vedi anche: F. De Sanctis, L'Ebreo di Verona del P. B., in Saggi critici, Napoli 1874; G. Rabizzani, Antiromanticismo cattolico, in Pagine di critica lett., Pistoia 1911; F. Lopez Celly, F. D. Guerrazzi nell'arte e nella vita, Milano-Roma-Napoli 1918, cap. XI; R. Raccosta, A. B. ecc., Milano 1921; V. Cian, A. Manzoni, il gen. Cottalorda e il p. A. B., in Giorn. stor. d. letter. ital., LXXXI (1923).