BRESCIANI, Antonio
Figlio di Angelo, nacque a Piacenza l'8 nov. 1720. Suo primo maestro fu il pittore Carlo Antonio Bianchi, ma egli dovette guardare cm più acuto interesse le opere del fidentino G. B. Tagliasacchi, operante stabilmente a Piacenza tra il 1735 e il 1737 (due disegni del B. derivati da dipinti del Tagliasacchi sono presso la Biblioteca Palatina di Parma). Nel 1739, in un latino abbastanza elegante che ne documenta la cultura, lasciava testimonianza della sua presenza sulle pareti della cupola del duomo di Piacenza, intento a studiare quegli affreschi del Guercino che inciderà più di sessant'anni dopo.
Nel 1740 era a Bologna presso Donato Creti e vi rimase per sei o sette anni. Che cosa sapesse fare al ritorno è documentato dai due quadri con Storie di s. Ulderico (1747) dipinti a Piacenza per la chiesa omonima (e ora in S. Giovanni). Dimostra simpatia, più che per la pittura classicamente composta e costruita del maestro, per quella tumultuosamente venezianeggiante e "molle" del Pasinelli (morto da tempo), le cui opere, insieme con quelle di Gioseffo Dal Sole, devono avergli accresciuto la giovanile ammirazione per il Tagliasacchi. La sua pittura però è in questo momento scolorita, monotona, piuttosto macchinosa e vuota. Diventerà abbastanza solida più avanti, intorno al 1780, anche se il suo venezianismo veronesiano, per la verità, rimarrà sempre piuttosto superficiale e decorativo.
Il suo trasferimento a Parma deve essere avvenuto intorno al 1750, se nel 1752 fu nominato professore cm voto dell'Accademia di Belle Arti di questa città, che con la pittura del Correggio doveva infondergli un po' di calore e di colore. In quegli anni, operosissimi, venne nominato pittore di corte; per Filippo di Borbone nel 1761 disegnò con il Gilardoni i monumenti equestri farnesiani del Mochi, in una dozzina di grandi tavole identificabili con quelle ora conservate presso la Cassa di Risparmio di Piacenza. Più tardi, per la corte, dipinse ritratti e lavorò ad affresco nel palazzo del Giardino e nella villa di Colorno (cfr. Bertini), dove nel 1777 progettò anche la "Macchina de' fuochi" (Scarabelli-Zunti, ms. 107).
Numerose le sue opere nelle chiese di Parma: del 1756 i due quadroni (Adorazione dei Magi e Caduta degli angeli ribelli)per S. Pietro Martire (ora alla Steccata, dove sono anche quindici quadretti con Imisteri del Rosario, del 1762, un S. Vincenzo Ferreri e una pala d'altare [1783] nella cappella del Crocifisso); una Pietà èin S. Tommaso, un Martirio di s. Giacomo in S. Ulderico (dove affrescò la medaglia della volta, 1763); in duomo, nel 1768, ridipinse la cappella grande a sinistra, dove erano andati distrutti gli affreschi di Michelangelo Anselmi. Dipinse anche per S. Cristina, il Carmine e S. Paolo (qui in collaborazione col quadraturista Gaetano Ghidetti). In provincia lavorò per le chiese di Mezzano dei Rondani (Annunciazione), di Copermio (S. Pietro), di Rocca Lanzana (S. Agata,S. Michele,S. Bonaventura, del 1755; S. Caterina, del 1759), di Canetolo (S. Luigi, del 1765). Tutte opere che ci presentano un artista insensibile a quell'influsso di cultura francese che nel ducato, nella seconda metà del secolo, affascinava colleghi più giovani.
A Piacenza, oltre ai dipinti già ricordati, rimangono un suo Convito di Epulone (1779) nella chiesa di S. Lazzaro e quattro medaglie ad affresco (di soggetto mitologico) in altrettante sale del palazzo Maruffi; gli possono essere ragionevolmente riferiti cinque affreschi nelle sale al primo piano del palazzo Rota (ora della Cassa di Risparmio) e altri nei palazzi Fogliani e Scotti da Vigoleno (ora prefettura), due medaglie ad affresco nel palazzo dell'amministrazione dell'Opera pia Alberoni, altre sullo scalone e nelle sale del palazzo dei conti Manfredi; un'altra ancora in una sala del palazzo Petrucci. Veramente deliziosi gli affreschi nella villa già dei marchesi Volpolandi a Vigolzone di Piacenza. Dispersa invece la Moltiplicazione dei pani e dei pesci dipinta per S. Andrea, ricordata nelle guide come il suo dipinto più importante.
