BANCHIERI, Antonio
Nacque a Pistoia da una antica e nobile famiglia, nel 1667 (era pronipote di Clemente IX Rospigliosi).
Durante il pontificato di Innocenzo XII, nel 1692, si recò a Roma, dove gli furono conferite le cariche di protonotaro apostolico, ponente della consulta e consultore della congregazione dei riti.
Si distinse per abilità, intelligenza e cultura, sì che nel 1703 Clemente XI lo nominò vicelegato di Avignone sino all'8 ag. 1706. Nel corso dello stesso anno il B., il quale aveva rifiutato la carica di nunzio a Parigi, fu nominato segretario della congregazione di propaganda e, l'anno seguente, assessore del Santo Uffizio. In tale carica poté rendersi interprete della direttiva del pontefice nella dibattutissima questione dei riti cinesi, inviando, l'11 ott. 1710, al generale dei gesuiti, Michelangelo Tamburini, un decreto dell'Inquisizione che li proibiva. Chiese successivamente, a nome del papa, una dichiarazione di completa sottomissione alle direttive della Chiesa.
Più tardi il B., insieme con i cardinali T. M. Ferrari e C. A. Fabroni, fece parte della congregazione speciale che era stata riunita dal pontefice tra la fine del 1712 e il 1713 per esaminare e condannare le Riflessioni morali del giansenista Pasquale Quesnel.
Divenuto segretario di Consulta nel 1712, seppe guadagnarsi anche la stima di papa Benedetto XIII, il quale nel 1724 lo destinò a succedere a monsignor Falconieri nella carica di governatore di Roma; lo stesso pontefice lo creò cardinale in pectore nel 1726, con nomina che venne resa pubblica il 30 apr. 1728.
Durante il conclave per l'elezione di Clemente XII il B. fu oggetto delle attenzioni diplomatiche e dei voti dei cardinali francesi. La possibilità di una sua elezione, tuttavia, non solo venne fortemente ostacolata dagli zelanti, ma fu considerata con una certa freddezza sia da parte imperiale che dalla Spagna. Se le pressioni della Francia non furono tanto forti da farlo giungere al pontificato, esse riuscirono tuttavia ad imporlo al nuovo pontefice quale segretario di Stato nel luglio 1730.
Lo stesso papa lo chiamò poi a far parte della Congregazione "De nonnullis", istituita con il preciso scopo di giudicare l'attività del gruppo di cardinalì beneventani - fra i quali il cardinale Coscia -imputati di guadagni illeciti durante il pontificato di Benedetto XIII. E fu proprio il B. che il 20 dic. 1730 intimò al cardinale Coscia di rinunciare all'arcivescovado di Benevento. A questi incarichi si aggiunse infine la nomina a prefetto di Consulta, del Contado Venassino, della Casa di Loreto e di Fermo.
Il B. morì a Pistoia il 16 sett. 1733.
Fonti e Bibl.: Alcune lettere del B. si trovano nell'Archivio Segreto Vaticano, Cardinali, vol. 90,ff. 608, 627; vol. 91, f. 275; vol. 91A, f. 23; V. Capponi, Biografia pistoiese,Pistoia 1878, p. 31 A. Le Roy, La France et Rome de 1700à 1715: Paris 1895, p. 402; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XV, Roma 1933, pp. 164, 348, 552, 554, 645, 647, 655 ss., 664 ss., 670 ss.; L. Marini, Il Mezzogiorno d'Italia di fronte a Vienna ed a Roma (1707-1734), in Ann. dell'Ist. Stor. Ital. per l'età mod. e contemp.,V(1953), pp. 4, C; Dict. d'hist. et de géogr. ecctés.,VI,Paris 1931, coll. 477-478.