BOSSI, Antonio
Appartenente a un'antica famiglia milanese, nacque da Pietro (detto anche Beriolo, Briolo o Boliolo) nella seconda metà del sec. XIV. Fu procuratore e amico di Facino Cane, e, quando questi venne a morte il 16 maggio 1412, pare sia stato lo stesso B. ad appoggiare il matrimonio fra Filippo Maria Visconti e la vedova dello stesso Facino, Beatrice. Filippo Maria, divenuto duca di Milano il 12 giugno 1412, deve averlo accolto subito nella cerchia dei suoi consiglieri: con tale qualifica appare infatti come testimone in atti notarili fin dallo stesso 1412. Viene ricordato anche come questore ducale, ma non è possibile stabilire con esattezza in quali anni abbia esercitato tale carica.
Per la sua abilità diplomatico-militare fu impiegato varie volte dal duca come suo procuratore: il 1º giugno 1415 fu incaricato, insieme con Gaspare Visconti, di concludere un compromesso coi rappresentanti del marchese di Monferrato; il 15 apr. 1419 gli fu affidato il compito di preparare, insieme con Giovanni Corvini, un accordo fra Milano e il Monferrato da una parte e Genova dall'altra, e quando nel luglio del 1420 vennero a Milano gli oratori di Asti, il duca li indirizzò al B. affinché se ne occupasse direttamente. Nel 1424 infine fu incaricato di far trasportare bombarde da Milano a Pavia e doveva avere piena libertà di decisione in questa operazione, se il 16 luglio il duca scriveva al capitano e al referendario di Pavia di attenersi completamente alle disposizioni che il B. avrebbe inviato loro. Godeva della fiducia particolare del duca, come risulta dalla circostanza che era affidata a lui una delle tre chiavi dei cassoni in cui si riponevano i denari della Camera ducale a Pavia.
Nominato governatore di Valenza, probabilmente verso la fine della vita, vi morì prima del 6 giugno 1425. In tale data infatti il Visconti, compiacendosi della gestione del loro padre, autorizzava i figli del B. a far assegnare il possesso di quella terra ad altri.
A Milano il B. risiedette prima a porta Orientale, nella parrocchia di S. Vito in Pasquirolo (1410) e poi a porta Cumana, nella parrocchia di S. Tommaso in "cruce Sichariorum", nella casa che nel 1455 Francesco Sforza comprò dagli eredi del B. per poi regalarla a Cosimo de' Medici. Lasciò tre figli, Ambrogio, Luigi e Teodoro, che si distinsero tutti e tre al tempo della Repubblica ambrosiana.
Fonti eBibl.: Doc. dipl. tratti dagli archivi milanesi, a cura di L. Osio, II, Milano 1869, pp. 38, 40, 49, 55, 93, 104, 123; I registri viscontei, a cura di C. Manaresi, Milano 1915, p. 29; Atti cancellereschi viscontei, a cura di G. Vittani, Milano 1920, I, pp. 103, 106 s., 174; II, pp. 121, 138; G. Giulini, Mem. spettanti alla storia,governo e descrizione della città e della campagna di Milano, Milano 1760, XII, p. 346; C. De Rosmini, Dell'Istoria di Milano, II, Milano 1820, p. 248; C. Magenta, I Visconti e gli Sforza nel Castello di Pavia, Milano 1883, II, p. 128; C. Casati, Doc. sul palazzo chiamato "Banco Mediceo", in Arch. stor. lomb., XII (1885), p. 583; G. Romano, Contributi alla storia della ricostruzione del ducato milanese sotto Filippo Maria Visconti, ibid., XXIII (1896), p. 269; XXIV (1897), pp. 72, 115, 118, 125, 126, 135; E. Galli, Facino Cane e le guerre guelfo-ghibelline nell'Italia sett. (1360-1400), ibid., XIV (1897), pp. 38, 254, 260; Petri Candidi Decembrii Opuscola Historica, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XX, 1, a cura di A. Butti, F. Fossati, G. Petraglione, pp. 20 n. 1, 375 n. 1; G. Franceschini, Il palazzo dei duchi di Urbino a Milano, in Arch. stor. lomb., LXXVII 1950), p. 190; F. Cognasso, Il ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 155, 498; C. Santoro, Gli offici di Milano (1416-1515), Milano 1968, p. 239.