BECCADELLI, Antonio
Le sole notizie biografiche su questo pittore bolognese del sec. XVIII si possono ricavare dagli Atti dell'Accademia Clementina, ai quali evidentemente attinse lo Zanotti per le sue aggiunte alle Pitture... di Bologna del Malvasia, dove il B. è detto nato a Bologna nel 1718. Fu eletto accademico clementino il 17 marzo 1754, venendo qualificato "pittore di figura che di già ha fama molto eccellente", e il 21giugno dello stesso anno prese possesso della carica.
Da questa data il B. risulta presente a quasi tutte le riunioni dell'Accademia, partecipando spesso alla sua vita con varie mansioni. Il 4 ott. 1757 è nominato principe per l'anno seguente (e sceglie a vice principe Ercole Lelli) e continua ad essere assiduo dell'Accademia, ad eccezione degli anni 1762 e 1771. Anche nel 1772 è assente tutto l'anno, nel 1773 compare a solo due sedute, mentre riappare nel 1774 e alla fine del 1775 è di nuovo nominato principe. Assente nel periodo 1778-82, è di nuovo nominato negli Atti del 1783: in quest'anno, infatti, avendo numerosi accademici protestato per la sua prolungata assenza dalle sedute, il principe F. Tadolini riuscì a interporre i suoi buoni uffici facendogli rinnovare gli inviti per le riunioni dell'Accademia. Il B. d'ora in poi ricopre costantemente la carica di perito e ispettore dell'Accademia, oltre, occasionalmente, ad altre cariche. Alla fine del 1793 è nominato principe per la terza volta e in tale qualità viene aggregato dall'Accademia di S. Luca (c. 241). Nel 1797, durante l'occupazione francese di Bologna, l'Accademia, preoccupata per la dispersione delle opere d'arte, costituì una commissione per il controllo sulle proprietà artistiche di varie chiese e conventi soppressi, e il B. ne fece parte.
Dal necrologio degli Atti dell'Accademia apprendiamo che maestro del B. fu Felice Torelli, e che da giovane egli andò a Venezia dove, "innamoratosi della vivacità e colorito veneziano, e dimenticatosi quasi affatto della scuola Bolognese, si diede a dipingere su quel stile, in seguito però datosi a delle composizioni bernesche cercò la maniera oltra montana di modo che fattosi un stile tutto proprio facendo cose vilereccie e bambociate fu dagli amatori ricercato e acquistò molto nome per cui molto profittò facendosi pagare le sue opere molto onorevolmente". Sempre secondo la stessa fonte, avendo però nel frattempo raccolto numerose pitture e disegni, preferì ben presto abbandonare completamente la pittura per darsi al commercio e alle perizie. Dalle frequenti proposte da lui fatte per nomine di nuovi accademici d'onore, non solo italiani, è evidente che i suoi contatti commerciali dovevano essere larghissimi.
Morì a Bologna il 20 febbr. 1803.
Negli Atti della Clementina non vengono citate opere del B.: la ricostruzione quindi della personalità dell'artista doveva cominciare da zero, e se ne occupò G. Zucchini, che, nel 1935, alla Mostra del Settecento bolognese staccò dal gruppo delle opere di Giuseppe Gamberini quattro "scene di genere" (sala 5, nn. 25, 27, 28, 29), senza però avanzare subito un'attribuzione precisa. Si tratta di due "scene di genere" presso i principi Hercolani-Fava-Simonetti di Bologna, di un Ballo campestre e di una Scena campestre presso E. Modiano (poi Santoli), in cui lo Zucchini nota "un impasto di colore, una sfumatura di contorni, una grassezza di forme di carattere veneto non comuni al Gamberini". Il Bodmer (1937) accetta, questo gruppo, collegandolo stilisticamente al padovano Antonio Gionima; il Fiocco (1943), pur senza centrare l'attribuzione, definisce, con espressione felice, questo autore come appartenente alla "schiera para-veneta", piazzettesca o longhiana, di un Ferretti e di un Todeschini.
