BERNIERI, Antonio
Nacque a Parma verso la fine del sec. XIV da Giovanni, di nobile famiglia. A lui, e al fratello Luca, Bonifacio IX e, in seguito, Innocenzo VII confermarono la cessione dei beni di S. Giorgio di Enzano fatta dall'abate del monastero di Brescello. Sia il B. sia il fratello Luca furono probabilmente tra quei cittadini che, fautori di Pietro de' Rossi, vennero espulsi da Parma nell'agosto del 1403 (Chronica adbreviata de factis civitatis Parmae, in Mon. hist. Parm. Placent., X, Parmae 1858, p. 350), trovando poi rifugio a Roma presso Innocenzo VII, dal quale furono impiegati come scriptores.Ritornato in patria, non si sa precisamente in quale anno, il B. si laureò in utroque iure ed entrò a far parte del Collegio dei giudici, del quale nel 1416 riformò gli statuti. Canonico e quindi prevosto della chiesa di S. Donnino nella diocesi di Parma, il 6 nov. 1417 fu creato vicario dell'arcivescovo di Milano, Bartolomeo Capra, e come tale il 1° marzo 1418 compare in un atto di procura fatto dall'arcivescovo al B. e ad altri per tutte le questioni riguardanti l'Officio della pietà dei poveri di Cristo (Doc. dipl. tratti dagli Archivi milanesi…, a cura di L. Osio, II, Milano 1869, pp. 65-70)
Durante gli anni del suo vicariato il B. venne a contatto con i più grandi umanisti lombardi, come risulta dalla seconda redazione del De voluptate di Lorenzo Valla. In quest'opera, infatti, ambientata a Pavia, egli, che viene detto "vir ad res magnas gerendas natus atque omni laude cumulatus", appare come uno degli interlocutori del dialogo, insieme con Antonio da Rho, il Decembrio, Giovanni Marchi, Maffeo Vegio, Catone Sacco, il Guarino e Giuseppe Brippi (la seconda edizione del De voluptate del Valla è edita a Lovanio nel 1483 e a Colonia nel 1509: parte della prefazione si legge in R. Sabbadini, Cronologia della vita del Panormita e del Valla, Firenze 1891, pp. 61-62).
Il B. era ancora vicario dell'arcivescovo di Milano il 19 maggio 1433, quando emanò un lodo per una controversia sorta tra il capitolo del duomo di Piacenza e il priore di S. Stefano dell'Ordine dei crociferi sulle decime del priorato (P. M. Campi, Dell'historia ecclesiastica di Piacenza, Piacenza 1662, p. 214). Non sappiamo quando precisamente abbandonasse tale carica, ma certo prima del 14 giugno 1434, giorno in cui compare come vicario dell'arcivescovo di Milano Berteto di Trivulzio. Incaricato di reggere la diocesi di Lodi, probabilmente già il 7 giugno 1435, quando il suo vescovo Gerardo da Landriano fu trasferito alla sede di Tortona, il B. non ricoprì a lungo tale carica, avendo rifiutato il da Landriano di ricoprire la sua nuova sede (C. Eubel, Hierarchia catholica…, II, Monasterii 1914, p. 173). Ma in seguito al trasferimento del da Landriano alla diocesi di Como, dietro proposta di Filippo Maria Visconti, il B. fu eletto vescovo di Lodi, e il 29 sett. 1437 consacrato. Assunto l'incarico, si adoperò a che il clero della diocesi riconoscesse come legittimo pontefice Eugenio IV e accettasse i decreti del concilio di Firenze.
Durante tutto il suo vescovato cercò di rafforzare il patrimonio del capitolo della mensa vescovile. Invano tentò di opporsi nel 1438 alla nomina di Cristoforo de Bonergi della parrocchia di Dovera (allora nella diocesi di Pavia) ad archipresbitero della chiesa dei SS. Sissinio, Martirio e Alessandro in Galgagnano. Ma nel 1440, in seguito a rinuncia o a morte del Bonergi, i beni della mensa di quell'archipresbiteriato vennero incorporati nei beni della mensa vescovile, grazie all'appoggio di Gerardo da Landriano, allora legato papale in Lombardia. Sempre Gerardo da Landriano incorporò nel 1442 ai beni del capitolo la chiesa di S. Daniele in Cassino, pur restando ai canonici l'onere di creare nella cattedrale una nuova prebenda di cappellano; in una visita fatta a Lodi il 13 dic. 1442 creò inoltre presso la cattedrale le dignità dell'arcidiaconato e del primiceriato.
Durante il suo vescovato il B. riuscì a risolvere la disputa che era sorta per i beni di Castione, già reclamati da, Bonifazio de Butigelli (vescovo di Lodi negli anni 1393-1404), dopo l'usurpazione che ne aveva fatto Bruzio di Bernabò Visconti. Il B. infatti, dopo aver ricevuto dispensa pontificia, reinvestiva nel febbraio dei 1446 i Visconti, salvando così il principio dell'appartenenza dei feudi al vescovato di Lodi. L'Affò parla di "gravi affari", non meglio precisati, che egli avrebbe maneggiato per la Repubblica di Genova, il governo della quale gli avrebbe rilasciato un attestato di solenne benemerenza nel 1443 (I. Affò, Dizionario biografico dei Parmigiani illustri, Genova 1887, pp. 48 s.). Morti, nel 1445 a Viterbo il da Landriano, e nel 1447 Filippo Maria Visconti, datasi Lodi ai Veneziani in seguito alla proclamazione della Repubblica ambrosiana a Milano, il B. si ritirò a Roma, lasciando nella sua diocesi come vicario Bassiano Vegio. Nel 1449 era però di nuovo a Lodi e vi riceveva Francesco Sforza, che occupò la città.
Il B. morì il 29 maggio 1456 a Parma. Lasciò i suoi beni al capitolo, tra i quali numerosi codici, taluni rari.
Del suo episcopato si ricorda una riforma dello statuto capitolare, per cui il, capitolo diocesano venne ad essere costituito da un preposito, un arcidiacono, un primicerio e dodici canonici con obbligo di residenza. Ai suoi tempi risalirebbe il miracolo della Madonna della Scala, di cui ci è testimoniato il culto alla fine del Quattrocento nella Letilogia di Bettino da Trezzo.
Fonti e Bibl.: Cronichetta di Lodi del sec. XV, a cura di C. Casati, Milano 1884, p. 49; F.Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, IV, Venetiis 1719, p. 681; F. A. Zaccaria, Laudensium episcoporum series, Milano 1763, pp. 305-314; I.Affò, Memorie degli scrittori e letterati Parmigiani, II, Parma 1779, pp. 180-184; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XII, Venezia 1857, pp. 372-374; XV, ibid. 1859, p. 72; B. Gams, Series episcoporum, Ratisbonae 1873, p. 794; G. Cortemiglia, Mem. stor. del Basso Lodigiano, in Arch. stor. per la città di Lodi, II (1883), p. 57; A. Porro, Storia diocesana, ibid., V (1886), pp. 111-119; G. Agnelli, Lodi e il suo territorio nella storia, nella geografia e nell'arte, Lodi 1917, pp. 34, 385, 522, 576; L. Samarati, I vescovi di Lodi, Milano 1965, pp. 169-173; Dictionnaire d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, p. 824.