MALASPINA, Antonio Alberico
Nacque presumibilmente nell'ultimo quarto del secolo XIV da Spinetta, marchese di Fosdinovo e duca di Gravina e da Margherita da Barbiano, figlia di Francesco conte di Cunio. Nel 1398 successe al padre insieme con il fratello Gabriele sotto la reggenza della madre.
Grazie alla politica accorta di Margherita, il marchesato superò indenne le lotte che a cavallo fra XIV e XV secolo sconvolsero la Lunigiana: la donna, infatti, provvide a richiedere l'investitura feudale a Gian Galeazzo Visconti, resa necessaria dalla nomina di quest'ultimo a vicario imperiale in Italia (26 febbr. 1399), e a scegliere nella Repubblica fiorentina il miglior alleato possibile, provvedendo a firmare la necessaria accomandigia (26 maggio 1410). Fra le azioni notevoli di Margherita da Barbiano durante la tutela va segnalato il tentativo di acquistare da Giovanni Colonna, luogotenente di Gabriele Visconti signore di Pisa, per 8500 fiorini Sarzana e i vicini castelli di Falcinello e Santo Stefano. Secondo un patto segreto che la marchesa aveva stretto con la Repubblica fiorentina, quest'ultima avrebbe ricevuto quanto acquistato a eccezione di Falcinello, che sarebbe stato ceduto al M. (settembre-novembre 1404). Il progetto non riuscì e solo oltre sessant'anni dopo Firenze si sarebbe impadronita di Sarzana grazie all'intermediazione di un figlio del M., Gabriele.
Quando nel 1413 la tutela cessò, il M. si ritrovò a governare da solo il marchesato per la prematura scomparsa del fratello. Egli proseguì la politica filofiorentina avviata dalla madre, come dimostrano i rinnovi delle accomandigie effettuati nel 1417, nel 1428 e nel 1439: nel corso degli anni questa scelta di campo comportò vari ingrandimenti territoriali. Il primo consistente ampliamento avvenne nel 1418 quando il M. affiancò la Repubblica fiorentina nella lotta contro i marchesi di Castel dell'Aquila, colpevoli di aver quasi sterminato il ramo dei Malaspina di Verrucola (16 giugno) e di averne occupato il dominio.
Già tre anni prima il M. era intervenuto come garante nella pace firmata dai marchesi di Castel dell'Aquila e dal marchese Niccolò di Verrucola (12 ag. 1415) dopo un lungo periodo di scontri. Il M. era il parente maschio più prossimo ai due contendenti e questo può spiegare il suo ruolo in quell'occasione.
Fu a Fosdinovo che si recarono i commissari fiorentini appena giunti in Lunigiana e da lì partì l'esercito che, rafforzato con alcuni uomini del M., riconquistò tutte le terre del Fivizzanese cadute nelle mani dei marchesi di Castel dell'Aquila. Nella ripartizione delle terre confiscate il M. ottenne gran parte di quelle appartenenti a questi ultimi, suoi primi cugini, compreso l'ex marchesato di Olivola, da essi incorporato alcuni anni prima; alla fine dello stesso anno sposò Giovanna, una dei due giovani Malaspina di Verrucola sopravvissuti alla strage.
Risulta errata l'affermazione di alcuni storici, secondo i quali i marchesi di Castel dell'Aquila riottennero la loro signoria dopo poco tempo: la Repubblica fiorentina incorporò Castel dell'Aquila e solo in un secondo tempo la cedette al M., forse come compenso per la sua attività militare in Lunigiana. Gli spodestati marchesi si trasferirono nel Veronese, dove possedevano ingenti beni e dove morirono negli anni Quaranta. Buona parte dei beni veneti passarono ai discendenti del M. grazie al matrimonio dei suoi figli, Lazzaro e Gabriele, con due delle eredi di quel ramo.
Negli anni successivi il M. fu al fianco di Firenze nella guerra contro Lucca, conquistando, fra il 1428 e il 1430 in nome del potente alleato Carrara, Avenza, Moneta e Massa, che fu poi costretto a restituire per l'intervento di Niccolò Piccinino. Con la pace firmata a Ferrara il 26 apr. 1433 il M. fu riconosciuto vassallo imperiale da Filippo Maria Visconti, duca di Milano.
Solo nel gennaio 1434 i Lucchesi levarono il bando che avevano posto sulla persona del M. durante la guerra, ma ci volle un altro anno perché il marchese riottenesse i beni che gli erano stati confiscati nel dominio di Lucca, mentre la cassazione della sentenza di condanna avvenne solo nel 1442. Nel 1437 il M. occupò nuovamente Massa e anche Casola, che passò poi a Firenze e diversi anni dopo sarà controllata dal nipote del M., Leonardo. Secondo i patti firmati con gli abitanti, il M. avrebbe dovuto governare quel luogo solo per quattro anni e poi restituirlo a Lucca, ma non lo fece e Lucca si vendicò sobillando Minucciano, che apparteneva al territorio controllato da Casola, alla rivolta avvenuta nel 1447, dopo la morte del Malaspina.
Nel giugno 1435 Firenze affidò al M. la custodia di Pisa. Nel 1442, invece, fu Firenze a rinunciare a un territorio controllato in favore del fedele alleato M., che l'8 dicembre entrò così in pieno possesso di Massa e della sua vicaria. I Massesi erano stati incitati da Firenze a fare volontaria dedizione al M. e ciò appare nelle convenzioni da lui approvate quel giorno, dove non si fa alcun accenno ai diritti che il marchese vantava su quella cittadina.
Nell'agosto 1433 la Repubblica fiorentina concesse al M. e ai suoi discendenti maschi la cittadinanza e altri privilegi relativi alle quote del Monte Comune e all'acquisto di possessi nel proprio dominio. Nell'ottobre 1414 la Repubblica aveva inutilmente cercato di aiutare il M. a recuperare il Ducato di Gravina, già posseduto dal padre ma incorporato dal re di Napoli alla morte del marchese Spinetta.
Il M. morì il 9 apr. 1445.
Dalla moglie Giovanna Malaspina di Verrucola ebbe diversi figli, fra i quali Giacomo, capostipite del ramo di Massa; Lazzaro, morto il 4 luglio 1451, da cui discesero i marchesi di Castel dell'Aquila; Gabriele, fondatore della linea di Fosdinovo; Francesco, prete, morto nel 1467; Spinetta, morto nel 1505, che diede origine al ramo veronese della famiglia; Antonia, moglie di Spinetta Fregoso, signore di Carrara. Ebbe anche un figlio illegittimo, Simone, che si dedicò alla carriera militare e che morì a Mirandola il 17 genn. 1479.
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