BONUZZI, Antonio
Nacque a Verona il 18 dic. 1833 da Pietro e Anna Begali. Sacerdote, studiò, quasi senza l'aiuto di maestri, pianoforte, organo e composizione.
Negli anni precedenti la fondazione dell'Associazione italiana di S. Cecilia (1877), che si batteva per la restaurazione e la diffusione della musica sacra, il B. si era dedicato a questi stessi ideali, ma soprattutto allo studio dell'organo e alla riforma dell'arte organaria in funzione liturgica, compiendo a tale scopo viaggi scientifici attraverso la Germania, la Francia e l'Inghilterra.
Insieme con l'avvocato P. C. Remondini di Genova, il B. fu quindi un vero pioniere del rinnovamento dell'organo, assecondato nei suoi propositi in Verona e nella provincia veronese (a Cerna, a Castelnuovo, a Soave, a San Giorgio, ecc.) e sostenuto dal propugnatore e animatore della riforma della musica sacra, don A. M. Amelli di Milano.
Nel 1880 si tenne a Milano il primo congresso nazionale di musica sacra e nello stesso anno l'Istituto musicale di Firenze bandiva un concorso per un lavoro sul tema (proposto da L. F. Casamorata) L'arte organaria in Italia dalla fine del medio evo fino ai dì nostri. IlB. vi partecipò con il suo Saggio di una storia dell'arte organaria in Italia nei tempi moderni, che venne premiato e nel 1881 ottenne onorifica distinzione anche all'Esposizione musicale di Milano, dove nel 1889 fu stampato presso il giornale Musica sacra. L'opera, sebbene modesta, ebbe il merito di rappresentare la prima monografia italiana dell'organo e d'indicare, secondo il Moretti, "l'esatto punto di partenza per il rinnovamento", anche se doveva "ancor passare mezzo secolo, prima che l'orientamento da lui proposto fosse convenientemente valorizzato". Agli studiosi moderni essa, invece, appare "viziata nella prospettiva storica da una presa di posizione polemica nei confronti dell'organaria italiana tradizionale" (Tagliavini); tuttavia resta indiscutibile il contributo del B. in quegli anni a tenere alto in Italia il prestigio dell'arte organaria con i suoi studi e la sua propaganda. Nel frattempo si era dedicato anche alla rinascita del canto liturgico (di cui fu tenuto il congresso europeo nel 1882 ad Arezzo), seguendo gli intenti dell'Amelli e della scuola benedettina di Solesmes per il restauro dell'antica tradizione del canto gregoriano. Su questo argomento il B. scrisse diversi articoli sui giornali veronesi, specialmente su Verona fedele, e in pratica insegnò il canto gregoriano a Verona, a Castelnuovo, ai seminari di Mantova, di Brescia e di Cremona. Partecipò nel novembre 1885 e nel settembre 1889 alle adunanze di musica sacra a Soave, dove venne eletto un comitato, precursore della futura commissione pontificia (1903). Nel settembre 1891, al congresso cattolico di Vicenza, il comitato deliberò di affidare al B. la redazione di un metodo di canto gregoriano che fosse alla portata di tutti, con regole ed esempi semplicissimi, quest'ultimi spiegati, per quanto possibile, con analogie della musica figurata. Per scrivere questo lavoro il B. si recò a Solesmes, dove nel 1894 fu pubblicato il suo Metodo teorico-pratico di canto gregoriano, che aveva completamente risposto alle richieste del comitato e ancor oggi di pratica utilità. Studioso e ammiratore del Palestrina, il B. fu inoltre assertore dell'impiego delle voci bianche nell'esecuzione di musiche sacre antiche e moderne ("Senza ragazzi, né Palestrina, né Gounod", scriveva il 22 giugno 1891 sul Verona fedele)e si adoperò perché alla riforma della musica sacra andasse unita la corretta "educazione di un buon coro di ragazzi" (ibid.), scagliandosi contro quei maestri disumani e ignoranti che facevano cantare di petto le note acute ai ragazzi, cioè oltre il sol della seconda riga della chiave di violino. Instancabile nella sua attività d'insegnante e di oratore di canto gregoriano (a Verona, a Venezia e a Thiene come presidente della Società regionale veneta), il B. si spense a Verona il 25 maggio 1894. Per i suoi meriti e per la donazione da lui fatta alla Civica biblioteca di Verona di tutti i suoi lavori (si ricordano, fra i tanti, La notazione musicale di Guido d'Arezzo, Verona 1885 e, rimasti manoscritti, una Monografia intorno agli organi e un Saggio critico sul canto dei Greci), ebbe funerali d'onore da parte del Comune.
Bibl.: C. Baciga, Don A. B., in Musica sacra, XVIII (1894), 7, pp. 73-76; L. Ceschi, In memoriam di don A.B., Verona 1894; C. Moretti, L'organo italiano..., Cuneo 1955, p. 38; L. F. Tagliavini, In memoria di R. Lunelli, in L'Organo, V (1967), 2, p. 132; C. Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, I, p. 221; A. Gajoni-Berti, Diz. dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966), Verona 1966, p. 20; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 294.