BOGGIANO-PICO, Antonio
Nacque a Savona il 31 agosto 1873 da Nicolò, possidente, e da Virginia Corsi, di antica famiglia piemontese. Giovanissimo, si distinse nella sua città nella propaganda in favore del movimento cattolico: fu fondatore e presidente del Circolo "Pio VII" e partecipò alla direzione del periodico Il Letimbro.
Compì gli studi universitari a Roma, laureandosi in giurisprudenza nel 1895 con una tesi su Alcuni precedenti storicietaluni correttivi dell'odierna crisi sociale (pubblicata poi in Rivista internazionale di scienze sociali) nella linea del pensiero sociale cattolico. Partecipò in quegli anni alle attività del gruppo di giovani universitari che frequentavano l'oratorio di S. Maria della Scaletta e che, guidati da Romolo Murri, proprio nel 1895 davano alla luce la rivista Vita Nova.
Il B. vi collaborò attivamente: la sua firma compare nell'appello che nel novembre di quell'anno fu rivolto agli studenti cattolici per la costituzione della Federazione universitaria, e la redazione si giovò spesso della sua competenza in campo economico-giuridico (al congresso dei giovani cattolici liguri, tenutosi a Genova nel dicembre del '95, il B. veniva eletto presidente della sezione di economia cristiana e parlava sui sindacati operai).
Allo scopo di perfezionarsi negli studi di economia, si recò nel 1896 a Pisa, ove insegnava il Toniolo. Questi lo ebbe tra i più affezionati discepoli, chiamandolo a collaborare alla Rivista internazionale di scienze sociali e facendolo eleggere più tardi segretario della sezione italiana della Association internationale pour la protection légale des travailleurs.
Pur sostenendo la necessità di un deciso sforzo da parte dei cattolici per affrontare concretamente la questione sociale, evitò di impegnarsi nel dibattito "politico" che ferveva allora tra cattolici progressisti e cattolici conservatori (qualche suo scritto su Cultura sociale ha solo valore di resoconto). Si dedicò con assiduità alla difesa legale del clero e delle istituzioni religiose, specialmente attraverso la rivista Il Contenzioso ecclesiastico, da lui fondata nel 1899, e alla pubblicazione di vari studi (tra cui Le leggi agrarie e la questione sociale nell'antica Roma, Roma 1901; L'organizzazione professionale e la rappresentanza di classe, Torino 1901; L'azione dello Stato nel conflitto fra interessi collettivi e interessi individuali, Torino 1904; Funzione delle banche, Torino 1906). Partendo dalle idee di solidarismo sociale del maestro, egli mostrava di aderire più realisticamente alle esigenze moderne, riconoscendo inattuale la coesistenza nella corporazione di produttori e operai; assegnava tuttavia agli ordinamenti professionali compiti fondamentali, non solo economici ed educativi, ma anche istituzionali, auspicando perciò una riforma della Camera nel senso della rappresentanza degli interessi, alla sua fine di ovviare al clientelismo.
Nel 1905 il B. iniziava la sua attività amministrativa, venendo eletto al consiglio provinciale di Genova (vi sarebbe rimasto ininterrottamente fino al 1921); nel 1907 era eletto anche al consiglio comunale del capoluogo ligure, e per i tre anni successivi ricopriva l'assessorato della pubblica istruzione, sostenendo i tradizionali punti del programma cattolico in fatto di istruzione religiosa e libertà d'insegnamento. In occasione di due elezioni suppletive (a Genova nel 1910, e a Perugia nel 1914) si presentò candidato al Parlamento con un programma di "difesa religiosa" e "rinnovamento sociale del popolo" (in una cornice tuttavia nettamente costituzionale), ma fu battuto per la violenta opposizione da parte del blocco popolare e l'atteggiamento ostile delle autorità.
