BELLONE, Antonio
Figlio di Cristoforo, proveniva da Torino quando si stabilì a Genova, nella prima metà dei 1533, per esercitarvi l'arte della stampa.
Quando, dopo il trattato di Cambrai (1529), con l'affermato dominio dei Doria, Genova ebbe ordine e tranquillità, la giunta di governo riconobbe la necessità di avere almeno un tipografo, anche per le occorrenze di pubblicazioni ufficiali; diede perciò incarico al cancelliere Lorenzo Lomellini Sorba di recarsi a Torino e ricercarvi chi potesse stampare "opere che siano e debbono essere non inferiori a quelle delle altre città d'Italia, possibilmente de stampa Bascillee (sic) o della miglior stampa d'Italia". Evidentemente Torino fu scelta per il ricordo dello stampatore Porro che si era recato personalmente a Genova nel 1516, quando vi fu chiamato per stampare, "in aedibus Nicolai Iustiniani Pauli" ed a sue spese, duemila copie - delle quali cinquecento su pergamena - di quel Salterio poliglotta (in cinque lingue, compresa la caldaica) che è un monumento dell'arte tipografica.
A Torino il cancelliere genovese prese accordi col B. - quasi certamente lavorante nella stamperia del Porro - il quale inviò una supplica alla "dominazione genovese" esponendovi le sue richieste per il trasferimento a Genova: richieste eccezionalmente favorevoli a lui e molto gravose per la comunità. Il B. s'impegnava ad impiantare in Genova, o nel suburbio, una tipografia con un solo torchio e rimanervi per venti anni ("si tantum vixerit") purché gli fosse concesso vitto, alloggio per sé, famiglia ed operai, franchigia di dazi, privilegio totale di stampa e vendita di libri ed altri favori di minor conto, nonché la sopravvivenza del privilegio per il figlio, se egli venisse a morte prima dei venti anni stabiliti.
Sfavorevoli che fossero, queste condizioni furono accettate e la dominazione nominò, col titolo di "Correttori deputati", due suoi fiduciari presso la erigenda tipografia: Paolo Partenopeo e Pietro da Oliva. Così il primo annotava nei suoi Annali (manoscritti): "Superioribus diebus (giugno 1533) Antonius Bellonus taurinensis impressor, agente Laurentio Lomellino Sorba, a Rep. Genuáiú conducitur in Artem. impressoriam hic exerceret. Ubi paulo post eam coepit et sequentibus annis exercuit". In realtà la memoria deve aver fallito al Partenopeo, perché la concessione di privativa fu decretata Solo il 25 sett. 1533 e non nel giugno. Ma l'organizzazione dell'officina dovette essere laboriosa, perché le prime edizioni note del B. recano la data del 1535 (U. Panziera, Opera spirituale); forse saranno state precedute dalla stampa di grida e documenti ufficiali andati perduti.
Dopo il 1535 l'attività del B. si fa più varia e intensa: nel 1537 il Lomellini Sorba gli commette l'edizione degli Annali di Genova raccolti da Agostino Giustiniani - l'anno successivo - mancandogli una serie di caratteri gotici - il B. prese in fitto dal solito Lomellini novantatré matrici e le rese il 2 marzo, pagando per l'uso 25 scudi d'oro. Andava intanto stampando libri vari, per lo più di autori genovesi, di ascetismo, di interesse storico regionale, nonché le pubblicazioni ufficiali, le quali non gli rendevano molto: per la stampa di uno statuto suntuario (Capitula de vestitu mulierum, 1545) gli furono pagati L. 3 e s. 8.
La qualifica di "ducalis typographus" sitrova in una sua edizione del 1557 (Criminalium iurium Civitatis Genuae) e mai prima. Il dato è poco comprensibile poiché il privilegio del B. era già scaduto nel 1553 e non sembra fosse mai stato rinnovato; infatti il 12 maggio 1560 egli rivolgeva alla giunta di governo una richiesta per ottenere il rinnovo, lamentando le difficoltà della sua professione, le altissime spese, l'impossibilità di continuare "non durando anche più il suo obbligo". Non si conosce cosa abbia deciso la dominazione, certo è che il B. continuò a stampare sino al 1570; quando morì nel 1573 la privativa fu conservata alfiglio Cristoforo, nonché, successivamente, a Marcantonio fratello di Antonio.
L'ultima edizione del B. sembra essere stata quella delle Addizioni agli Statuti civili e criminali dell'Isola di Corsica, che vide la luce nel 1570. Usò varie sorta di marche tipografiche, tutte parlanti, con la dea Bellona ed il motto, in esse variamente disposto "Gaudet Bellona libellis". Le stesse marche - poco variate - saranno usate anche dal fratello e dal figlio.
Cristoforo, figlio del B., già nel 1560 collaborava col padre, come mostra una sua dedica apposta al Cortegiano (che è la traduzione in italiano fatta da F. Baldelli del famoso libro di Agostino Nifo). La sua prima edizione è del 1573: Nuova scelta di rime di diversi begli ingegni.Continuò l'attività editoriale fino al 1575; dopo questa data sembra essergli succeduto nel privilegio lo zio Marc'Antonio. Si ignora la data della sua morte.
