BARBERINI, Antonio
Nacque a Firenze il 18 nov. 1569, ultimogenito di Antonio e Camilla Barbadori; battezzato col nome di Marcello, fu chiamato Antonio alla morte del padre (24 giugno 1571). Dopo una giovanile esperienza mercantile nelle agenzie commerciali della famiglia, nel 1591 entrò nell'Ordine dei cappuccini dedito unicamente ad una rigida vita monastica e poco emergendo per speciali qualità intellettuali. Nel 1623, quando il fratello Maffeo divenne pontefice col nome di Urbano VIII, il B. cccupava la carica di guardiano nel convento cappuccino di S. Gin-ùgnano a Firenze. Dopo la sua elezione il pontefice gli ordinò di trasferirsi a Roma per imporgli il galero cardinalizio e, benché senza entusiasmo, il B. obbedì recandosi a piedi, in pellegrinaggio, a Roma dove il 7 ott. 1624 venne creato cardinale cal titolo di S. Onofrio. L'anno successivo fu nominato vescovo di Senigallia: il B. si recò a risiedere nella sua diocesi dove, nel 1627, tenne un sinodo e dove si adoperò per un'intensa azione riformatrice, specialmente della vita conventuale. Della sua attività episcopale (che doveva cessare nel 1629, quando, richiamato a Roma dal pontefice, rinunciò alla diocesi non potendo più risiedervi) restano le Constitutiones et decreta synodalia, Romae 1627 (sul sinodo di Senigallia), e i Decreti e constitutioni dell'Illustris.mo e reverendis mo signor fr. A. B. cavate da sacri canoni, concilìj e regole quali doveranno osservarsi dalle monache, Roma 1628.
In curia il B. fu chiamato a presiedere il capitolo francescano, all'Ara Coeli, e immesso in varie congregazioni cardinalizie, fatto prefetto della Penitenzieria, cardinale provicario e infine cardinale bibliotecario. Ma, nonostante i numerosi titoli ed incarichi affidatigli, la sua azione non fu mai rilevante: si impegnò soprattutto come protettore di conventi, restauratore e fondatore di chiese; a sue elargizioni si debbono la chiesa e il convento dei cappuccini vicino alla villa Ludovisi (oggi in via Veneto) e la chiesa della Propaganda Fide, per la quale lasciò uno speciale legato testamentario di 25.000 scudi.
Coinvolto passivamente nella potenza della famiglia durante il pontificato barberiniano, non fu invece implicato nella crisi successiva alla morte di Urbano VIII. Anche nel conclave che doveva portare alla nomina di Innocenzo X la sua figura non fu di primo piano poiché egli si limitò a obbedire all'iniziativa dei suoi due giovani nipoti cardinali: Francesco e Antonio Barberini. A Roma egli conservò le funzioni connesse al titolo di cardinale fino alla morte, avvenuta il 10 dic. 1646. Fu sepolto nella chiesa dei cappuccini con il semplice epitaffio: "Hic iacet pulvis, cinis et nihil".
Del B. rimangono anche due pubblicazioni interessanti il suo Ordine religioso: un Tractatus de antiquo modo eligendi in religione capuccinorum, Romae 1640, e le Ordinationes pro bono regimine religionis capuccinorum, Romae 1640.
Nel codicillo aggiunto al testamento poco prima della morte, il 25 ag. 1646, il B. lasciava detto di spendere 500 scudi perché "... intendo dopo la mia morte che dal mio herede si facci stampare in buona forma il libro intitolato Triumphus crucis del R. Padre Fra Girolamo Savenarola (sic) Ferrarese domenicano, con il Salmo miserere dell'istesso Autore..."; e infatti a tale desiderio è dovuta l'edizione romana, senza data ma, probabilmente del 1647, curata dalla Propaganda Fide, dell'opera savonaroliana.
Bibl.: L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali..., VI, Roma 1793, pp. 243-246; L. von Pastor, Storia dei papi, XIII,Roma 1931, pp. 256, 257, 887, 912, 957, 958, 959; P. Pecchiai, I Barberini,in Archivi, Roma 1959, ciuad. s, pp. 151 s.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 640 s.