MIARI, Antonio Angelo
– Nacque a Belluno dal conte Felice e da Fulcia Fulcis e fu battezzato il 13 giugno 1778. Buon dilettante di musica, compositore prolifico e pianista, ebbe la sua formazione musicale, come egli stesso narra in alcuni rapidi Cenni biografici, dapprima nella propria città, dove studiò clavicembalo con il veneziano G.B. Maschietti, e poi a Padova, dove per un biennio (1797-98) studiò contrappunto sotto la guida del maestro di cappella della basilica del Santo L.A. Sabbatini, cembalo e organo con F. Turrini e G. Valeri. Nel 1803 il M. sposò Anna Manfredini di Rovigo ed ebbe 12 figli, gran parte dei quali (in particolare Antonio Felice, compositore e strumentista, 1810-82) coltivarono interessi musicali. Il resto della sua esistenza si svolse tra il palazzo di piazza del Mercato in Belluno, la villa dominicale a Landris di Sedico (Belluno) e Venezia, dove la moglie aveva ereditato una residenza alle Zattere.
Il M. ricoprì anche incarichi pubblici: nel 1797, al tempo della Municipalità democratica, fu nominato capitano di una compagnia di ussari; durante il Regno Italico fu investito di vari ruoli presso la locale prefettura del Dipartimento della Piave (1808-13); dal 1815 al 1828 fu rappresentante dei nobili bellunesi presso la Congregazione centrale di Venezia. Qui raccolse un’ampia scelta di saggi di musica del XVIII secolo, parte dei quali fu oggetto delle esecuzioni che si tennero nei privati «veneti odeoni» che il M. organizzò nella residenza veneziana, frequentati «dalle più celebrate dilettanti, dagli amatori i più valenti, dai più provetti maestri dell’arte» (Gazzetta privilegiata di Venezia, 14 apr. 1821). Sempre a Venezia il M. conobbe e frequentò operisti con i quali intrattenne rapporti di amicizia ed epistolari: F. Morlacchi, N. Vaccai, P. Bresciani, G.A. Perotti.
Secondo una memoria coeva egli «era in corrispondenza con Majerbeer, con Mayer [Mayr], con Rossini, con Donizetti, con Pavesi, […] con Aiblinger, con Furlanetto, con Callegari, […] con Fioravanti» (Belluno, Biblioteca civica, Lascito Bianca Miari Melzi d’Eril). Produsse alacremente composizioni «figlie d’alcune delle quali furono poi le onorevoli aggregazioni a diverse accademie filarmoniche d’Italia come a quella di Bologna, Bergamo, Turrino, Vinegia, Verona» (ibid., Cenni biografici, c. IV); fu inoltre socio onorario dell’Accademia di S. Cecilia a Roma (1846).
A Belluno fu deputato della Società del Nuovo teatro (1835) e nel 1850 tra i fondatori e primo presidente della Società filarmonica, che diede vita a una scuola di istruzione musicale e a un complesso orchestrale al quale il M. destinò alcune sinfonie.
Il M. morì il 28 ag. 1854 nella propria villa di Landris.
La sua importante biblioteca, ricca di musiche manoscritte e a stampa di pregio dei secoli XVIII e XIX e della quasi totalità degli autografi delle proprie composizioni, si è ricomposta nella Biblioteca civica di Belluno grazie a due donazioni effettuate nel 1969 e nel 2004.
Per il M. l’attività compositiva prevalse su quella dell’esecutore e si espresse in un ambito perlopiù circoscritto al Musizieren familiare, estendendosi talora a eventi pubblici cittadini e a contesti accademici e societari forestieri. Già nel 1807 il M. si cimentò con il genere teatrale: non raggiunse le scene dei teatri veneziani e mise in scena le proprie opere nell’antico teatro di Belluno (il nuovo si inaugurò nel 1835) e nel teatrino en plein air della sua villa di Landris. Il M. compose drammi giocosi e semiseri esibendo, ancora negli anni Trenta, un tardivo interesse per la farsa.
L’inclinazione per il versante giocoso risente dello studio delle partiture delle opere e degli estratti operistici conservati nella sua biblioteca, che si devono ad autori quali G. Andreozzi, P. Anfossi, F. Bertoni, F. Bianchi, F.A. Calegari, D. Cimarosa, G. Gazzaniga, Chr.W. Gluck, P. Guglielmi, W.A. Mozart, S. Nasolini, G. Paisiello. Facilità e levità di fraseggio vocale e strumentazione scarna ma non banale caratterizzano la sua scrittura, quasi anacronistica nella vicinanza al solco della tradizione tardosettecentesca. Interpreti vocali furono spesso i suoi stessi figli, come nel caso del dramma giocoso La stanza terrena, dato nel 1837 nel teatrino di Landris. La farsa La notte perigliosa varcò invece i confini bellunesi e conobbe una trentina di esecuzioni in casa di un vivace animatore della vita culturale veneziana, il principe Andrea Erizzo.
