Vedi ANTONINO PIO dell'anno: 1958 - 1994
ANTONINO PIO (v. vol. I, p. 442)
Dell'imperatore si sono conservati circa 120 ritratti, raggruppati in due diversi tipi iconografici. La maggior parte di essi, oltre cento, appartiene al tipo principale, creato (secondo l'indicazione delle monete) in occasione dell'adozione di A.P. (avvenuta il 25 febbraio del 138) e mantenuto durante tutto il periodo del suo regno. M. Wegner aveva pensato di poter suddividere questo tipo in due sottotipi: il tipo «Formia» e il tipo «Croce Greca», e le ricerche successive hanno seguito questo suo orientamento. Ma da una più precisa osservazione del profilo e del retro risulta che i due «sottotipi» del Wegner risalgono a un comune prototipo. Le differenze che si possono individuare tra le singole copie concernono numero e distribuzione dei riccioli frontali, osservando i quali si potrebbero trovare per la verità variazioni anche più numerose di quelle individuate dal Wegner. Non è però chiaro a tutt'oggi il significato di queste differenze; esse non appaiono significative dal punto di vista cronologico, né tantomeno possono concorrere all'individuazione di diverse botteghe di scultura, poiché alcune versioni differenti provengono sicuramente dalla stessa officina. Non si può neanche dire, infine, che a queste variazioni corrispondano altrettanti diversi «messaggi». Si tratta piuttosto di interventi arbitrari operati dagli scultori che potevano modificare il ritratto dell'imperatore (che sostanzialmente restava invariato) attraverso l'omissione di uno o due riccioli. Secondo il principio della lectio difficilior è probabile che la versione con capigliatura frontale più completa corrisponda al tipo iconografico originario (le migliori repliche sono al Museo Nazionale Romano, da Formia, e a Monaco).
Come nell'iconografia di Adriano, anche per A.P. vi sono alcuni ritratti che si differenziano maggiormente dal tipo principale (p.es. quello di Roma, Museo Nazionale Romano, dal Palatino), che sono considerati, pertanto, documenti di particolare autenticità iconografica. Anche in questo caso, però, non si tratta di creazioni veramente indipendenti, poiché alcuni dettagli dell'acconciatura dimostrano chiaramente la loro derivazione dall'archetipo principale.
L'altro tipo iconografico, denominato dal Wegner «busto loricato della Sala dei Busti 284» (è questa, infatti, la copia migliore), ci è noto in circa dieci esemplari: ha dunque avuto una diffusione) minore rispetto al tipo principale. A giudicare dalla resa dei riccioli, che lo avvicinano molto al «busto panneggiato Vaticano Busti 283» di Adriano, anche questo tipo doveva risalire all'inizio del regno di A.P.; la presenza simultanea di due diversi tipi figurativi è difficilmente spiegabile. Si potrebbe proporre l'ipotesi che sia stato creato in occasione dell'adozione il tipo «Busti 284», e circa sei mesi dopo, all'inizio del regno di A.P., il tipo «principale». Ma dalle monete risulta che il tipo principale era già in uso dal febbraio dell'anno 138, e allora bisogna pensare che si sia verificato il processo opposto: all'inizio del regno venne introdotto un nuovo tipo iconografico che però non riuscì a imporsi per la presenza di un altro, già sperimentato in precedenza.
Si può dire, comunque, che entrambi i tipi siano stati, sia pure in misura diversa, recepiti nel repertorio iconografico, e che siano stati utilizzati come modello anche per le opere realizzate dopo la morte di A.P.: il tipo principale per la base della colonna di Roma, il tipo «Busti 284» per il rilievo delle adozioni da Efeso conservato a Vienna.
Come già per Adriano, è spesso presente, sia nei busti, sia nelle statue, l'abito militare.
Bibl.:M. Wegner, Die Herrscherbildnisse in antoninischer Zeit (Das Römische Herrscherbild, II, 4), Berlino 1939, p. 15 ss., 125 ss., tavv. I-IX; id., Verzeichnis der Kaiserbildnisse von Antoninus Pius bis Commodus, in Boreas, II, 1979, pp. 87-123; Κ. Fittschen, P. Zanker, Katalog der römischen Bildnisse in den Capitolinischen Museen, I, Magonza 1985, p. 63 ss., nn. 59-69, tavv. LXVII-LXIX, tavv. agg. XXXIX-XLIX; D. Böschung, Kopf des Antoninus Pius, in E. Berger (ed.), Antike Kunstwerke aus den Sammlung Ludwig, III, Skulpturen, Magonza 1990, pp. 379-382, n. 253.
(R Fittschen)