BRAGADIN, Antonio
Figlio di Marco, dei Bragadin di Barbaria delle Tole, e di Adriana Bembo, nacque il 16 marzo 1519. Era fratello di Marcantonio, l'eroe della resistenza veneziana a Cipro contro i Turchi. Seguì le tradizioni marinare della sua famiglia, divenendo "sopracomito di galea" nel 1545 e in seguito, nel 1554, comandante dei convogli sulla rotta di Alessandria. Nel periodo dal 1558 al 1566 fu per tre volte governatore di galea in coincidenza con il verificarsi di altrettante crisi nei rapporti veneto-turchi. Partecipò attivamente anche alla lotta contro i corsari che in quegli stessi anni, e particolarmente nel 1562, avevano intensificato le loro scorrerie. Non è del tutto sicura la notizia della podesteria che il B. avrebbe esercitato a Brescia nel 1568-69 per diciotto mesi (nello stesso periodo era sicuramente capitano a Brescia Antonio Bragadin di Andrea; a causa di questa omonimia la podesteria del B. risulta dubbia, senza essere peraltro da escludere. Cfr. C. Pasero, Il dominio veneto fino all'incendio della loggia [1426-1575], in Storia di Brescia, II, Brescia 1961, pp. 346 n. 2, 381 n. 1). In questa città egli si sarebbe adoperato per ovviare ai problemi derivanti dalla carestia (mancavano soprattutto i cereali) e per stroncare il contrabbando del grano.
Ripreso il servizio in marina, partecipò nel 1571 alla battaglia di Lepanto al comando di una galea: fu tra i primi ad attaccare, contribuendo in tale modo alla vittoria. Anche dopo la battaglia ebbe più volte occasione di scontrarsi con i Turchi, soprattutto in azioni isolate. Rientrato a Venezia, fu, per i suoi meriti bellici, eletto senatore.
Nel 1574 il B. fu provveditore al Sale e successivamente divenne governatore alle Entrate e consigliere ducale per il sestiere di S. Polo.
Il nome del B. è legato anche alla costruzione di una fra le più belle chiese di Venezia: il tempio del Redentore nell'isola della Giudecca, opera di Andrea Palladio. Infatti nel 1576, essendosi fatto in Venezia pubblico e solenne voto di costruire una chiesa per impetrare la liberazione dalla peste che infuriava in città da più di un anno, il B. fu eletto, insieme con Agostino Barbarigo, provveditore per l'edificazione del tempio. Egli, unitamente al collega, si occupò della scelta del terreno, di tutte le operazioni connesse all'acquisizione delle aree e infine della scelta del progetto, della sorveglianza sull'andamento dei lavori e della parte amministrativa. Fu un impegno notevole che egli però non poté portare a termine; morì infatti senza poter vedere compiuta l'opera, alla quale aveva dedicato gli ultimi anni della sua esistenza. La prima pietra del tempio era stata posta il 3 maggio 1577; l'intera opera fu compiuta nel 1592.
Fra le altre cariche ricoperte dal B. ricordiamo quella di membro del Consiglio dei dieci nel 1577 e quella di consigliere ducale per il sestiere di S. Marco nel 1587.
Morì il 10 ott. 1589 e fu sepolto nella chiesa di S. Gregorio.
Fra gli episodi degni di memoria nella vita del B. va ricordato il recupero dei resti del fratello Marcantonio. L'operazione fu condotta a termine per il tramite di un emissario, il quale riuscì a sottrarre nel 1580 dall'arsenale di Costantinopoli i miseri resti che, collocati dapprima nella chiesa di S. Gregorio, furono poi definitivamente posti in un'urna con iscrizione nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo in Venezia.
Fonti eBibl.: Venezia, Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, p. 97; Archivio di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 142; Ibid., Archivio notarile, Testamenti (AttiPadavin), 1224-26, 1225-1-27 (1º marzo 1589); Ibid., Lettere di provveditori da terra e da mar al Senato, b. 823 (19 ottobre del 1568); Ibid., Relazioni ambasciatori,rettori e altre cariche al Senato, b. 37 (1569); Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. Ital., cl. VII, 15 (= 8304): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, c.194v; P. Paruta, Historia della guerra di Cipro, II, Venezia 1718, p. 232; A. Morosini, Historia Veneta, VIII, Venezia 1719, p. 193; XI, pp. 477, 486, 547 e 568; XII, p. 634; F. Cornelius (Corner), Ecclesiae Venetae..., dec. XIII, parte II, Venetiis 1749, p. 39; P. Molmenti, Sebastiano Veniero e la battaglia di Lepanto, Firenze 1899, p. 96; Davide M. da Portogruaro, Il tempio del Redentore, in Rivista di Venezia, IX (1930), 4-5, pp. 141-224 (passim).