AMOROSI, Antonio
Pittore, nato a Comunanza (Ascoli Piceno) nel 1660.
Pressoché smarrita, per la dispersione delle opere, la conoscenza dell'artista, un tentativo di ricostruzione da parte del Voss portò a identificare come dell'A. la produzione del seicentista nordico Eberhard Keil, e solo successivamente, per merito del Longhi, si è giunti alla sicura distinzione delle due personalità, distinzione che di recente si è voluta rimettere di nuovo in discussione, peraltro senza alcun fondamento.
Allievo in Roma di Giuseppe Ghezzi e attivo nella stessa città, la sua prima opera riconosciuta è il Ritratto di Filippo Ricci (firmato) nella collezione Weitzner a New York, che mostra stretti rapporti di derivazione dai modi dello stesso Ghezzi. Della sua produzione di pittura di "storia", persi gli affreschi nel palazzo comunale di Civitavecchia e essendo ancora da riconoscere altre opere citate dal Pascoli, rimane testimonianza nel S. Gregorio e le anime purganti nella chiesa di S. Maria della Morte in Civitavecchia, del 1702 circa, nella Madonna con s. Francesco di Paola, databile prima del 1722, della chiesa di S. Rocco a Roma, nonché nella tela con la Gloria di san Bernardino in S. Bernardino ai Monti a Roma, del 1736-38: opere, invero, di modesta qualità e di grande genericità di stile. Tuttavia, la fama maggiore dell'A. è legata ai suoi dipinti di "bambocciate": quadretti di piccolo formato e di semplici argomenti popolareschi, vivamente apprezzati dai contemporanei, nei quali tale antico genere si colora di accenti arcadici, blandamente idillici nei contenuti e di tenue sostanza formale, in consonanza di atteggiamento mentale con le figurazioni di A. Locatelli, di P. Anesi o P. Monaldi. Di tale abbondante produzione, sparsa in musei e collezioni private d'Europa e ancora poco nota, si possono in particolare ricordare: il Contadinello col nido e la Contadinella col pulcino nella collezione Devonshire a Londra, il Fanciullo col grappolo d'uva nella Galleria di Schleissheim, il Piccolo flautista del Museo di Nancy, due mezze figure di bambine nel Museo di Stoccolma, il Giovane col calice, il Giovane pittore ridicolo ed alcuni dipinti nella Pinacoteca comunale di Deruta, provenienti dalla raccolta dello storiografo Lione Pascoli, ecc.
L'A. morì a Comunanza nel 1738.
Il figlio dell'A., Filippo, anch'egli pittore e imitatore del padre, ma in modi più scadenti, è personalità ancora da ricostruire, e pertanto può ritenersi che molte sue opere. vadano oggi confuse con quelle paterne.
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