BOLOGNINI AMORINI, Antonio
Nacque in Bologna il 7 febbr. 1767 dal marchese Giovanni Andrea Bolognini Amorini e da Anna Maria Ariosti, figlia del senatore Alberto Corradino. Nei primi anni di età rimase orfano di entrambi i genitori e si prese cura di lui lo zio paterno Girolamo, che nel 1779 lo collocò nel collegio dei nobili di S. Saverio, diretto dai barnabiti. Dopo una pubblica disputa De iure naturae et gentium, il B. lasciò il collegio nel 1786, visitò la Lombardia e il Veneto, e successivamente le altre regioni dell'Italia, interessandosi specialmente alle opere d'arte e fissando le sue impressioni, alla maniera del tempo, per iscritto e con disegni. Tornato a Bologna, prese in moglie il 27 nov. 1792 la ventenne Marianna Ranuzzi, figlia del conte Girolamo.
Amico di Leopoldo Cicognara, si dilettò di compilare un corso di lezioni di architettura "distese per dimanda e risposta" con propri disegni; compose poesie di occasione, fece traduzioni dal latino in italiano e coprì più volte cariche nell'amministrazione di Bologna. L'invasione francese, con i diversi cambiamenti urbanistici, distruzione e profanazione di chiese e di cappelle, lo stimolò a un'opera sistematica di conservazione, di salvataggio o almeno di descrizione delle opere destinate alla distruzione. Così uno dei suoi primi lavori a stampa fu la Descrizione de' quadrirestituiti a Bologna,i quali da' Francesi che occuparono l'Italia nelMDCCXCVI erano trasportati in Francia, Bologna 1816, dedicato al suo parente conte Luigi Salina, che aveva avuto una parte importante nel ricupero di detti quadri. Ripristinata l'Accademia di Belle Arti, il B., che già nel 1805 era stato nominato socio onorario dell'Accademia Nazionale di Bologna, fu acclamato accademico, poi eletto a far parte della deputazione alla riforma degli statuti (1822); in seguito divenne facente funzione di presidente (1824) e finalmente fu nominato propresidente (1831). All'Accademia pronunciò varie prolusioni (per esempio Sopra alcuni nei e difetti ne'quali hanno amato incappare molticoltivatori di arti belle per amoredi novità, 1816; Sulla scelta de'soggetti pei concorsi accademici di Belle Arti, 1836; Sul sublimenelle belle arti, 1839). Ma la sua più importante attività comincia con le Memorie della vita del pittore Dionisio Calvart (Bologna 1832).
Il Calvaert, fiammingo di Anversa, nella seconda metà del Cinquecento era stato aiutato e favorito dalla famiglia dei Bolognini, per i quali aveva fatto molti dipinti, fra l'altro gli affreschi nella loro villa del Farneto, uno dei quali (Giove eSemele) il B. aveva fatto trasportare da una stanza, dove era in pericolo, in un'altra attigua.
Compose negli anni seguenti Vite di altri artisti bolognesi (il Dentone, Mitelli, Panfili, Albani, Primaticcio, Reni, Domenichino, Guercino, i Carracci), raccolte ed arricchite poi nella opera principale Vite dei pittori ed artefici bolognesi (cinque parti in due voll., Bologna 1841-43).
Osserva giustamente lo Schlosser che con quest'opera, che contiene pregevoli notizie, finisce, "solo poco prima del Risorgimento", quel tipo di letteratura artistica che si ricollega alla grande tradizione del Vasari e che a Bologna era stata specialmente ricca (O. Montalbani, C. Malvasia, L. Crespi ed altri). Il B. stesso considerava la sua opera come una continuazione e correzione della Felsina Pittrice del Malvasia, la cui secentesca prolissità non corrispondeva più al misurato ed accademico gusto della prima metà dell'Ottocento. Progettò una seconda edizione, come prova l'esemplare dell'autore, con fogli bianchi alternati, sui quali aveva scritto le sue correzioni ed aggiunte. Questo esemplare delle Vite, che si trova nella biblioteca dell'Istituto germanico di storia dell'arte a Firenze, contiene anche il ritratto del B. da un dipinto di Barbara Salina.
Il B. morì a Bologna il 18 giugno 1845.
Le opere stampate e quelle inedite sono elencate nella voce "Amorini Bolognini (marchese Antonio)", scritta da Virgilio Davila, in E. De Tipaldo; lettere del B. sono conservate nella biblioteca dell'università di Pisa, cod. 727-733, Autogrofi Ferrucci, vol. I.
Dei suoi figli Ludovico (Bologna 21 ott. 1801-Milano 6 sett. 1855) prese parte ad attività culturali e benefiche in Bologna, ma soprattutto si dedicò agli studi e alla letteratura, e particolarmente al teatro. Con lo pseudonimo di A. Ovocoldi pubblicò (Milano 1835) solo una delle numerose commedie che scrisse: Il Forestiero (L. Frati, Cenni biografici del marchese L. Amorini Bolognini, Bologna 1855).
Fonti E Bibl.: E.-De Tipaldo, Biogr. degli ital. illustri, X, Venezia 1845, pp. 346-359; G. Guidicini, Cose notabili dellacittà di Bologna, I, Bologna 1868, p. 392 e passim; Prose e poesie inmorte del Marchese A. B. A., Bologna 1845; S. Muzzi, Necrologio. Il March. A. B. A., in Gazzetta privilegiata, 2 luglio 1845; G. Malvasia, Elogio del marchese..., Bologna 1846; J. Schlosser-Magnino, La letteratura artistica, Firenze 1964, pp. 531, 580.