ASPRUCCI, Antonio
Nato a Roma il 20 maggio 1723 da Mario, detto il Vecchio, architetto, del quale nulla di più preciso si è appurato, e da Prassede Battini, l'A. fu scolaro dell'architetto Nicola Salvi, del quale divenne assistente, spesso incaricato di sorvegliare i lavori avviati dal maestro (S. Maria in Gradi, Viterbo). Divenuto indipendente, lavorò per il duca di Bracciano, quindi costruì una casa per Marcantonio Borghese a Pratica di Mare. Dal 1782 attese, su incarico del principe Borghese, alla sistemazione del Casino della Villa Pinciana e al riordinamento degli oggetti d'arte ivi contenuti: tale lavoro durò circa un ventennio. L'impronta dell'A. è particolarmente avvertibile al piano terreno, ove suo capolavoro è la galleria che ospita il gruppo berniniano di Plutone e Proserpina.Quil'A. dimostra una particolare capacita di fondere in sobrio equilibrio i caratteri stilistici del gusto rococò e quelli dell'incipiente stile "impero". La spartizione delle pareti del vasto ambiente è segnata da paraste scanalate con capitelli compositi e da riquadri ornati di stucchi e cammei di straordinaria finezza (l'A. fu coadiuvato da una schiera di artisti specializzati in tal genere di decorazione). La volta è fastosamente decorata da candelabre e rilievi di stucco, e grottesche di tipo "rocaille", ma il tutto contenuto in una netta spartizione geometrica e da un gusto archeologizzante che già pieannunzia - con diversa vivacità - la freddezza del gusto neoclassico. Anche il pavimento è accordato alla decorazione delle pareti. Per affinità di stile, il Lavagnino pensa si possano ascrivere all'A. anche le decorazioni del Gabinetto delle Maschere e del Gabinetto dei Busti, in Vaticano. In tale gusto quasi di transizione tra
Settecento e "impero" va posto il Tempietto di Esculapio (nell'odiemo Giardino del Lago), di ordine ionico, decorato sulla fronte e all'intemo da statue e fiancheggiato da gruppi che ricordano, nel loro intento di movimentare il paesaggio e di costituire un tramite tra architettura e sfondo naturale, un gusto ancor settecentesco e quasi romantico: come nella idea del finto rudere del tempio dedicato a Antonino e Faustina, eretto poco distante. Anche la chiesetta di Piazza di Siena, con un portico di ordine dorico, è da assegnare all'Asprucci. Il gusto dell'A., pur concedendo talvolta a una grazia tutta settecentesca, segnatamente nella decorazione, è avviato verso un equilibrio e una chiarezza di impostazione che esulano ormai dal rococò.
Morì a Roma il 14 febbr. 1808.
Suo figlio Mario, detto il Giovane, nacque a Roma il 10 dic. 1764. Si dedicò anch'egli, sull'esempio del padre, all'architettura, e lo aiutò nei lavori della Villa Pinciana. Qui lasciò il Tempietto circolare dedicato a Diana, poco distante dalla chiesetta di Piazza di Siena. Nel 1786 vinse un premio dell'Accademia di S. Luca. Negli ultimi anni si dedicò anche alla pittura, copiando gli antichi maestri.
Morì a Roma il 7 maggio 1804.
Fonti e Bibl.: G. Guattani, Memorie enciclopediche romane sulle Belle Arti, Antichità..., IV,Roma s. d. [ma 1809], pp. 86-89 (per A.); 122-125 per Mario il G.); M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di San Luca...Roma 1833, p. 289; E. De Tipaldo, Biografie degli Italiani illustri, II, Venezia 1835, pp. 427, 435; L. Ferrara, Galleria Borghese,Novara 1956, pp. 8-12; E. Lavagnino, L'arte moderna,Torino 1956, pp. 49 ss., 126; J. Meyer, Allgem. Künstler-Lexikon,II, p. 342; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler,II, p. 193.