Lo Zucchini ritorna al B nel 1947 quando, scoperta nell'archivio Boschi una ricevuta del 1763 all'artista per un Ballo in campagna, una Tavola in camera e una Elemosina di frati cappuccini, identifica il primo col n. 28 della mostra di Bologna, cita una replica del secondo presso la collez. Dalloca a Bologna e segnala il terzo nella villa Ricci Curbastro a Olmedola. Per la villa Boschi, detta la Sampiera, l'artista avrebbe inoltre fatto, in collaborazione col paesista Carlo Lodi, due sovrapporte, ora presso la Cassa di Risparmio di Bologna, rivelandovisi vivace pittore di "figurette un po' tozze e dal viso tondo", come sono anche quelle dei quadri Modiano. Infine, in una nota, lo Zucchini rivendica al B. i due ritratti (Giovanetto musicante; Fanciulla coll'uccellino) esposti a Padova nel 1943 e attribuiti dal Fiocco al Gamberini, ma indubbiamente dell'autore del Ballo campestre della coll. Modiano. Simile infatti è la materia, morbida e non grassa, non innervosita dalle frizzanti lumeggiature crespiane, ma come stemperata, velata alla superficie delle figure placide e semplici.
Non convincono le altre aggiunte a questo piccolo, ma coerente gruppo di opere: né le tante versioni di Frati questuanti e di un'analoga Elemosina di suore, che lo Zucchini nel 1934pubblicò dapprima come del Gamberini, passandole nel 1947 al B., il quale ha una maniera meno secca e dura; né i due quadri con Pastorelli e i due con Pastorelle attribuiti nel museo di Bassano al Crespi, ma creduti dall'Arslan (cfr. Zucchini, 1947)di questo gruppo (opinione non condivisa dallo Zucchini). Infatti la qualità ne è assai diversa, più fine - ultimamente le quattro tele sono state convincentemente attribuite nel museo a Pietro Longhi - di quella del supposto Beccadelli. "Supposto", perché per ora niente dimostra in modo inoppugnabile la connessione dei quadri citati nei documenti Boschi con quelli attribuiti al B. dallo Zucchini, anche se l'identificazione e la ricostruzione di questo simpatico artista appaiono avvincenti e probabili.
Fonti e Bibl.: Bologna, Accademia Clementina, Atti, 1754, c. 177 e passim; 1755-1761, passim; 1762, cc. 319, 322; 1763-1771, passim; 1773, cc. 187, 189; 1776-1777, passim; 1783, c. 19 e passim; 1784-1799, passim; 1800, cc. 392, 406; 1801, c. 425; 1803, cc. 451 s. (necrologio); [C. C. Malvasia], Pitture, scolture ed architetture... della città di Bologna, Bologna 1782, pp. 48, 360, 443; Bologna, Bibl. Comunale dell'Archiginnasio, ms. 134: M. Oretti, Vite de'pittori..., c. 155; G. Campori, Raccolta di cataloghi ed inventorii di quadri..., Modena 1870, pp. 630, 631, 635; G. Zucchini, Opere d'arte inedite, IV, in Il Comune di Bologna, XXI, 11 (1934), pp. 42 s.; [G. Zucchini e R. Longhi], Mostra del Settecento bolognese, Bologna 1935, p. 46; H. Bodmer, Studien über die bolognesische Malerei des 18. Jahrhunderts, in Mitteil. des kunsthistor. Institutes in Florenz, V(1937-1940), p. 87; F. A. Ghedini, Note d'arte, Milano 1940, pp. 55, 85-87, G. Fiocco, Pittura barocca veneziana, Padova 1943, p. IX, nn. 10, 11; G. Zucchini, Paesaggie rovine nella pittura bolognese del Settecento, Bologna 1947, pp. 6, 24, 37 s., note 95-99; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 127 s.