Occasioni di maggior prestigio e risonanza per la composizione di cantate furono quelle celebrative, legate a eventi religiosi, civili e politici. Tali composizioni celebrarono sia le nozze di Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d’Austria (adeguando espressione e ampiezza dell’organico di esecuzione a un clima dominato dalla pompa e dalla retorica ufficiali), sia il nuovo pontefice bellunese Gregorio XVI, mentre a Verona il M. onorò una delle accademie alle quali era associato (gli Anfioni). Gli autori dei testi dei drammi e delle cantate del M. furono i letterati bellunesi A. Agosti, S. Barozzi, Felice Miari, G. Urbano e L. Pagani Cesa, D. Tessari, i veneziani L. Casarini e P. Beltrame e il noto librettista veronese G. Rossi.
Sul fronte della produzione sacra, il M. si dedicò a composizioni di ampio organico, quali messe con orchestra per la solennità di S. Cecilia e Requiem per la commemorazione di filarmonici defunti dedicati a società filarmoniche venete. Qui spunti solistici di taglio operistico, che lo esposero alle critiche di chi vi riconosceva eccesso di «modi teatrali» (Gazzetta privilegiata di Venezia, 23 apr. 1822), si alternano a sezioni corali, dove il M. esibisce un buon dominio della scrittura polifonica osservata. Altre messe brevi, spesso accompagnate dall’organo concertante, vennero destinate all’uso delle parrocchie del Bellunese. Numerose composizioni religiose del M. conservate in biblioteche e archivi ecclesiastici di area veneta testimoniano una certa fortuna regionale di questo repertorio, destinato prevalentemente a formazioni corali a voci pari con solisti, secondo l’uso della tradizione di riservare alle voci virili il canto liturgico.
Particolare interesse dimostra il M. per le «parafrasi», genere di musica spirituale su testi liturgici volgarizzati. Sulla scorta di esempi illustri del passato e coevi (B. Marcello, N. Jommelli, J.C. Aiblinger) intonò con successo le parafrasi di Loreto Mattei sopra i salmi e di Evasio Leone sopra i Treni del profeta Geremia. Queste ultime cinque Lamentazioni (1820-21) gli valsero la stima di due eminenti storiografi musicali, F.S. Kandler e R.G. Kiesewetter, con i quali intrattenne un serrato carteggio in occasione delle esecuzioni nei Kiesewetters Historische Konzerte tenute nella residenza viennese dello studioso negli anni 1827-28; invano il M. cercò, tramite Kandler, di pubblicare le Lamentazioni presso Ricordi o altri editori, ma questo notevole saggio della sua arte gli propiziò l’ammissione alla Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna e alla Philharmonischer Verein di Graz. Alcune cantate da camera per voce accompagnata da parti pianistiche dallo sviluppo elaborato, un gruppo di canzonette devozionali e una raccolta di duettini su testo metastasiano completano il quadro della produzione vocale.
Il M. fu compositore eclettico anche in ambito strumentale: scrisse musiche per banda, di intrattenimento, strumentali da camera, per fiati e per archi. Si conservano 32 quartetti per archi e altre composizioni destinate a una variegata gamma di combinazioni cameristiche, segno di un’incessante ricerca di confronto con le più diverse scritture idiomatiche. Nei primi quartetti, caratterizzati da una rigorosa attenzione per la struttura formale, prevale la ricezione del repertorio della Wiener Klassik, dal M. ben conosciuto. In seguito il M. si dimostra aggiornato nelle scelte degli oggetti di parodia, parafrasi e trascrizione della sua musica strumentale, quasi sempre attinti al repertorio operistico. Le opere di G. Verdi, appena approdate alla Fenice di Venezia (Attila, 1846; Macbeth, 1847; I masnadieri, 1849), irruppero quale soggetto prediletto dei suoi quartetti maturi.
Nella letteratura pianistica il M. esibisce una scrittura evoluta e raffinata, nutrita dalle sue notevoli capacità tecnico-esecutive. Al proprio strumento dedicò sonate dall’ampio sviluppo e Otto variazioni e un finale, sopra un tema ideale, l’unica sua opera affidata alle stampe (Milano 1832), dedicata a Morlacchi; mentre a G. Rossini offrì una brillante Fantasie pianistica sull’Otello del dedicatario. Il M. scrisse inoltre brevi sinfonie, generalmente articolate nei modi delle ouvertures operistiche in una breve introduzione lenta e un tempo veloce.