Marcantonio non fu - come hanno ritenuto taluni anche recentissimi bibliografi - figlio del B., bensì suo fratello, come si rileva da un atto nbtarile ove è scritto "Marcus Antonius Bellonius qm. Christofori". Fu avvocato, cancelliere della Repubblica, ed ebbe relazioni frequenti con il notaio Antonio Roccatagliata, che diverrà poi suo socio. Non sembra che abbia avuto parte nell'azienda dei parenti finché vissero il fratello ed il nipote, ma nel 1576 a suo nome e con la qualifica di "stampatore ducale con privilegio" furono stampate le Leges novae Rep. Genuensis. Nell'anno seguente egli compare abitante in "contrada Putei curli ortorum sancti Andrea" ed il 12 agosto costituisce una società tipografico-editoriale con Antonio Roccatagliata e Luigi Portelli durata nove anni: "si doverà stampare sotto nome di Marc'Antonio Bellone", amministratore il Roccatagliata, sorvegliante e soyraintendente il Portelli, proto Leonardo Boli.
L'atto costitutivo considera le più minute circostanze dell'attività sociale: orario di lavo 0, Incombenze, tenuta della contabilità, ecc. Capitale sociale: 4890 "Libre de Genova", di cui 1222 e 1/2 versate da Marc'Antonio, 1222 e 1/2 dal Portelli e 2445 dal Roccatagliata. Ma a Marc'Antonio che apporta libri per L. 1212, attrezzi per L. 1420 ed arnesi per L. 180 spetta il rimborso del maggior apporto. L'inVentario dei libri è di grande interesse sia ber la conoscenza dei prezzi, sia per il genere di pubblicazioni che comunemente si spacciavano allora in Genova. Nell'atto sociale resta anche stabilito che "con la prima occasione si aprirà una bottega da libreria per la compagnia".
Improvvisamente, nel 1581 (o forse sul finire del 1580), Marc'Antonio partì da Genova e si recò a Torino: ce ne informa egli stesso in una lettera al Roccatagliata, premessa - come dedica - ad una edizione delle Heroides di Ovidio commessa da lui al Bevilacqua (tipografo stabilitosi a Torino) in data 1581: "Credo quidem te magnopere miratum... ob meum sic repente (ac veluti extemplo) et insalutato hospite a patria recessum... Irae cessi: qua sedata, aliquando (Deo dante) revertar". Intanto a Genova la compagnia seguitava a stampare, e le edizioni sono segnate da una impresa che non è la belloniana, ma quella che comunemente vien detta del Roccatagliata, e che invece deve considerarsi come distintiva della compagnia. Che Marc'Antonio ne facesse ancora parte lo confermano privilegi (di Enrico III, di Rodolfo II) rilasciati "Excellenti Domino Marco Antonio Bellonio I.V.C.." e relativi a libri stampati socialmente. Il 25 nov. 1583 ottiene da Carlo Emanuele I la qualifica di "stampatore ducale con privilegio" che era stata suo appannaggio sin dai tempi di Emanuele Filiberto.
Ebbe anche interessi con la stamperia di Giacomo Novarese di Carmagnola, come si rileva da una lettera di Baldassarte Scaramelli, diretta ad Alessandro Appiani, signore di Piombino, nella quale è riferito aver lo Scaramelli incontrato in Carmagnola Giacomo Novarese "specchio di questa città" e Marc'Antonio "Padroni di stampa" ai quali affidò l'edizione dei suo poemetto Il Giudizio di un nuovo Paride, che aveva avuto intenzione di far stampare a Venezia. Gli anni tra il 1585 e il 1590 Marc'Antonio dovette trascorrerli tra Genova e Torino; giacché troviamo edizioni sue datate dalle due città: il 19 genn. 1590 è censito tra gli abitanti di Torino. Ed è di quest'anno l'ultima edizione ove compare il suo nome: Tractatus de syllogismo cathegorico del domenicano Niccolò Barbieri (1590). Da questa data non si hanno più notizie di lui.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Atti di Governo 1533, cartt. 325, 412, 461, 625; ibid. Inutilium, cart. 1560; ibid., Diversorum coll., cart. 118; Genova, Arch. Not., Atti Notaio Antonio Cogorno, f. 1; ibid., Notaio Pietro Rizzo Iun., ff. 1, 9; ibid., Notaio G. G. Cibo Peirano, VII, 392; Arch. d. Compagnia di S. Giorgio, Cartularium...1568, cart. 27; Torino, Bibl. Naz., Consegna delli forestieri, 29 genn. 1590, Arch. St. c. S. (1579-1582), cart. 252; G. Vernazza de Frenay, Diz. dei tipografi...Torino 1859, pp. 21 ss.; N. Giuliani-L. T. Belgrano, Notizie sulla tipogr. ligure sino a tutto il sec. XVI(e supplernento), in Atti d. Soc. ligure di storia patria, IX(1869), pp. 1323 e passim; c. Pugnetti, Notizie storiche sulla tipografia di Carmagnola, Carmagnola 1893, pp. 1 ss.; G. Fumagalli, Lex. Typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 171; F. Ascarelli, La tipogr. cinquecentina ital., Firenze 1953, pp. 73, 106.