Considerato dai cattolici uno dei più preparati esponenti del loro gruppo intellettuale, fu chiamato a presiedere o a far da relatore alle prime "settimane sociali" (Palermo, 1908; Assisi, 1911; Venezia, 1912). Per un breve periodo (1910) successe al Toniolo quale presidente dell'Unione popolare e nel 1915 fu dal papa chiamato a far parte della Giunta direttiva dell'Azione cattolica.
Nel novembre e dicembre del 1918 fu a Roma tra i partecipanti alle sedute che precedettero la fondazione del Partito popolare italiano, nella lista del quale fu eletto dai cattolici liguri nel 1919 (e poi nel 1921 e nel 1924).
Amico personale di Sturzo e De Gasperi, alieno da manovre e polemiche prese di posizione all'interno e all'esterno del partito, appoggiò politicamente l'azione della segreteria e si dedicò al delicato compito di elaborazione legislativa delle proposte del suo partito (specialmente a proposito di piccola proprietà rurale, organizzazioni operaie e nominatività di titoli). Membro (e poi vicepresidente) delle commissioni dei Lavori pubblici e della Marina mercantile, sostenne provvedimenti in favore dei porti liguri e delle costruzioni navali.
Nel 1923 fu inviato dal governo a Ginevra, quale delegato italiano alla Società delle Nazioni, e si segnalò per l'opera svolta nel comporre l'incidente sorto con la Grecia, in seguito al massacro della missione Tellini e all'occupazione per rappresaglia di Corfù.
Nel giugno del 1924 Mussolini, che cercava adesioni al suo governo nel momento critico successivo al delitto Matteotti, gli offrì il portafoglio della Marina mercantile, ma ne ricevette un rifiuto. Il B. aderì poi all'Aventino e fu dichiarato decaduto nel 1926.
Si dedicò allora alla libera professione quale civilista e canonista (esperto in materia matrimoniale, apparteneva al Collegio degli avvocati rotali: frutto di quegli anni fu lo studio Il matrimonionel diritto canonicocon riferimento alla legislazione concordataria, Torino 1936). Riprese inoltre l'insegnamento universitario.
Nel 1902 aveva conseguito la libera docenza in economia politica presso l'Ateneo pisano e fino alla guerra aveva insegnato per incarico tale materia all'università di Genova. Dal 1921 al 1926 era stato professore di economia alla Cattolica di Milano. Dal 1931 al 1948 ebbe vari incarichi ancora a Genova (demografia dal 1931 al '35; statistica economica e demografia dal 1935 al '36; diritto canonico dal 1935 al '48) e presso l'Università lateranense (diritto pubblico comparato).
Dopo la Liberazione il B. riprese, nonostante l'età avanzata, l'attività politica; il suo prestigio, dovuto all'integrità personale e alla coerenza politica, era altissimo in Liguria, ed egli fu membro della Consulta e successivamente eletto nelle liste della Democrazia Cristiana al Consiglio comunale di Genova (1945), alla Costituente (1946) e al Senato ('48, '53, '58), per il collegio di Chiavari.
Partecipò attivamente alla vita parlamentare (si vedano in particolare i suoi interventi sulle leggi per la Liguria e in favore della legge Merlin). Quale presidente della commissione Esteri del Senato, rappresentò l'Italia al Consiglio d'Europa (di cui fu per molti anni vicepresidente), alla C.E.C.A., alla inaugurazione del Parlamento somalo, nel '60.
Il B. morì a Genova il 19 ottobre 1965.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. Boggiano-Pico; G. Toniolo, Lettere, Città del Vaticano 1953, II, p. 207; III, pp. 214, 229, 259; F. Vistalli, G.Toniolo, Roma 1954, pp. 520-22; B. Uva, Le idee corporative in Italia, in Storia e politica, IV (1965), pp. 618-623; R. Lucifredi, A. B. P. Commemorazione. Discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nella seduta del 20 ottobre 1965, s. luogo, né data; Senato della Repubblica, Commemorazione del senatore A. B., Roma 1965; G. Rossi, Francesco Luigi Ferrari, Roma 1965, ad Indicem; G. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica, Milano 1968, ad Indicem.