PAGLIARO, Antonino (App. II, 11, p. 484)
Ha continuato a insegnare glottologia nell'università di Roma fino al fuori ruolo, nel 1968; dal 1965 socio nazionale dell'Accademia dei Lincei; è morto a Mistretta il 6 dicembre 1973.
P. ha continuato le ricerche (a cui aveva dedicato la più gran parte delle sue energie nel primo ventennio della sua attività) sull'iranico medievale dei libri e delle iscrizioni pahlavi: tali ricerche sono state estese a tutto il mondo iranico antico (Letteratitra della Persia preislamica, 1960). Ma nel secondo ventennio della sua attività P. ha approfondito vastamente il suo metodo di ricerca, anche in senso teorico, definendo la sua critica semantica in una serie di lucide esposizioni e di acute applicazioni (Saggi di critica semantica, 1953; Nuovi saggi di critica semantica, 1956; Altri saggi di critica semantica, 1962). La critica semantica, che può avere per oggetto un'opera intera come una sola parola, un testo letterario come uno documentario, svolge il dato reale come un problema di significato nel senso più ampio della parola, attraverso una serie di ragionamenti scientifici, privilegiando l'indagine del segno linguistico come segno significante complesso. La validità, come l'irrepetibilità, dell'indagine di P. si svolge dal dubbio metodico su tutti gli aspetti della realtà verbale del testo esaminato. Nella sua prassi critica, P. integra sistematicamente l'indagine semantica con la critica storica, che gli fornisce anzi strumenti decisivi all'euristica dei significati. La critica semantica è la robusta cerniera che lega la vastissima e varia produzione di P., espressione di un'inappagata curiosità intellettuale.
S'individuano comunque alcuni temi che hanno attratto più sistematicamente gl'interessi di Pagliaro. Intanto, la grecità: saggi sulla terminologia poetica di Omero e le origini dell'epica, sul posto del greco tra le lingue arioeuropee, sulla tragedia e il tragico secondo Aristotele; e, partendo dalla grecità, il recupero delle teorie linguistiche antiche, appunto da Eraclito e da Aristotele fino a Dante e a Vico. Ricerche, queste ultime, di particolare rilievo anche metodologico, perché l'esame acutissimo delle dottrine linguistiche del passato continuamente si apre a vaste riflessioni sugli sviluppi posteriori e specialmente sugli aspetti moderni del pensiero linguistico.
Dell'italianistica ha attirato P. specialmente la realtà letteraria siciliana, da Cielo d'Alcamo a Pirandello (ma anche il Cantico di Francesco e i Sepolcri foscoliani). Tuttavia è l'opera di Dante, e in particolare la Commedia, che ha costituito il centro principale dell'attività di P. nell'ultimo ventennio della sua vita, e insieme il banco di prova più valido della sua critica semantica. Le indagini generali puntuali di P. hanno lasciato cospicua traccia nella critica e fin nella costituzione del testo dantesco (gran parte dei saggi danteschi sono raccolti nei due volumi di Ulisse, 1966): si pensi alla lezione ibornio in Inferno XXVI, 14.
Bibl.: N. Sapegno, in Giorn. stor. lett. ital., CXXXII (1955), pp. 64-9; A. Vallone, L'interpretazione semantica di Pagliaro, in Ricerche dantesche, Lecce 1967, pp. 229-49; G. R. Cardona, Bibl. degli scritti di A. Pagliaro, in Classica et orientalia, Napoli 1969, pp. III segg.; T. De Mauro-A. Vallone, A. Pagliaro, in I critici, IV, Milano 1969, pp. 3179-205; M. Durante, T. De Mauro, B. Marzullo, A. Pagliaro (1898-1973), Palermo 1974.