Lavorò anche per Reggio, Asti, Mantova, Milano. Suoi disegni (ricchi di quella freschezza di segno che manca spesso nel dipinti e nelle incisioni) sono a Parma nella Bibl. Palatina e nella collezione Lombardi e a Piacenza nella Bibl. Comunale.La sua attività di incisore iniziò presto: del 1749 sono alcune immagini sacre di sua invenzione. L'anno seguente iniziò a riprodurre gli affreschi di Ludovico Carracci e del Guercino nel duomo di Piacenza; ma questa impresa (25 stampe) venne per la maggior parte portata a termine tra il 1801 e il 1808. In cinque stampe riprodusse la favola di Diana e Atteone del Parmigianino. Incise anche vecchissimo: a 95 anni pubblicò (1815) un Compendio delle vite de' Santi e Beati parmigiani..., accompagnato da 16 incisioni. Suo allievo fu il ritrattista piacentino Francesco Floriani (1775-1836).
Morì a Parma il 31 ott. 1817
Fonti e Bibl.: Necrologio, in Gazzetta di Parma, 25nov. 1817, p. 378(L. Bramieri); G. Fiori, Morì quasi centenario il pittore A. B., in Libertà (Piacenza), 15 genn. 1969(riporta gli atti di nascita e di morte); Piacenza, Biblioteca Comunale, ms. Pallastrelli 124 (sec. XIX): G. F. Bugoni, Memorie storiche, f. 133;Parma, Museo di Antichità, E. Scarabelli-Unti, Chiese e conventi, ms., II, p. 214. Ibid., Id., Documenti e memorie di belle arti parmigiane, ms. 107, ad vocem;Piacenza, Biblioteca Comunale, Schede Rapetti, ms. (1930-1960);C. Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, pp. 85, 127;C. Ruta, Guida... delle più eccellenti pitture che sono nella città di Parma, Milano 1780, pp. 33, 36, 64, 70 s.; I. Affò, Il Parmigiano servitor di piazza, Parma 1796, p. 134;Avviso, in Gazzetta di Parma, LXV (1815), p. 278;P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, s, Parma 1820, p. 39; P. Donati, Nuova descrizione della città di Parma, Parma 1824, pp. 22 s., 25, 50 s., 61, 72, 76, 82, 93, 101, 146 s., 169 s.; A. D. Rossi, Ristretto distoria patria ad uso de'Piacentini, Piacenza 1833, V, p. 457; [M. Gualandi], Memorie originali ital. ..., I, Bologna 1840, p. 29 n. 10; L. Scarabelli, Guida ai monumenti... di Piacenza, Lodi 1841, pp. 157-187(passim);G. Buttafuoco, Nuovissima guida... di Piacenza, Piacenza 1842, pp. 57 s., 79, 82, 242;P. Martini, La Scuola Parmense delle Belle Arti..., Parma 1862, p. 7; Id.,Guida di Parma, Parma 1871, pp. 101, 126, 161; Id., L'incis. in Parma, Parma 1871, pp. 6, 19; L. Ambiveri, Gli artisti piacent., Piacenza 1879, pp. 157-160;P. Bozzini, Elenco di artisti piacentini, in Strenna piacentina, Piacenza 1880, pp. 123-125; S. Fermi, Opere minori di incisori piacentini del sec. XVIII, in Boll. stor. piac., VII (1912) pp. 167 s.; G.Copertini, La chiesa di S. Uldarico, in Aurea Pal, X (1926), p. 239;Id.,Tesori d'arte ignorati,ibid., XII (1928), p. 15; V. Pancotti, La Galleria del collegio Alberoni, Piacenza 1932, p. 44; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, III; Provincia di Parma, Roma 1934, pp. 69-71, 100, 108, 147, 215 s., 219, 250;G.Allegri Tassoni, Mostra dell'Accademia parmense, Parma 1952, p. 38;G. Borghini, L'incisione e la litografia a Piacenza, Piacenza 1963, pp. 22-26; G. Allegri Tassoni, Le opere d'arte della Congregaz. soppresse..., in Aurea Parma, LIV (1970), p. 170; G.Bertini, I quadri della real chiesa di S. Liborio a Colorno,ibid., pp. 187, 189; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 585 s.