BASSO, Antonio
Nato a Napoli intorno al 1605, compì gli studi giuridici e fu al servizio dell'arcivescovo di Napoli, cardinale Ascanio Filomarino. Fece parte dell'Accadenùa napoletana degli Oziosi con il nome di Occulto, ma la sua rinomanza si deve quasi esclusivamente alla partecipazione al moto masanelliano.
Sin dagli inizi della rivolta il B. prese apertamente parte per i popolari, nonostante le esortazioni dell'arcivescovo suo protettore, e divenne uno dei principali esponenti della fazione repubblicana. Fu tra coloro che auspicarono con maggior calore l'intervento deila Francia nella rivolta e appoggiò il duca di Guisa, ritenendo, che egli fosse stato inviato a Napoli dal governo di Parigi. Quando però apparve chiaro che il duca non godeva dell'appoggio francese e, soprattutto, quando si rivelò là sua intenzione di instaurare un governo personale a Napoli, il B. divenne uno dei suoi più decisi oppositori. Il 22 dic. 1647, dopo l'arrivo di una squadra navale francese al comando del duca di Richelieu, fu uno degli organizzatori dell'assemblea popolare che nel convento di S. Agostino proclamò re di Napoli il duca di Orléans. Il Guisa replicò facendosi eleggere dai suoi partigiani "duca della Repubblica", e il B. propose pubblicamente che il potere sovrano fosse diviso tra il duca ed un senato, per evitare che la repubblica cadesse sotto un governo dispotico. Continuò poi instancabilmente nella sua opposizione all'avventuriero francese, fece circolare nella città alcune sue satire contro di lui, rivolgendosi infine al Fontenay, ambasciatore francese presso la Santa Sede, per sollecitare l'intervento del governo di Parigi a sostegno della repubblica e contro il Guisa. Quest'ultima iniziativa segnò il destino del B.: fatto arrestare dal Guisa, nonostante gli interventi del cardinale Filomarino, dell'eletto del popolo Antonio Mazzella e di Gennaro Annese, venne decapitato la sera del 21 febbraio 1648 nel cortile della Vicaria.
Contro la figura del personaggio storico, ingigantita dai drammatici avvenimenti di cui il B. fu l'infelice protagonista, sta la figura del poeta, di gran lunga più modesta, stretta coín'è negli angusti schemi dell'imitazione del Marino. Del resto la produzione letteraria del B. si limita a pochi componimenti d, occasione, oltre a un volumetto di poesie. Povera cosa è il dramma Il pomo di Venere, rappresentato in musica nel 1640 in occasione delle nozze di d. Placido e d. Isabella de Sangro, e così la composizione Il trionfo della bellezza, scritta nella stessa occasione e con gli stessi scopi celebrativi. Appena notevole è invece la sua raccolta di Poesie, pubblicata nel 1645. Senonché anche in queste - se pur mancano i difetti propri delle composizioni celebrative e d'occasione - troviamo tutti gli elementi negativi tipici del barocco: il consueto repertorio di frivolezze, la solita gamma di sensazioni di effetto ma supefficiali, l'esaltazione lirica a freddo, il naturalismo esagerato, la concettosità artificiosa pur nella ricchezza delle immagini e nella varietà dei temi, di cui il Marino priina, e poi la folta schiera dei suoi imitatori e seguaci, avevano dato innumerevoli saggi. Benché fra i poeti marinisti il B. sia senza dubbio uno dei più controllati, dei meno inclini al meraviglioso, al paradossale, è anche - forse per queste stesse ragioni - uno dei meno efficaci, com'è uno dei meno originali. Ciò che nega, in definitiva, alla sua opera ogni validità che non sia puramente documentaria.
Opere: Iltrionfo della bellezza nelle nozze di D. Placido e di Donna Isabella de Sangro, Napoli 1640; Ilpomo di Venere, dramma per musica nella festa delle nozze di D. Placido e D. Isabella de Sangro, ibid. s. d.; Poesie del dottor A. B. accademico otioso, ibid. 1645. Altre composizioni sono sparse m vari volumi di diversi autori, fra i quali basterà ricordare l'Apparato della festività di San Giovanni Battista del Capaccio, Napoli 1626 (pp. 25, 59-63), e ibid. 1627 (pp. 26-27, 62-67). Un breve saggio dell'opera del B. è contenuto nel volume Lirici marinisti, a cura di B. Croce, Bari 1910 (pp. 335-39).
Fonti e Bibl.: Qualche accenno alle ultime tragiche vicende dei B. è nei Memoires del duca di Guisa, 2 ed., Paris 1668, pp. 245, 248 s., 255, 257, 265, 267, 372 s.; nel Diario di F. Capecelatro, II, Napoli 1852, pp. 358, 373, 393, 481; III, ibid. 1854, pp. 223, 243, e nei Viaggi di Gian Vincenzo Imperiale, a cura di A. G. Barrili, in Atti d. Soc. ligure di storia patria, XXIX (1898), pp. 386, 470. Cfr. ancora G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 352; C. Minieri Riccio, Notizie biogr. e bibl. degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, Napoli 1877, pp. 13 s.; G. De Blasiis, Le giustizie eseguite in Napoli al tempo dei tumulti di Masaniello, in Arch. stor. per le prov. Napoli, IX (1884), p. 125; M. Schipa, Masaniello, Bari 1925, pp. 146, 149, 155; F. Nicolini, Il processo d'un carnefice, in Boll. d. arch. stor. del Banco di Napoli, I (1952), pp. 75-77. Si limitano a ricordarlo il Croce nei Teatri di Napoli, Bari 1947, p. 83, e il Flora nella sua Storia della letteratura italiana, III, Milano 1958, p. 273.