Opere (conservate in gran parte in Belluno, Biblioteca civica, Fondo Miari). L’Avaro deluso, farsa (libretto di A. Agosti), Belluno 1807; La moglie indiana, dramma (G.U. Pagani Cesa), Venezia circa 1808; Il prigioniere, farsa (F. Miari), Belluno 1808; Un pazzo ne fa cento, dramma giocoso, ibid. 1809; Don Chisciotte della Mancia, dramma eroicomico (forse di F. Miari), ibid. 1810; La notte perigliosa, farsa (L. Casarini), Venezia e Pontelongo (Padova) 1818; Adelaide e Fernando ossia Il fortunato riconoscimento, dramma, Belluno forse 1824; L’astrologo per amore, dramma giocoso, Landris di Sedico 1833; Le nozze in fumo, farsa (P. Beltrame), Belluno 1835; La stanza terrena, dramma giocoso (Id.), Landris 1837; La separazione, dramma semiserio (Id.), ibid. 1839; La pruova in Amore, farsa, Belluno s.d.; Il tutore deluso, commedia buffa, ibid. s.d. Inoltre: 17 messe a cappella o con organo; 4 messe con orchestra o fiati; frammenti di messa; 6 messe da Requiem; mottetti; canzonette devozionali; 6 cantate con orchestra; cantate con basso continuo; parafrasi (5 lamentazioni e salmi); concerti; 22 sinfonie; 12 sonate; una fantasia e 9 serie di variazioni per cembalo o pianoforte; 6 sonate per organo; trii; 32 quartetti; diversi lavori cameristici, musiche per banda.
Fonti e Bibl.: Belluno, Arch. storico del Comune, Ruolo di popolazione, b. 1436; Ibid., Biblioteca civica, Lascito Bianca Miari Melzi d’Eril, mss. s.n.: Cenni biografici / di me Antonio Miari; lettere (tra le altre di F.S. Kandler, R.G. Kiesewetter, F. Morlacchi, N. Vaccai, G. Ricordi) e altre carte personali; Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Cart. Rangoni, LXI, 51-60; LIII, 13; B 2809, cc. 251 s.; B 2831, c. 164; B 2832, cc. 40, 46-47v (19 lettere del M., A. Manfredini, F. Rangone, 7 genn. 1806 - 8 sett. 1841); Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Carteggio Miari-Kandler, 9/32, 1-17 (17 lettere, 24 febbr. 1820 - 11 maggio 1828, 8 lettere non datate); F. Miari, Per le cospicue nozze del nobile signor conte A. M. colla nobile signora contessa A.M. Manfredini, Belluno 1803; Ebdomadario del Dipartimento della Piave, 4 giugno 1810, p. 92 e 11 giugno 1810, pp. 90 s.; Foglio della Piave, 19 apr. 1811; Gazzetta privilegiata di Venezia, 24 marzo 1819; 14 apr. 1821; 19 maggio 1821; 23 febbr. 1822; 23 apr. 1822; 5 nov. 1823; 12 ott. 1831; 3 nov. 1834; 21 ott. 1837; 17 ott. 1839; 16 dic. 1839; 18 dic. 1840; 2 dic. 1841; 30 nov. 1842; 16 sett. 1843; 3 dic. 1845; Giornale dipartimentale adriatico, 20 ag. 1812; Quotidiano veneto, 4 febbr. 1812; Il Nuovo Osservatore veneziano, 11 apr. 1818; Il Gondoliere, 8 nov. 1834; A. Volpe, Elogio funebre del nobile conte A. M.… Letto… il dì 4 settembre 1854, Belluno 1854; F. Miari, Cronache bellunesi inedite, Belluno 1865 (rist. anast. Bologna 1977); G. Meyerbeer, Briefwechsel und Tagebücher, a cura di H. Becker, I (bis 1824), Berlin 1960, p. 563; Il carteggio personale di N. Vaccaj, a cura di J. Commons, Torino 2008, I, pp. 534, 558, 560, 653 s., 1036 s.; II, pp. 256, 933; F. Praloran, Storia della musica bellunese, II, Maestri di cappella della cattedrale, Belluno 1885; IV, Maestri compositori, ibid. 1887; V, Istituzioni musicali, ibid. 1891, passim; Il Gazzettino (ed. di Belluno), 15 sett. 1949 e 16 luglio 1950; B. Dal Fabbro, La cravatta bianca, Milano 1965, p. 220; L. Dalla Valle, A. M., musicista bellunese del primo Ottocento, tesi di laurea, facoltà di lettere e filosofia, Università di Padova, a.a. 1966-67; H. Kier, Raphael Georg Kiesewetter (1773-1850) Wegbereiter des musikalischen Historismus, Regensburg 1968, p. 182; F. Tamis, A. M. musicista bellunese, Belluno 1976; A. Alpago Novello, Ville della provincia di Belluno, Milano 1982, pp. 397 s.; A. Barina, Un quartetto inedito di A. M., musicista bellunese di inizio Ottocento, in Per Archi, I (2007), pp. 75-105; P. Da Col, Catalogo dei Fondi musicali A. Miari e G.B. Velluti della Biblioteca civica di Belluno, Venezia 2009; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 83.
P. Da Col