BIDERNUCCIO (de Bidernuciis), Antonio
Figlio di Giovanni, il suo nome compare per la prima volta nel 1491 come camerario del comune di Venzone (Udine) e dal 1500 ricorre spesso negli atti notarili venzonesi, nell'anno 1508 col titolo di capitano.
Tale carica corrispondeva a quella di governatore ed era tradizionalmente collegata - fin dai tempi del dominio temporale dei patriarchi di Aquileia - con l'obbligo di difendere l'importante località della Chiusa di Venzone, dove allo sbocco della strada più agevole che, attraverso le Alpi Giulie, metteva in comunicazione i paesi tedeschi col Friuli e con la pianura veneta, era situata una piccola fortificazione. La Chiusa era la vera porta settentrionale dello Stato veneziano e per questo punto chiave non solo passavano merci ma filtravano notizie sugli avvenimenti dei territori d'Oltralpe e dell'Europa orientale, alle quali Venezia prestava sempre la più vigile attenzione. Il B. interroga e ferma mercanti, viandanti e mercenari e invia con diligenza al luogotenente veneto di Udine lettere dense di informazioni, spesso accompagnate da rilievi personali che lasciano trasparire le inquietudini della Dominante al principio del sec. XVI.
Il largo posto che i diari del Sanudo fanno alle sue lettere testimonia l'importanza che Venezia attribuiva al capitano di Venzone anche come informatore politico, oltre che come uomo d'armi di S. Marco. Dal diarista è presentato talvolta scettico ("se volessimo scriver le zanze che se deseno si haveria di far assai, ma el bisogna considerar ben le cosse"), quando si tratta dell'eco di avvenimenti lontani come la rivolta dei contadini del Salisburghese e i processi per luteranesimo colà intentati dal vescovo, talaltra meno sereno, se le alterne vicende del conflitto fra il voivoda Giovanni ed il principe Ferdinando danneggiano il commercio con l'Ungheria; e mentre appare "vigilante alle cosse germaniche", ben più preoccupato si rivela delle posizioni dei Turchi che avanzano su Vienna, e raccoglie tutto ciò che di meno rassicurante circola in proposito.
Nei difficili giorni che seguirono la battaglia di Agnadello, mentre le truppe imperiali al comando del Brunswick minacciavano di dilagare per la valle del Fella, il B. corre da Venzone in aiuto del castellano veneto, Iacopo Sagredo, assediato alla Chiusa. Aveva con sé solo quaranta fucilieri, ma seppe agire in modo da contribuire validamente al capovolgimento delle sorti dello scontro, che si risolse in una rovinosa ritirata per gli Imperiali e rese così possibile il riorganizzarsi della resistenza veneziana in Friuli. Per questa impresa ebbe in premio dal Senato una provvisione mensile sulla "muda" della Chiusa, che più tardi fu elevata da due a cinque ducati. Nel 1515 operava ancora nella zona fra Osoppo e la Chiusa con Girolamo Savorgnan, al comando degli stradioti. Morì nel settembre 1532, freddato da colpi di arma da fuoco sparatigli a bruciapelo dal prete venzonese Girolamo Pozzo istigato dal nipote del B.; fra costoro, infatti, correva una vecchia inimicizia presumibilmente politica, essendo il religioso di parte avversa a quella dei "marcheschi", della quale il capitano era stato sempre attivo esponente. La sua morte provocò a Venzone tumulti fra Imperiali e marcheschi, che Venezia fu costretta a sedare con la forza. Il Senato, accogliendo una supplica della vedova, concesse, grazie ai meriti del B., le provvisioni delle mude della Chiusa e di Venzone al figlio primogenito Daniele, per il sostentamento della famiglia.
Il valore del B. e l'episodio del suo intervento in aiuto del Sagredo divennero leggendari. L'esaltò una canzone popolare, ricca di riferimenti classici, nella quale le Termopili e la fama di Leonida appaiono offuscate dall'impresa quasi incredibile del B. e dell'esigua schiera di Venzonesi; ad essi s. Marco, sceso dal cielo, affida la sua Repubblica avvilita dalla perdita di Crema, di Bergamo e di Brescia, incitando i Veneziani a prendere esempio ed incoraggiamento dai Friulani. Pubblicata poco dopo la metà del secolo scorso nell'Archivio storico italiano dall'udinese V. Joppi, che dichiarò di averla tratta da una stampa trovata nel Libro dei meriti di Venzone con la Serenissima Repubblica di Venezia dell'Archivio comunale di Venzone, ora perduto, la Canzone in onore dei Venzonesi ebbe molta fortuna. La sua citazione fu quasi d'obbligo nell'ambiente risorgimentale friulano, ansioso di ricercare fra le patrie fonti episodi di valore contro i Tedeschi e offrì lo spunto a frequenti rievocazioni fino ai discorsi dannunziani. L'autore è ignoto: il suo editore ritiene di poterla assegnare per ragioni stilistiche ad epoca coeva ai fatti narrativi; altri invece (Di Prampero) ne fanno autore il B. stesso, ma con la taccia di miles gloriosus che, se si accetta la tesi, non appare in contrasto con l'enfasi della canzone.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Udine,Archivio notarile,Notai di Venzone: Bartolomeo de Scribis, atti 1493-1503, c. 2r; Girolamo Locatelli, atti 1503-1514, cc. 18r-20v, 67r-v; Domenico Morlupino, atti 1500-1506, cc. 3v-6v, 71r, 155r-v, 35r; M. Sanudo,Diarii, XIII-LVIII, Venezia 1886-1903,ad Indices; V. Joppi, Canzone popolare istorica del sec. XVI, in Arch. stor. ital., n.s., IV (1857), 2, pp. 27-31; Id.,Not. della terra di Venzone in Friuli, Udine 1871, pp. 31 s.; G. B. Pittiani,Descriz. dellafortezza e del canale della Chiusa, 1577, Udine 1871, p. 9; P. Antonini,Del Friuli ed in particolare dei trattati da cui ebbe origine la dualità politica in questa regione, Venezia 1873, p. 182; V. Joppi,Canzone popolare contemp. sulle guerre dei Tedeschi in Friuli nel 1509, Udine 1884, pp. 8 s.; L. e G. Amaseo e G. A. Azio,Diari udinesi dall'anno 1508 al 1541, Venezia 1884-85, p. 145; V. Joppi,Canzone in lode dei Venzonesi, nozze Pecile-Kechier, Udine 1887, pp. 8, 11-15; V. Ostermann,Una pagina di storia, in Guida del Canal del Ferro o valle del Fella, Udine 1894, p. 163; V. Joppi, Lett. stor. dall'anno 1508 all'anno 1528 di G. Savorgnano..., Udine 1896, p. 127; P. S. Leicht,La difesa del Friuli nel 1509, in Mem. stor. forogiuliesi, V(1909), pp. 99, 113, 115; P. Paschini,Not. stor. della Carnia da Venzone a Monte Croce e Camporosso, Tolmezzo 1928, p. III; G. Di Prampero,Vita militare e politica dei signori di Gemona conti di Prampero, Udine 1933, pp. 235-38; P. S. Leicht,Breve storia del Friuli, Udine 1952, pp. 208 s.; P. Paschini,Storia del Friuli, Udine 1954, II, p. 363.