CARPANO, Antonio Benedetto
Nacque a Bioglio (Vercelli) il 24 nov. 1751 da famiglia borghese. Buon lettore delle ultime novità inmateria agronomica e appassionato cultore a suo modo di scienze naturali, iniziò intorno al 1786 la preparazione del vermuth.
Era stato C. Villifranchi a parlare per primo, nella sua Oenologia toscana (Firenze 1773), di questo vino tipico, il cui nome si fa risalire generalmente al termine tedesco Wermuth (assenzio). Fu però il C. che, lambiccatosi dal 1780 nel suo laboratorio, fra vinattieri e speziali, mescolando e macerando erbe e droghe, riuscì a trovare infine una formula adeguata per una bevanda che unisse le virtù originarie del vino a quelle di particolari sostanze aromatiche, che fosse di gradazione non troppo forte, accetta anche ai palati più delicati.
Nel 1786, fornito di una patente di Vittorio Amedeo III, il C. ne intraprendeva la fabbricazione usando moscato bianco di Canelli rinforzato con alcool, dolcificato con zucchero raffinato, e ravvivato da particolari estratti di erbe aromatiche. Il prodotto, una sorta di tonico dolce-amaro, venne posto in vendita in una bottega di Torino sotto i portici di piazza Castello, nota dal nome del suo proprietario, il fabbricante di liquori Merendazzo. E a questa antica ditta il C. e i suoi successori rimasero associati per lungo tempo, sia per l'uso di uno spaccio in pieno centro della città per la vendita al dettaglio sia per l'esportazione dell'infuso, dopo il successo ottenuto presso la clientela torinese.
Al C., morto a Bioglio il 3 febbr. 1821, successe il nipote Giuseppe Bernardino Carpano, che provvide dopo il 1840 a dare nuove dimensioni all'attività fino allora artigianale della ditta, e a lanciare altre variazioni di vermuth garantendone dal 1865 marchi di fabbrica e qualità sotto la ragione sociale legata al nome del fondatore. I suoi figli, Luigi e Ottavio, subentrati nella direzione della ditta nel 1880, perfezionarono i metodi di lavorazione e ampliarono il giro degli affari. Fu poi la vedova di Ottavio, Matilde Govone, ad assicurare dal 1917 (dopo la chiusura della vecchia bottega di piazza Castello) la continuità dell'azienda, rilevata alla fine del 1939 dall'industriale torinese S. Turati.
Fonti e Bibl.: oltre alle notizie fornite dalla Società Carpano (Torino), si rimanda a B. Saladini di Rovereto, Carpano 1786, Torino s. d.; A. Fossati, Lavoro e produz. in Italia dalla metà del sec. XVIII alla seconda guerra mondiale, Torino 1950, p. 428.