BERTOLONI, Antonio
Nacque a Sarzana l'11 febbr. 1775 da Francesco e da Griselda Ama Casoni. Il 25 nov. 1793 si recò a Pavia per studiare scienze matematiche, ma da Giuseppe e Francesco Frank, figli dei noto scienziato J. P. Frank, divenuti suoi amici, fu indotto a preferire la medicina e le scienze affini. Si dedicò poi con particolare predilezione alla botanica sotto la guida di A. Scopoli. Contrasse in quel periodo amicizia con insigni maestri dell'Ateneo pavese, L. Spallanzani, A. Volta, A. Scarpa, e con lo stesso J. - P. Frank, il quale lo assunse come bibliotecario privato. Consigliato dallo Scopoli, il B. compose un erbario della provincia pavese, erbario che al dire dei biografi sarebbe andato distrutto, mentre ci risulta inserito almeno in parte nelle collezioni dell'Istituto botanico dell'università di Pavia. Un provvedimento generale del governo austriaco costrinse il B. ad abbandonare con altri "stranieri" Pavia; trascorse alcuni anni a Genova, ove completò gli studi universitari laureandosi, nel 1796, in medicina. Nel 1800 cominciò ad esercitare l'attività di medico condotto. Ma continuò nello stesso tempo a occuparsi di botanica e pubblicò nel 1802 e 1803 i primi contributi fioristici sulla Lunigiana e sulla Liguria. Nel 1811 accettò una cattedra di fisica nel liceo di Genova, e nella stessa città tenne anche lezioni presso l'università. Nel 1815 fu chiamato alla cattedra di botanica dell'università di Bologna su proposta di G. Savi. Rimase in questa città fino alla morte, che lo colse il 17 apr. 1868, ancora intento allo studio e alla ricerca.
Centoventi e più pubblicazioni, non solo botaniche, ma anche di argomento letterario, documentano l'attività sagace ed intensa del B.: prima fra tutte va posta la Flora italica (10 voll., Bononiae 1833-1854), vero "monumento della scienza italiana" - come scrive il Cesati.
Oltre ad essere la prima sintesi delle conoscenze sulla flora italiana, l'opera presenta grande rigorosità scientifica e ricchezza di documentazione per cui P. A. De Candolle ebbe a dire che poche flore potevano presentare un insieme di documenti più completo. Il B., che lavorava su dati controllati con esame diretto, si valeva anche di una vasta rete di corrispondenti, da lui scelti fra i botanici e botanofili più accreditati e attivi di tutte le regioni d'Italia, e da lui enumerati nella prefazione dell'opera e citati diligentemente in ciascun volume. Nell'Istituto botanico di Bologna è conservato l'erbario - Hortus siccusfiorae italicae - costituitoda ben 400 pacchi, su cui è stato fondato il vasto lavoro. Grande ammiratore di Linneo, il B. ordinò erbario e flora sullo schema della classificazione linneana e con gli stessi criteri di valutazione delle specie. Ebbe come Linneo il culto dell'integrità della specie; ma chi legge le diagnosilatine della flora italica trova acute e oggettive osservazioni sulla variabilità dei caratteri, così come l'autore li aveva osservati raffrontando i numerosi esemplari ricevuti da ogni parte d'Italia. Il fatto che il B. sia stato criticato per aver adottato il sistema artificiale linneano, mentre già fiorivano quelli di Jussieu e di De Candolle, non prova un'arretratezza della sua opera: è significativo che, al dire di C. Versari, egli avesse compiuto ormai la sua flora già nel 1833, quando cioè ben pochi avevano accolto in Europa metodi diversi da quello linneano: le grandi flore di Roemer, Schultes e Sprengel, di Dietrich, di Gussone, sono ancora linneane. Il B. per parte sua commentò i metodi nuovi nelle sue Praelectiones rei herbariae (Bononiae 1827), dichiarando però di preferire un ordinamento più semplice e facile.
Si può asserire che l'erbario e la flora, ambedue insigni monumenti scientifici, sono ancor oggi importanti documenti ed essenziali fonti di informazione. Va aggiunto che la flora bertoloniana non documenta solo una vastissima dottrina scientifica, ma essendo la prima grande flora italiana, nei suoi confini geografici, poté essere anche sentita con spirito di visione unitaria.
Il B. andò estendendo occasionali ricerche anche a flore esotiche, con contributi a quella dell'Egitto, del Guatemala, delle Indie Orientali (Florula Guatimalensis, Bononiae 1840; Piante nuove asiatiche, memorie due, Bologna 1864-65; ecc.), con osservazioni su piante coltivate negli orti botanici italiani. Illustrò inoltre l'Orto bolognese con numerose memorie descrittive e storiche. Sconfinò anche in campo crittogamico occupandosi di alghe, briofite, licheni; solo in parte illustrò i materiali accumulati nella Flora italica cryptogama (Bononiae 1858-67).
L'opera esploratrice compiuta personalmente dal B. nelle varie parti d'Italia non è notevole. Nelle escursioni era accompagnato dal figlio primogenito Giuseppe e, talora, da illustri botanici stranieri, fira cui lo stesso De Candolle. Notevoli le escursioni nelle Alpi Apuane che fruttarono la Mantissa plantarum…e nel Napoletano (Commentarius…).Il B. ricevette numerosi riconoscimenti accademici italiani e stranieri. G. Raddi gli dedicò il genere Bertolonia.
Fra le opere: Memoria sopra alcune piante che crescono nella Lunigiana, in Mem. d. soc. med. emil., I (1802), pp. 73 s.; Rariorum Liguriae Plantarum, Dec. I, ibid., II(1803), pp. 123-127;Dec. II, estr. Pisis 1806; Dec. III, estr. Pisis 1910; Plantae Genuenses, Genuae 1804; Mantissa plantarum Florae Alpium Apuanarum, Bononiae 1832; Commentarius de itinere neapolitano…, Bononiae 1837.
Fonti e Bibl.: G. Savi, Lettera botan. al sig.dott. A. B., in N. giorn. dei letterati, IV, Pisa 1806, p. 225; F. Parlatore, Cenni necrol. di A.B., in Nuovo giorn. bot. ital., I(1869), pp. 149-157; G. Brugnoli, Cenni necrol., in Bull. d. scienze mediche, s. 5, VII (1869), pp. 406 ss.; C. Versari, In omaggio alle virtù dell'ill. prof. comm. A. B. orazion funebre, in Mem. d. Accad. d. scienze d. Istit. di Bologna, s. 2, X (1870), pp. 157, 188; G. B. Ercolani, Discorso inaugurale… per l'inaugurazione del monumento ad A. B., Bologna 1873, pp. 4-7; V. Cesati, Cenni biografici sovra A. B…, in Mem. di matem. e fuica d. Soc. Ital. d. Scienze…, IV (1881), p. 9 dell'estr.; E. Burnat, A. B.,in Bulletin de la Société botanique de France, s. 2, V(1883), p. CXXII; G. Cappellini, G. Guidonidi Vernazza…, Genova 1892; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, p. 29; II, ibid. 1901, p. 18.