GENNARO, Antonino
Nacque a Modica, cittadina del Ragusano, il 14 ott. 1902, da Giuseppe e da Maria Ammatuna. Dopo gli studi medi superiori frequentò il corso di laurea in matematica presso la Scuola normale superiore di Pisa. Conseguita la laurea, nel 1926 fu nominato assistente presso l'osservatorio astronomico di Trieste, dove nel 1929 fu nominato astronomo aggiunto. Trasferito nel 1931 a dirigere la stazione astronomica di Carloforte, nel 1935 prese servizio all'Università di Padova come incaricato dell'insegnamento di calcolo delle probabilità e successivamente conseguì la libera docenza in astronomia. Contemporaneamente frequentava l'osservatorio astronomico padovano diretto da Giovanni Silva.
Durante il primo periodo padovano il G. scrisse, insieme con S. Taffara, numerosi lavori osservativi sulle occultazioni lunari di diverse stelle: Occultazioni di stelle osservate a Padova negli anni 1936-37, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, cl. di scienze matematiche e naturali, XCVII (1937-38), 2, pp. 315-325; Occultazioni di stelle osservate a Padova negli anni 1938-39, ibid., IC (1939-40), 2, pp. 719-731; Occultazioni di stelle osservate a Padova negli anni 1939-40, ibid., C (1940-41), 2.
In quegli anni si stava sviluppando rapidamente il nuovo filone dell'astrofisica, che richiedeva mezzi e strumenti adatti per comprendere i fenomeni ad alta energia coinvolti nella dinamica stellare. Perciò il Silva - il quale fino ad allora aveva portato avanti studi di astronomia geodetica e di astronomia classica - riuscì a far approvare la costruzione di un nuovo potente telescopio presso Asiago e nel 1942 fece trasferire il G. presso il nuovo osservatorio di Asiago.
Qui il G. affrontò anzitutto le problematiche tecniche poste dal nuovo telescopio, facendovi apportare le modifiche necessarie per ridurre gli errori strumentali durante le fasi osservative (Rettifiche e determinazioni di costanti strumentali del riflettore di 120 cm dell'Osservatorio astrofisico di Asiago, ibid., CIII [1943-44], 2, pp. 515-534, scritto sempre con il Taffara). Si interessò poi di astronomia fisica, contribuendo ai lavori ivi svolti nel campo delle stelle variabili, delle nebulose e degli ammassi stellari. Il nuovo telescopio gli dette infatti l'occasione di occuparsi di ricerche nel campo dell'astrofisica, affrontando problemi del tutto nuovi per chi come lui aveva una formazione classica che privilegiava l'astronomia di posizione. Negli anni successivi iniziò una campagna di raccolta di spettri stellari per studiare le stelle di tipo B utilizzando l'allora moderno spettrografo montato sul telescopio di Asiago (Ricerche spettrofotometriche sulle stelle B. Nota XVI. Studio delle stelle B o Cassiopeiae, in Memorie della Società astronomica ital., XXVI [1955].
Nel 1949 il G. rientrò all'osservatorio di Padova, dapprima con la carica di primo astronomo, successivamente come astronomo capo, raggiungendo l'incarico di direttore ad interim tra il 1953 e il 1956 succedendo al Silva. Negli stessi anni, presso l'Università di Padova, ottenne l'incarico prima di meccanica superiore e poi la cattedra di geodesia presso il relativo istituto. Dopo il 1956 la direzione dell'osservatorio passò a Leonida Rosino.
All'inizio della sua carriera il G. si era dedicato in maniera privilegiata a ricerche di astronomia classica aventi per argomento il calcolo delle orbite delle comete e dei sistemi di stelle doppie (L'orbita originaria della cometa 1922-II [c. di Baade], in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere ed arti, cl. di scienze matematiche e naturali, XCVI [1936-37], pp. 261-285; Posizioni della cometa Oterma I [1942 b], Oterma 2 [1942 f] e Wipple-Fodtke [1942 g] dedotte da fotografie prese con il riflettore di cm 120 dell'Osservatorio di Asiago, in Memorie della Società astronomica ital., XVII [1946]: quest'ultimo lavoro scritto con il Taffara). Attraverso queste ricerche metodiche e prolungate riuscì a calcolare i parametri delle orbite che descrivono il moto di un corpo sotto l'influenza degli effetti gravitazionali del sistema solare, basati su centinaia di osservazioni di diverse comete. La grande quantità di dati raccolti gli consentì anche di calcolare con precisione gli effetti dovuti alle perturbazioni causate dal pianeta Giove sulle orbite cometarie. Questi lavori gli permisero anche di sviluppare un'utile sperimentazione sui supporti fotografici utilizzati per fissare lo stato del cielo.
