BADILE (Baili), Antonio
Veronese, figlio di Girolamo, intagliatore; la sua data di nascita, tradizionalmente ritenuta il 1480, in base a notizie documentarie è stata posticipata fra il 1518 e il 1522 e fissata poi con relativa sicurezza al 1518, in quanto in un'iscrizione a tergo della pala nella chiesa di SS. Nazaro e Celso a Verona, datata 1543, il pittore si dichiara venticinquenne.
Non si hanno notizie della sua formazione; probabilmente ricevette i primi insegnamenti dallo zio Francesco, col quale andò ad abitare nel 1530 alla morte del padre, e che nel 1544 lo lasciò erede dei suoì beni. Nel 1541 il B. aveva presso di sé, come garzone e discepolo, Paolo Veronese, quattordicenne, e ciò induce a credere che il B. fosse in quegli anni il maestro più moderno di Verona. La sua attività si svolse quasi esclusivamente a Verona, dove morì il 9 ag. 1560.
La prima opera datata del B. è il ritratto del frate Salvo Avanzi, in veste di s. Nicolò da Tolentino, già nella collezione Thiene di Vicenza ed ora nelle Gallerie di Venezia, che reca nel verso la data 1540 e il monogramma del pittore, oltre una lunga scritta esplicativa. Opera giovanile, e forse di poco precedente, è la pala commissionata per la chiesa di Maria Consolatrice da Bartolomeo Festo (di cui fu rettore dal 1535 al 1566), rappresentante la Madonna in trono fra s. Dionigi e la Maddalena,ora nel Museo Civico di Verona (n. 380), segnata col monogramma, ma priva di data, dove il rigido schema compositivo e i colori chiari e dissonanti rientrano nella tradizione locale, impersonata dai Caroto, ma alcuni brani pittoricamente più sciolti dimostrano un'attenzione per i fatti più nuovi avvenuti a Venezia, nonché per le variazioni proposte nell'entroterra, dal Lotto al Moretto. Ricordi dei Caroto, in particolare della pala di Francesco in S. Fermo Maggiore (1528), sono evidenti anche nei santi della pala nella chiesa di SS. Nazaro e Celso, siglata e datata 1543 (recante a tergo la dichiarazione che il B. l'eseguì a venticinque anni e che fu posta in loco nell'ottobre del 1544), ma la Madonna in gloria nell'alone luminoso sotto il manto teso a baldacchino ricalca quella della pala eseguita dal Moretto per S. Giorgio in Braida nel 1540, mentre il Bambino allude già a quello della pala Pesaro di Tiziano, sulla quale il B. esemplò, un anno dopo (come è indicato nell'iscrizione a tergo), la Madonna di Piazza dei Signori per la chiesa di Santo Spirito, ora al Museo Civico (n. 244). Quest'opera, per la composizione monumentale e l'intavolazione tonale, segna il massimo sforzo dell'artista per adeguarsi ai tempi e ne è il raggiungimento più notevole.
Nelle opere eseguite successivamente (Pietà della parrocchiale di Mazzurega, siglata e datata nel verso 1545; Resurrezione di Lazzaro di S. Bernardino di Verona, siglata e datata nel verso 1546; Madonna col Bambino e i ss. Giovannino, Giustina, Prosdocimo, Scolastica e Benedetto della chiesa di Praglia, ora nel Museo, Civico di Padova, n. 636, datata 1552; Madonna in trono col Bambino e i ss. Giovanni Battista, Valeria, Francesco, Bartolomeo e Antonio della chiesa di Mazzurega, datata 1556) il pittore si restringe in un ambito sempre più provinciale.
L'unica opera tarda in cui il B. tenti di tenersi al passo coi tempi è la Presentazione al tempio della Pinacoteca di Torino, (n. 567), una composizione stanca e affastellata, dove è già il rifluire dell'arte del suo più grande allievo, Paolo Veronese. Sono attribuiti al B. anche alcuni ritratti, una specialità per la quale era molto lodato dagli antichi biografi (supposto ritratto del notaio Lazise, Lovere, galleria Tadini; ritratto di dama, Nivaagaard, galleria Hage; ritratto già creduto di Caterina Cornaro, Vienna, Kunsthistorisches Museum).
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