BIASSA, Antonio
Nacque alla Spezia, presumibilmente all'inizio del sec. XV, da Oderico o Roderico e da una non meglio identificata Benedetta. Seguendo le orme paterne il B. si legò, nella vita pubblica, ai Fregoso, signori di Sarzana e spesso dogi in Genova, la famiglia più importante della Riviera di Levante. Pare che negli anni 1442-1443, all'epoca della congiura genovese, che depose il doge Tommaso Fregoso e permise la successiva ascesa al dogato di Raffaele Adorno, occupasse Trebbiano, importante fortilizio della Riviera. Gli abitanti di Trebbiano riconobbero subito il nuovo eletto, e costui, che non conosceva le reali intenzioni del B., lo invitò a recarsi presso di lui a Genova, nel luglio 1443, con il pretesto di discutere la situazione di Trebbiano: l'Adorno desiderava guadagnare alla sua causa l'appoggio dei Biassa per rafforzare la sua posizione nella Riviera di Levante; ma probabilmente il B. e i suoi parenti rimasero fedeli ai Fregoso, al fianco dei quali si trovano all'inizio del 1447, quando costoro, con Giano, riacquistarono il dogato in Genova.
Nel febbraio di quell'anno il B. fu inviato come commissario alla Spezia insieme con Galeotto Fregoso; nell'ottobre suo fratello Raimondo veniva nominato castellano della rocca di quella città e nello stesso anno un Iacopo Biassa reggeva il castello di Sarzanello. Il prestigio di cui godeva il B. non solo alla Spezia, ma in tutto il vicariato di Levante, è attestato dalle numerose lettere che il doge Giano gli inviò nel 1447 chiedendo i suoi consigli in molte faccende, ad esempio sul modo di trattare con i marchesi Malaspina di Mulazzo o sul conferimento della podestaria di Arcola ad un tale Raimondo. L'anno seguente, per l'intervento del B., il Fregoso ridusse da 1000 a 300lire il debito che aveva nei suoi confronti la famiglia Visconti di Vernazza.
In tutte queste missive il B. viene chiamato dal doge Giano, come successivamente da tutti gli altri Fregoso, "affinis noster", il che lascia supporre che tra lui e questa famiglia intercorressero legami di parentela. Quanto ai legami che univano il B. a papa Niccolò V, non è azzardato pensare che la consuetudine tra i due uomini risalisse alla giovinezza, essendo il Parentucelli nativo di Sarzana.
Nel giugno 1449 il B. si trovava ancora alla Spezia dove il nuovo doge, Ludovico Fregoso, gli raccomandò di accogliere con tutti gli onori un ambasciatore dell'imperatore di Trebisonda che si recava a Sarzanello per concordare il matrimonio tra il figlio dell'imperatore e una fanciulla dei Fregoso. In quello stesso anno Niccolò V sollecitava il suo intervento presso i Fregoso in favore di un canonico in Corsica: l'intervento ottenne l'esito sperato dal papa nell'agosto del 1449. Prima dell'agosto 1451 il B. ottenne da Niccolò V il comando di alcune triremi pontificie: il 18 ag. 1451, infatti, il doge di Genova, Pietro Fregoso, scriveva ad "Antonio de Blassia patrono triremis sanctissimi domini nostri pape" pregandolo di fare pressioni sul pontefice affinché conferisse la badia di S. Fruttuoso alla Cervara a suo fratello.
All'inizio del 1452 il B. era di nuovo alla Spezia, dove il doge nel gennaio gli chiedeva informazioni per il conferimento di alcune cariche locali, e nel febbraio lo pregava di accogliere e di scortare con adeguato seguito il cardinale di Porto e gli altri ecclesiastici costretti da una tempesta a rifugiarsi nel porto della città. Nel giugno di quell'anno fu incaricato di organizzare la difesa di Portovenere, e nell'estate nominato comandante delle truppe spedite dal doge in Lombardia in aiuto del duca di Milano in lotta con Venezia. Nell'aprile dell'anno seguente ritornò alla Spezia con pieni poteri per organizzare la difesa della Riviera di Levante: la sua presenza in quelle località veniva ritenuta indispensabile dai Fregoso e, quando nell'ottobre il B. manifestò il proposito di recarsi a Roma (forse per ricevere qualche riconoscimento), il doge lo pregò di attendere l'arrivo di Giovanni Fregoso che l'avrebbe sostituito.