I suoi interessi per le problematiche del calcolo orbitale non si fermarono alle comete ma si ampliarono anche a quelle delle stelle doppie (Orbita del sistema binario S 1909 [44 i Bootis]), in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere ed arti, cl. di scienze matematiche e naturali, XCVII [1937-38], 2, pp. 75-82; Nuove ricerche sull'orbita del sistema binario 44 i Bootis, ibid., IC [1939-40], 2, pp. 115-121).
Vista l'estrema distanza delle stelle doppie, in rapporto alla distanza dell'osservatore, le analisi dei sistemi binari richiedevano rilievi delicati poiché si trattava di sistemi legati fisicamente dall'attrazione gravitazionale e quindi in rotazione uno attorno all'altro.
Il lavoro più prolungato fu quello relativo agli studi di variazione di latitudini e di astronomia geodetica (Determinazione simultanea di longitudine, latitudine e lettura meridiana a mezzo di Wild T4., ibid., CXV [1956-57], pp. 39-48; Risultati della campagna astronomico-geodetica 1957, in Memorie della Società astronomica ital., XXXI [1960], in coll. con G. Pinto e V. Tomellieri). Le applicazioni metodiche annuali delle misure per ottenere accurate determinazioni delle coordinate geografiche con i metodi astronomici legati alla posizione delle stelle portarono alla pubblicazione di parecchi risultati ottenuti con l'uso di un teodolite. Uno dei contributi più interessanti fu la ricerca tesa alla determinazione della forma del geoide terrestre attraverso una campagna internazionale per determinare latitudine e longitudine dei vertici della rete geodetica italiana.
Gli aspetti teorici di tali applicazioni portarono allo sviluppo di un sistema che permise di mettere a punto il procedimento da seguire per determinare il tempo, la latitudine e la lettura meridiana sul riferimento di un teodolite. Nel ritmo delle sue ricerche alternava lo studio teorico con le osservazioni al telescopio, mettendo in luce grande profondità di pensiero e senso critico nel primo caso, e grande precisione e abilità strumentale nel secondo. Un caso interessante e peculiare delle ricerche teoriche fu il temporaneo ritorno nel campo della matematica pura. Resta infatti un suo studio sulle condizioni sotto le quali un certo evento subordinato e condizionato da altri abbia probabilità di verificarsi sempre precisamente determinata dai secondi con dipendenza lineare. Si tratta di un argomento non secondario che proseguiva uno studio simile sviluppato dal grande matematico Bruno De Finetti (Eventi subordinati linearmente indipendenti, in Memorie della R. Accademia d'Italia, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 7, III [1942], pp. 947-962).
Il G. non trascurò le tematiche d'avanguardia nel campo della missilistica curando uno studio del moto di un razzo in un ambiente privo di attrito, ovvero l'alta atmosfera, in grado di sfruttare una traiettoria di tipo balistico le cui dimensioni non erano più trascurabili, viste le distanze coperte, di fronte alle dimensioni della terra. Quindi era necessario introdurre nei calcoli alcune considerazioni matematiche sulla variazione della gravità lungo la traiettoria, sul moto di rotazione della terra e sulla sua curvatura. La correzione delle traiettorie fu sviluppata dal G. con un procedimento che teneva conto dello schiacciamento della superficie di riferimento terrestre, utilizzando un modello fisico in cui si supponeva che la massa attrattiva della terra fosse collocata matematicamente in una posizione opportuna, non coincidente con il centro della terra (Sulla maniera di tener conto dell'influenza dello schiacciamento del geoide sul moto dei teleproiettili, in Bollettino di geodesia e scienze affini, XI [1952], pp. 413-424).
Il G. morì improvvisamente a Padova il 29 maggio 1962 mentre era ancora nel pieno delle sue attività di ricerca.
Fonti e Bibl.: Necr., in Coelum, XXIX (1962), 7-8, p. 117 (L. Rosino); A. Carusi - G.B. Valsecchi - G.A. Crocca, Anticipazioni di nautica interplanetaria, in Civiltà delle macchine, III (1955), maggio-giugno, pp. 49-53; R.F. Hoelker - R. Silber, The Bi-elliptical transfer between co-planar circular orbits, in Proceedings of 4th Symposium Ballistic missile and space technology, Los Angeles 1959; Quindici anni di esplorazione dello spazio, in Cultura e scuola, XLII (1973), pp. 182-190; L. Rosino, L'osservatorio di Padova-Asiago, in Coelum, L (1983), 1-2, pp. 13-22; A. Rifatto, Osservatorio astronomico di Padova ed Osservatorio astrofisico dell'Università Padova-Asiago, in Giorn. di astronomia, XIV (1988), 3, pp. 3-8; L. Pigatto - F. Rampazzi - A. Satta, Gli osservatori di Padova e Asiago, Padova 1990, ad ind.; G. Caprara, L'Italia nello spazio, Roma 1992, ad ind.; G. Fodera Serio - D. Randazzo, Astronomi italiani dall'Unità d'Italia ai nostri giorni: un primo elenco, Firenze 1997, p. 51; Chi è? 1961, p. 315.