ARALDI, Antonio
Nacque a Modena il 7 marzo 1819 da Gaetano e da Angela Magonza. Iniziò gli studi di ingegneria, ma, nel 1836, entrò come cadetto nel corpo dei pionieri di Modena. Congedato nel 1841 ebbe, per decreto ducale del 6 dic. 1845, la nomina ad istitutore di matematiche elementari nel Collegio dei nobili della stessa città. Dopo due anni d'insegnamento venne chiamato a tenere cattedra nell'istituto dei cadetti, nel quale era stato allievo.
Nella rivoluzione del '48 comandò, col grado di capitano, i volontari modenesi e reggiani e partecipò al combattimento di Governolo. Nominato dal governo provvisorio capitano del genio, fu però destinato dal commissario sardo in Modena al comando del I battaglione dei volontari modenesi e con questa colonna, dopo l'armistizio con l'Austria, riuscì a riparare in Piemonte. L'11 nov. 1848 fu nominato maggiore comandante il III battaglione bersaglieri, alla testa del quale fece la campagna del '49. A guerra finita, naturalizzatosi suddito sardo, fu collocato in aspettativa per scioglimento del corpo, e insegnò per circa quattro anni presso la Scuola di fanteria d'Ivrea.
Richiamato, col grado di capitano, a far parte dello Stato Maggiore del genio militare venne trasferito, nel marzo '55, ad un reggimento di zappatori col quale prese parte alla spedizione di Crimea. Imbarcatosi nel settembre '55 tornò nel luglio del '56, rimanendo nello stesso grado e presso il medesimo reggimento fino alla guerra del '59.
In questa campagna fu al ponte di Valenza, dove meritò la medaglia d'argento, a Solferino e a S. Martino. Farini lo volle come coadiutore del Fanti per l'organizzazione dell'esercito della Lega nell'Italia centrale ed egli accettò, adoperandosi, tra l'altro, ad infondere nuova vita a quel nucleo che doveva poi diventare l'Accademia militare di Modena.
Direttore del genio militare ad Alessandria (1862), a Palermo (1865) ed a Bologna (1866), fu promosso nel 1875, per i suoi meriti militari escientifici, maggiore generale col comando della fortezza e del presidio. di Mantova, uno dei capisaldi dello schieramento difensivo della frontiera con l'Austria. Dopo una breve parentesi al comando del genio territoriale di Milano (1876) e di Bologna (1877), ritornò nel '78 a Mantova rimanendovi per circa tre anni. In posizione di servizio ausiliario dal 16 febbr. 1882, fu nominato aiutante di campo onorario di S. M. il 5 marzo dello stesso anno. Collocato quindi a riposo, egli venne iscritto nella riserva col grado di tenente generale.
L'A. fu deputato del collegio di Carpi (Modena) per la IX e la X legislatura (1865-1870). Dalla parte che ebbe negli appelli nominali sulle più importanti questioni si osserva che si schierò quasi sempre con la destra per i provvedimenti politici e con la sinistra per le materie economiche e finanziarie. Rieletto deputato del collegio di Modena per la XV, XVI e XVII legislatura (1882-1890), fece parte della maggioranza governativa del Depretis e, dopo la morte di lui, sostenne il gabinetto Crispi fin quando, negli ultimi tempi, passò all'opposizione. Fu relatore di progetti di legge sull'amministrazione militare.
Scrisse varie opere di carattere militare e di critica a quanto si andava facendo per l'armamento dell'esercito e la fortificazione del territorio nazionale.
Fra queste meritano particolare menzione il saggio Sulle traiettorie identiche e sui proiettili equipollenti (Torino 1867), il volume su Gli ostacoli naturali e le fortificazioni (Roma 1882) ed un altro intitolato Gli errori commessi in Italia nella difesa dello Stato (Bologna 1884). Nel primo, sostenne che per accrescere la potenza dei cannoni rigati bisognava ridurne il calibro, allungare i proiettili ed imprimere loro grandi velocità iniziali di 600 e 700 metri al secondo, ottenendo in tal modo maggiore potenza balistica e grande risparmio di spesa, come in effettì venne poi fatto in Italia verso la fine del secolo. Nelle sue opere sulle fortificazioni, criticò il sistema prevalso di fortificare le valli alpine in posizioni troppo arretrate, con notevoli inconvenienti strategici e finanziari. Intorno alla questione della difesa di Roma, si dichiarò contrario alla dispendiosa cinta di forti intorno alla città, ormai quasi compiuti, mentre indicava come più adatte alla fortificazione le due importanti e per natura fortissime posizioni delle alture di Bracciano e dei colli di Albano, e suggeriva di chiudere con adeguate opere la bassa valle dei Tevere. Condusse anche studi minori intorno ai problemi delle ferrovie, alla sistemazione del Tevere e alla bonifica dell'Agro romano.
Morì a Bologna il 9 genn. 1891.
Fonti e Bibl.: Ministero Difesa-Esercito - Ufficio Generali, Stato di Servizio; A. Zanolini, Commemorazione del Generale A. A., Bologna 1891; G. Canevazzi, La Scuola Militare di Modena (1756-1915), II, Modena 1920, pp. 39 ss.; cfr. pure i giornali modenesi, Il Panaro, 9-26 genn. 1891; Il Cittadino, 9-13 genn. 1891.