AGLIARDI, Antonio
Cardinale, nato a Cologno al Serio il 4 settembre 1832, morto a Roma il 19 marzo 1915. Laureato in filosofia al Seminario Romano e in teologia dopo una disputa col padre Passaglia, dottore in introque, fu professore, parroco, predicatore, e infine, chiamatovi da Pio IX, insegnante di teologia morale nel seminario urbano di Propaganda Fide. Nel 1884, consacrato arcivescovo di Cesarea e nominato delegato apostolico nelle Indie, gettò le basi di un concordato con il Portogallo, fondò due seminari per il clero indigeno, e presiedette a tre Sinodi. Tornato in Italia, fu nominato nel 1886 segretario della Congregazione degli affari ecclesiastici straordinarî, nel periodo interessante per varî tentativi di conciliazione tra il Papato e lo Stato italiano. E verso la conciliazione pareva convergere l'opera dei tre successivi segretarî di stato di Leone XIII, cardinali Franchi, Nina, Jacobini. Al discorso del papa, del 4 giugno 1885, ai rappresentanti delle diocesi italiane, tenne dietro l'appello all'Italia per la sua conciliazione col Papato, nel discorso pronunciato nel concistoro del 23 maggio 1887. Il cosiddetto quartetto, formato dall'A. insieme con i monsignori Galimberti e De Montel e il barone Schlözer, sosteneva la conciliazione, sebbene lo stesso monsignor Agliardi fosse chiamato il contrappeso dell'intransigente cardinal Rampolla. Mentre l'Opera dei congressi e comitati cattolici iniziava una raccolta nazionale di firme per una petizione al Parlamento italiano, perché venisse accolto l'appello di Leone XIII, il 10 giugno 1887 i ministri Crispi e Zanardelli rispondevano ad una interpellanza dell'on. Bovio, affermando d'ignorare quanto avveniva sull'altra sponda del Tevere. Fu una doccia fredda che, insieme con l'opposizione della Francia, valse a far mutar rotta alla S. Sede, fino alla sconfessione che l'A. si rifiutò di redigere. Intanto l'A. collaborava con monsignor Galimberti alla definizione dei negoziati con la Germania per il modus vivendi che doveva segnare la pacificazione religiosa della Germania dopo il Kulturkampf, salvando da una completa disfatta Bismarck, certo con non grande soddisfazione del centro. Conseguenza della pace fu la nomina dell'A. a nunzio apostolico a Monaco di Baviera, dove poté valutare tutta l'importanza dell'azione sociale dei cattolici tedeschi, che precorse e preparò l'enciclica Rerum Novarum sulla questione operaia. Ma l'applicazione della storica enciclica poté farla come nunzio a Vienna. La sua opera in sostegno dei cattolici democratici cristiani lottanti contro la corte, contro i giudeo-magiari dell'alta finanza, e perfino contro l'alto clero, è sintetizzata nella frase del dott. Lueger, capo dei cristiano-sociali: "Monsignor A. è stato il salvatore di Vienna".
Creato cardinale del titolo dei Ss. Nereo e Achilleo nel concistoro del 22 giugno 1896, fu più tardi vescovo di Albano, nel 1902 prefetto dell'economato di Propaganda, e nel 1903 vice-cancelliere della Chiesa. La figura serena e forte del cardinal A. divenne presto popolare a Roma, anche perché seppe mantenere contatti con uomini di idee diversissime, e talvolta contrastanti. Accolse come suo segretario don Romolo Murri, nel periodo burrascoso della democrazia cristiana, movimento che il cardinal A. protesse. Godette sempre la fiducia piena ed intiera di Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, e morì rammaricato "di non assistere quaggiù ai trionfi e alle glorie del nuovo papa".