BENETTI, Antonio
Nacque presumibilmente verso la metà del sec. XVII (in ogni caso non prima del 1640). Il Cicogna, nonostante le estese ricerche nell'ambito delle famiglie venete, annotava che "non gli riuscì sapere se il B. fosse o no veneziano", ma che comunque egli aveva diritto "di essere annoverato fra gli scrittori che delle cose nostre lasciaron memoria". Morì prematuramente, reduce dal servizio a Costantinopoli presso il bailo Giovan Battista Donà, intorno al 1685; certo dopo l'estate dell'84 e prima dell'88.
Ciò è desumibile dalla vicenda editoriale dei manoscritti della sua principale opera postuma, i Viaggi a Costantinopoli: il loro curatore e prefatore F. M. Pazzaglia esprimeva infatti nel 1688 il compianto suscitato dalla sua recente morte come per una immatura perdita.
Il B. fu dichiaratamente "dottore come del resto il fratello Carlo (l'erede dei suoi mss.), certo con laurea "in arti" all'università di Padova (benché non se ne possegga finora una formale attestazione tra i dottorati di quegli anni, fra il 1665 e il '75 a un dipresso).
Tra il 1680 e '84 il B. fu a Costantinopoli al seguito del bailo Donà in qualità di "giovane di lingua", insieme a sei altri addetti veneti, più o meno coetanei (cfr. Bertelè, pp. 154 e 419). Il 1º ag. 1681 inviava una lunga lettera scientifica da Costantinopoli a Geminiano Montanari "lettor pubblico allo Studio di Padova", con una serie di osservazioni metereologiche effettuate da lui stesso. Da tale comunicazione è dato desumere non sdio i suoi vincoli di coadiutore agli studi scientifici dei cattedranti patavini, ma altresì le sue propensioni e cognizioni in fatto di filosofia naturale. Il B. dovette frequentare familiarmente, certo con mansioni culturali, la famiglia patrizia veneziana dei Donà: ciò resterebbe anche confermato dal contesto di una lunga e importante lettera-relazione dal B. indirizzata al figlio del bailo, Pietro Donà (suo presumibile coetaneo), con la data del 16 ott. 1682 (nella parte III, a pp. 10-52, dei Viaggi a Costantinopoli).
Non certo agevoli erano i compiti della rappresentanza diplomatica veneziana presso i Turchi durante il visirato di Karà Mustafà pascià. Proprio durante il soggiorno del B. in Balcania e a Costantinopoli, venne ad assumere forma concreta la più grave minaccia musulmana nel cuore stesso della cristianità, accompagnata dal rafforzamento della flotta turchesca, ciò che indusse la Repubblica veneta a congiungersi alla Sacra Lega imperiale. Quanto all'azione svolta da Giovari Battista Donà, bene ne echeggia il B. le prime attività, piuttosto tranquille. Come è noto, anche quella missione si concluse in modo infelice, e il B. ne sostenne i disagi: il Dorià fu infatti richiamato in patria e processato, per il ponderoso esborso che aveva creduto di poter ufficialmente effettuare ai Turchi, senza previo consenso del governo, onde tacitarli - in circostanze assai pressanti e perigliose - circa un sanguinoso incidente di Morlacchi, sudditi veneti, in Dalmazia. Si ha in proposito, dopo il dispaccio dogale di richiamo dei maggio 1683, un'eloquente e angosciata lettera del Dorià da Pera di Costantinopoli (del 10 luglio seguente), alla cui stesura potrebbe non essere stato estraneo il Benetti. Il Dorià seppe giustificare la sua condotta e dimostrare la sua innocenza, uscendo dal processo assolto e reintegrato nella sua dignità di savio del Consiglio.
Tradizioni contraddittorie o inesatte circa l'edizione dell'opera del B. nel 1688, in quattro torni, rendono preferibile la precisazione bibliografica (da un esemplare marciano integro) dei rispettivi frontespizi, tra loro assai diversi, per la parte I da un lato e per le parti II, III e IV dall'altro.
Osservazioni / Fatte dal fù Dottor / Antonio Benetti / Nel Viaggio à Costantinopoli / Dell'Illustriss. & Eccellent. Sig. / Gio: Battista Donado / Spedito Bailo alla Porta Ottomana / l'Anno 1680. / E nel tempo di sua permanenza, / e ritorno seguìto 1684. / Dedicate / All'Alt. Sereniss. del Sig. Principe / D. Gio: Gastone / de Medici. / [vignetta xilogr.] / In Venezia, M DC LXXXVIII. / Per Andrea Poletti. / [linea] / All'Insegna dell'Italia à San Marco. / Con Licenza de' Superiori, e Priuilegio.
Viaggi / a Costantinopoli / di / Gio: Battista / Donado / Senator Veneto / Spedito Bailo alla Porta Ottomana / l'Anno 1680. / Sua permanenza e ritorno in Patria nel 1684. / Osseruati colla raccolta delle più curiose / Notitie del fù Dottor / Antonio Benetti, / E dati in luce dal Dottor / Francesco Maria Pazzaglia. / Parte Seconda. [... Terza, Quarta.] / [linea] / Dedicati / Al Serenissimo Principe / Gio: Gastone / di Toscana. / [fregio tip.]. // In Venezia, M DC LXXXVIII. / Per Andrea Poletti / [linea] / All'Insegna dell'Italia à San Marco. / Con licenza de' Superiori, e Priuilegio.
