PARATO, Antonino
– Nacque a Sommariva del Bosco, in provincia di Cuneo, il 5 agosto 1823 da Giovanni Battista, maestro e segretario comunale, e da Maria Bussi.
Fu fratello minore di Giovanni (1816-1874) e Giuseppe (1821-1893), entrambi sacerdoti e anch’essi personalità attive nel mondo scolastico piemontese.
Dopo aver studiato nelle scuole secondarie di Carmagnola, dove ebbe come docente Giovanni Antonio Rayneri, che avrebbe rappresentato per lui un primario punto di riferimento culturale e pedagogico, nel 1844 Parato conseguì la laurea in lettere presso l’Università di Torino sotto il magistero di Pier Alessandro Paravia. Cominciò quindi a insegnare retorica, prestando servizio per circa un quindicennio in vari collegi, a Ceva, Mortara, Asti e Nizza Marittima. In quel periodo, come documentano alcuni scritti (in particolare Sulla situazione dei Collegi nazionali, Alessandria 1850), egli condivise il progetto scolastico sostenuto dagli ambienti del riformismo pedagogico subalpino a partire dagli anni Quaranta e animato da studiosi come Domenico Berti, Carlo Boncompagni e lo stesso Rayneri.
Nel 1849 passò all’insegnamento nei collegi nazionali e si trasferì quindi a Torino presso il cui collegio nazionale svolse per un breve periodo anche il compito di direttore degli studi e di disciplina. Con la trasformazione dei cosiddetti ‘corsi speciali’ – istituiti nel 1848 a fianco dei corsi classici – in scuole tecniche prevista dalla legge Casati (1859), andò a insegnare discipline letterarie, storia e geografia nella scuola tecnica Monviso della capitale subalpina.
All’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, Parato lasciò temporaneamente l’attività di docente per svolgere importanti incarichi governativi. Nel 1861 fu inviato dal ministro della Pubblica istruzione, Francesco De Sanctis, in qualità di delegato straordinario a Cosenza per riordinare le scuole della Calabria e della Basilicata e avviare l’istituzione delle scuole normali per la preparazione dei maestri; della missione svolse una dettagliata relazione al locale Consiglio provinciale scolastico (Statistica delle scuole elementari della Provincia di Calabria Citeriore, in Il Calabrese, 21 agosto 1862). In seguito collaborò all’inchiesta sulla scuola avviata da Carlo Matteucci, successore di De Sanctis al dicastero della Pubblica istruzione, stendendo la relazione finale riguardante l’istruzione elementare e le scuole normali e magistrali.
Rifiutata la nomina di provveditore agli studi a Como, preferì tornare a Torino con l’incarico di direttore della scuola tecnica nella quale insegnava, dove restò ininterrottamente fino al pensionamento.
Agli impegni professionali Parato associò un’intensa attività pubblicistica svolta soprattutto a partire dagli anni Sessanta e orientata in triplice direzione: compilazione di libri scolastici, direzione di una rivista per i maestri e apporti in campo politico-scolastico e pedagogico.
Nell’ambito della manualistica fu uno degli autori di punta della casa editrice Paravia per almeno il primo trentennio postunitario. Pubblicò in specie testi per l’istruzione elementare (Il libro dei fanciulli proposto alle scuole d’Italia, I-II, Torino-Milano 1860), le discipline umanistiche delle scuole tecniche (l’Antologia italiana, Torino-Milano1863) e l’educazione femminile (La morale pratica, ossia i doveri esposti alle giovinette italiane cogli esempi delle donne celebri, Torino-Milano 1866). Il suo Piccolo compendio della storia d’Italia esposta per biografie apparso nel 1865 (e riedito fino agli inizi del Novecento) fu il testo di storia più ricorrente negli elenchi ministeriali dei libri adottati nelle scuole elementari del 1880.
Il suo apporto più significativo alla vita scolastica italiana, inizialmente a fianco del fratello Giovanni e poi con la direzione in proprio, fu tuttavia rappresentato dalla pubblicazione della rivista magistrale La Guida del maestro elementare italiano (1864-97).
Intorno alla testata si raccolse un gruppo di insegnanti noti come i ‘metodisti’, per l’impostazione dell’insegnamento grammaticale basato sulla nomenclatura, i quali settimanalmente mettevano a disposizione dei maestri esercizi e modelli di lezioni per aiutarli nell’attività didattica quotidiana.