Negli anni 1454-55 il B. ebbe una parte di primo piano nelle intricate vicende politiche e familiari di Genova come paciere ed intermediario tra il doge Pietro II Fregoso e i ribelli al suo dominio, capeggiati dall'ex doge Ludovico Fregoso, signore di Sarzana.
All'inizio del 1454 il doge, per riavere la fortezza di Gavi in possesso dei ribelli, si obbligava a deporre nelle mani del B. 10.000 lire, che costui avrebbe dovuto poi versare a Spinetta Fregoso in cambio dell'importante avamposto contro il duca di Milano. Ma l'accordo per Gavi sfumò come pure quello per riavere le località delle Riviere che si erano schierate con i ribelli, nonostante che lo stesso pontefice Niccolò V, Giovanni Filippo Fieschi e il B. si fossero resi garanti per Ludovico. Qualora le trattative avessero avuto buon esito, il B. avrebbe ottenuto, in cambio dei suoi buoni uffici, il possesso di Arcola. Nonostante l'insuccesso delle trattative, egli continuava a sembrare al doge Pietro la persona più adatta per indurre Ludovico a sospendere le ostilità contro di lui: così il doge, mentre gli scriveva di resistere con le armi e di difendere le località del vicariato della Spezia dagli assalti dell'avversario, lo esortava pure a continuare a trattare con lui per giungere ad un accordo.
In quegli anni il B. acquistò sempre maggiore autorità nel vicariato della Spezia e il suo intervento si incontra in svariate circostanze. Dopo essere stato eletto, nel giugno 1454, capitano di una galea armata contro i Catalani, nel 1455 ebbe l'incarico di provvedere all'imbarco delle truppe genovesi inviate in Corsica dal Banco di S. Giorgio; sempre in quell'anno venne invitato dal doge a trovare un accordo con la comunità di Vezzano, ad inviare sovente corrieri a Genova ed ad accogliere tutte le persone di un certo prestigio. Nel 1456 e nell'anno seguente continuò ad occuparsi dell'armamento di alcune galee contro i Catalani, delle difese costiere e della ricostruzione di una parte delle mura di Portovenere.
Anche nel breve periodo in cui Genova passò sotto il dominio del re di Francia il B. continuò a soggiornare alla Spezia, adattandosi alla nuova situazione politica, come dimostrano le numerose lettere scritte, nel 1458, dal governatore francese di Genova al "nobili fideli regio Antonio de Blasia". Nel 1460 poi fu creato da Pio II ammiraglio delle galee pontificie. Quando Genova si liberò dal dominio francese, ottenne subito, nel maggio 1461, dal doge Prospero Adorno un ampio salvacondotto per entrare in Genova, ancora in preda alla lotta e alle discordie. Ritornato il dogato in mano ai Fregoso, nel novembre di quell'anno gli venne affidata la custodia dell'importante rocca di Portovenere contro gli assalti dei Milanesi; due anni dopo venne nominato, insieme con Galeotto Fregoso, comandante delle truppe inviate in Lunigiana contro il marchese Giacomo Malaspina.
Dopo il 1463 il B. compare ancora nel 1467 in una causa che alcuni abitanti di Arcola avevano intentato a lui e al figlio Alderico. Dalla moglie, Astigiana de' Franchi, egli aveva avuto infatti tre figlie e tre figli: Alderico o Oderico, Baldassarre e Gaspare, figure assai importanti nella storia genovese della fine del Quattrocento, che già ricoprivano cariche nel 1476, anno in cui si crede che il B. sia morto.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova,Arch. Segreto,Litterarum Comunis Ianue, registri nn. 14/1790 (1447-48)-23/1799 (1461-84); A. Falconi,Guida del golfo di Spezia, Torino 1877, pp. 49 s.; U. Mazzini,Notizie intorno ai Biassa..., in Giorn. stor. e letter. della Liguria, II (1901), pp. 438-443; F. Poggi,Lerici e il suo castello, II, Genova 1909, p. 265 ss.