Dalla dedicatoria al granduca di Toscana Giov. Gastone de' Medici, dalla prefazione dei Pazzaglia "AI lettore benevolo" e dall'avviso de "Lo stampatore a chi legge", è dato desumere varie notizie sulla sorte, condizioni e pregio degli otto zibaldoni lasciati mss. dal B. in "ammassamento inconfuso", nonché sulla parte e finalità avute dal curatore nel "ridurli ad un filo ordinato". Né sarà difficile identificare nello stesso Donà quella "nobil mano" istigatrice della pubblicazione, e quell'"autorevol personaggio" atto non soltanto a patrocinarla, ma altresì a dirigerne la compagine, contribuendo egli stesso, da consapevole protagonista, a rendere "ordinate e distinte" quelle postume carte.
Il tono usato nel racconto della missione del bailo è piuttosto apologetico. Resta peraltro vero - come riconosce il Pazzaglia - che il B. ha saputo raccogliere diligentemente "quanto nel viaggio e permanenza sua di Costantinopoli, e ritorno in Venetia..., gli è occorso di vedere et osservare intorno a paesi, riti, costumi, origine, antichità e successi memorabili accaduti ne' luoghi dove si portò...".
Tra gli interessi vivi nel B., o tra gli argomenti più segnalabili delle sue annotazioni, non mancano descrizioni efficaci di monumenti, a Costantinopoli e altrove (con particolare riguardo alla struttura degli edifici). Il B. fu anzi, presumibilmente, tra i fautori, o addirittura tra gli ispiratori, dei lavori di miglioria fatti eseguire al palazzo del bailo nella capitale turca durante l'ambasceria del Donà.
Vengono ampiamente descritte, nelle Osservazioni, parate pubbliche ed esibizioni militari, feste e conviti, giuochi e partite di caccia, costumanze, usi religiosi e civili della popolazione ottomana; non di rado s'incontrano attente annotazioni sugli uffici e sui funzionari, riflessioni su maneggi diplomatici ed eventi d'indubbia rilevanza storica. Né può dirsi che il B. sia privo d'interessi archeologici, filologici ed eruditi, ogniqualvolta la materia glielo consenta: si veda, per es., con quanta accuratezza egli si soffermi sul codice quattrocentesco di Petronio Arbitro fattogli esaminare dai dotti traguriensi Lorenzo e Battista Statilio (parte II, pp. 100-103). D'altro canto, quello stesso volume dei Viaggi si apre con un lungo excursus sulla cometa apparsa a Costantinopoli tra la fine del 1680 e il principio dei 1681; e sulle diverse previsioni e interpretazioni politiche che se ne vollero dare (parte II, pp. 3-13).
Il Cicogna (VI, p. 888) rammenta che il B. fu tra i redattori di un libretto, pubblicato con le medesime note e nello stesso anno dei Viaggi: Raccolta curiosissima di adagi turcheschi, trasportati dal proprio idioma nell'italiano e latino dalli giovani di lingua sotto il bailaggio in Costantinopoli dell'ill. ed eccell. Sig. Gio. Battista Donado, e indirizzati dai medesimi all'illustriss. Sig. Pietro di lui figlio, in Venezia, per Andrea Poletti, 1688. La dedicatoria è datata da Costantinopoli, 4 apr. 1682, e può giustamente associarsi alla ricordata lettera trasmessa dal B. a Pietro Donà il 16 ottobre dello stesso anno.
Una collaborazione, più o meno diretta, dei B. sembra emergere anche dall'altro tometto veneziano del 1688 (che passa sotto il solo nome di G. B. Donà), Della Letteratura de' Turchi: Osservationi fatte da Gio. Battista Donado, Senator veneto, fu Bailo in Costantinopoli, considerato "la prima opera comparsa in Europa sulla letteratura dei Turchi" (cfr. per es. Bertelè, p. 244, n. 101).
All'opera e alla collaborazione del B. si è ancora indotti a pensare di fronte ad altri vari manoscritti di cose turchesche veduti presso il Donà dallo stampatore Poletti, e da lui riferiti nella I parte dei Viaggi. Ricordiamo le Relazioni politiche dell'Ottomano Dominio, con "osservazioni di modi ed usi di religione, di letteratura, di ricchezze ecc."; l'altra Distinta notizia delle ricchezze dell'Imperio Ottomano; il Registro degli errori nella religione maomettana;la Raccolta di canoni, o siano osservazioni, sopra la letteratura turchesca;e soprattutto un Discorso sopra l'irruzione fatta da i Turchi nel 1683 sopra la Cristianità, decampato e battuto sotto Vienna quel formidabile esercito: accidenti seguiti la maggior parte sotto l'occhio di S. E. Donado, in quel tempo bailo alla Porta.
Fonti e Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 835; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, p. 18; VI, ibid. 1853, p. 888; P. Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori ital. colla bibliogr. delle loro opere, I, Roma 1882, p. 452; P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, Roma [1927], p. 249; T. Bertelè, Il Palazzo degli ambasciatori di Venezia a Costantinopoli e le sue antiche memorie. Bologna 1932, pp. 15 (bibl.), 154, 156-161, 163 s., 217-218, e nelle note: pp. 232-233, 237, 238, 244 e nn. 29, 30, 31. 48, 49, 101.