Sul piano politico-scolastico i fratelli Parato, e segnatamente Antonino, furono contrari all’avocazione allo Stato delle scuole elementari e favorevoli, invece, a un più ampio coinvolgimento della società civile nello sviluppo dell’istruzione. Antonino avanzò, fra l’altro, l’ipotesi di una tassa scolastica da far pagare agli abbienti per migliorare le condizioni economiche dei maestri. Voce ispirata a una visione cristiana (ma non confessionale) dell’educazione, critica verso la pedagogia scientifica e favorevole alla libertà scolastica, La Guida fu il periodico per i maestri più diffuso in Italia fino agli anni Ottanta dell'Ottocento.
Secondo Antonino i tre principi su cui si modellava la sua attività pubblicistica erano l’esito di una tradizione pedagogica nazionale, le cui radici erano poste nella cultura umanistica; tale tema fu trattato in un’ampia silloge di scritti già apparsi, pubblicata nel 1885 a Torino per i tipi di Botta con il titolo La scuola pedagogica nazionale, in serrata polemica con i sostenitori del positivismo accusati di «esterofilia pedagogica».
Nei saggi raccolti nella prima parte e costituiti da una serie di biografie di insigni educatori, Parato si sforzò di dimostrare che fin dai tempi antichi (si rifaceva addirittura all’insegnamento di Pitagora per dimostrare la sua tesi) la «sapienza italica» aveva dato vita a un'autentica scuola, compatta e ferma nelle sue tradizioni. Essa aveva dato i suoi frutti maggiori nella prima metà del XIX secolo con quella che egli definì la «scuola nazionale», i cui maggiori esponenti erano individuati in Raffaello Lambruschini, Ferrante Aporti, Gino Capponi, Niccolò Tommaseo, Antonio Rosmini, Boncompagni e Rayneri. Contro l’illusione di poter fare della scienza la travatura di una moderna morale (la presunta «religione del progresso»), Parato in linea con quegli autori individuò nel cristianesimo (la «religione dei padri») una riserva di valori in grado di assicurare stabilità sociale e solido fondamento educativo, presupposto primo per la formazione dell’uomo e al tempo stesso del cittadino. Simili premesse furono sviluppate in senso cattolico-liberale, senza nostalgie confessionalistiche, prendendo a modello il Manzoni autore delle Osservazioni sulla morale cattolica.
Nel pieno rispetto dello Stato liberale e nella celebrazione di casa Savoia, identificata come l’attore principale della raggiunta unità nazionale, Parato prese infine posizione su alcune questioni di politica scolastica dibattute in quegli anni, proclamando la centralità educativa della famiglia, richiamando il compito non solo istruttivo ma anche educativo del maestro, denunciando i limiti dei metodi didattici proposti dalla pedagogia positivistica.
Conclusa nel 1897 l’esperienza della Guida del maestro elementare italiano e lasciata la scuola nel 1903, Parato si ritirò a vita privata e morì a Torino il 10 gennaio 1908.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale (1860-1880), b. 1559, ad nomen.
G. China, P. A., in Dizionario illustrato di pedagogia, diretto da A. Martinazzoli - L. Credaro, III, Milano s.d., pp. 141-146; G.B. Gerini, Gli scrittori pedagogici italiani del secolo XIX, Torino 1910, pp. 702 s.; N. Quartana, Commemorazione di A. P., Torino 1933; G. Talamo, La scuola. Dalla legge Casati alla inchiesta del 1864, Milano 1960, pp. 42, 60; Scuola e stampa nell’Italia liberale. Giornali e riviste per l’educazione dall’Unità a fine secolo, a cura di G. Chiosso, Brescia 1993, pp. 10, 15, 17-19; La stampa pedagogia e scolastica in Italia (1820-1943), a cura di G. Chiosso, Brescia 1997, ad ind.; M.C. Morandini, Educazione, scuola e politica nelle «memorie autobiografiche» di Carlo Boncompagni, Milano 1999, p. 67; Ead., Scuola e nazione. Maestri e istruzione popolare nella costruzione dello Stato unitario (1848-1861), Milano 2003, pp. 106 s., 169 s., 262, 266, 454; A. Ascenzi, Tra educazione etico-civile e costruzione dell’identità nazionale. L’insegnamento della storia nelle scuole italiane dell’Ottocento, Milano 2004, pp. 28, 53 s., 56 s., 59-61; G. Pisani, Cultura e scuola a Cosenza nel primo decennio post-unitario, in Tra Calabria e Mezzogiorno. Studi storici in memoria di Tobia Cornacchioli, a cura di G. Masi, Cosenza 2007, pp. 159 s.; M. Bacigalupi, Una scuola del Risorgimento, Milano 2010, pp. 59, 117, 144, 170 s.