PRAMPERO, Antonino di
PRAMPERO, Antonino di. – Nacque a Udine il 1° aprile 1836, primogenito di Giacomo, dell’antica famiglia castellana che ebbe voce nel General Parlamento del Friuli, e di Vittoria Tartagna, figlia di Ottaviano, giusdicente di Tavagnacco.
Dai genitori, ostili al dominio austriaco, recepì i valori dell’appartenenza a una precisa storia e a un mondo culturale che a sua volta seppe coltivare e ricreare, anche se più volte e fin dalla prima infanzia fu a lungo lontano dalla terra natale. A soli otto anni, nel 1844, fu a Monza convittore nel Collegio dei barnabiti, la famiglia rifiutando le facilitazioni offerte dal governo austriaco alla nobiltà lombardo-veneta per l’acculturazione a Vienna; poi, dal 1853 si trasferì a Milano, da dove frequentò i corsi della facoltà politico-legale di Pavia e per suo spiccato interesse lezioni di fisica, chimica e agraria, nonché in città la Biblioteca ambrosiana per ricerche storiche, laureandosi poi in giurisprudenza a Bologna. Nell’ambiente padano sviluppò quei sentimenti d’italianità acquisiti nell’infanzia in famiglia e, frequentando a fondo gli ambienti patriottici che a Milano, Torino, Parigi segretamente preparavano il movimento insurrezionale antiaustriaco, divenne egli stesso punto di riferimento per i cospiratori friulani, che introdusse nell’ambiente milanese dei Dal Verme, Del Majno, Ulrich, Borromeo, e viceversa. In Lombardia, oltre a ritrovare l’amico d’infanzia Ippolito Nievo, fu in stabile contatto con Pacifico Valussi e Carlo Tenca, all’epoca impegnati rispettivamente nella pubblicazione dei periodici Perseveranza e Il Crepuscolo, e con Prospero Antonini, che frequentò anche a Torino, e in Friuli con la quinta sezione del Comitato politico segreto ruotante attorno a Carlo Kechler.
Dopo il convegno di Plombières, nello stesso 1858 Prampero ottenne il lasciapassare austriaco e fu a Parigi: se i contorni del soggiorno furono da lui stesso precisati, la motivazione ne rimase peraltro in ombra. Nel 1859 maturò la scelta di intraprendere la carriera militare e, lasciata di nascosto la terra natale, fu uno dei primi friulani ad arruolarsi nell’esercito sardo e a partecipare come allievo della Scuola militare di Ivrea alla campagna in Lombardia per la quale fu promosso sottotenente dell’Arma di fanteria e decorato della medaglia commemorativa francese. Nel 1860-61, nell’esercito comandato dal generale Enrico Cialdini, fu suo aiutante di campo distinguendosi a Castelfidardo e Gaeta, dove meritò rispettivamente le medaglie d’argento e di bronzo al valor militare. Nel 1863-65 partecipò a varie missioni per rilievi topografici in Romagna che lo portarono a incarichi militari più elevati e all’approfondimento di conoscenze scientifiche, che utilizzò in seguito in ambito sia culturale, sia politico come strumenti tecnici di appoggio all’azione istituzionale. Ottenuto lo svincolo dalla sudditanza austriaca dall’Imperiale regia delegazione provinciale del Friuli, poté prendere parte alla terza guerra d’indipendenza e con il grado di capitano di stato maggiore fu uno dei primi ufficiali dell’esercito italiano a entrare il 26 luglio 1866 in Udine, dove nell’ottobre, con decreto reale, fu nominato colonnello comandante la legione della Guardia nazionale della città e ufficiale d’ordinanza onorario del re. In seguito alla pace di Vienna del 3 ottobre di quell’anno, quando l’Austria cedette all’Italia il Veneto con parte del Friuli, Prampero, in armonia con Quintino Sella, allora a Udine come commissario regio, ritenne di congedarsi dall’esercito, dove fu comunque promosso tenente colonnello (1891) e colonnello nella riserva (1895-1901), per consacrare doti ed esperienze nel rafforzamento del nuovo Stato, che prese a servire da civile.
Uomo di carattere aperto, dinamico e poliedrico, non esitò a mettersi in gioco per la costruzione dell’Unità d’Italia, che peraltro mai considerò lesiva dell’identità locale. Iniziò con l’essere eletto nel ballottaggio del 2 dicembre 1866 deputato al Parlamento nazionale per il collegio di Udine. Cessata la legislatura, nel marzo del 1867 si ripropose agli elettori – questa volta del collegio di S. Daniele e Spilimbergo – e non fu eletto. Tuttavia, la sconfitta alle urne non frenò il suo impegno di liberale moderato.
Ricoprì diverse cariche politico-amministrative: consigliere e assessore comunale (1867) e sindaco (1872-78, 1900-01) di Udine; consigliere provinciale di Udine (1869); consigliere comunale (1876) e sindaco (1892-94) di Tavagnacco; consigliere comunale di Magnano in Riviera (1882); segretario (1872), poi vicepresidente (1874-86) e infine presidente (1887-92) del Consiglio provinciale di Udine.
Attivo anche nella sociabilità terriera (fu consigliere dell’Associazione agraria friulana dal 1872 e vicepresidente del Comizio agrario di Udine dal 1873 al 1881) e a livello tecnico-amministrativo come presidente del Consiglio superiore del catasto (1900-16), contribuì all’avvio delle nuove istituzioni rappresentative nazionali, arrivando di tappa in tappa a essere nominato senatore del Regno nel 1890 e nel 1896 segretario dell’ufficio di presidenza della Camera alta. Tale carica fu costantemente confermata fino al novembre 1918, quando all’unanimità ne divenne vicepresidente, ricoprendo tale ruolo fino al dicembre 1920.
In Parlamento si impegnò a favore di numerose leggi emanate dopo l’unificazione in ordine alle funzioni di province e comuni, pareggio di bilancio, anagrafe, stato civile, assistenza ospedaliera e manicomiale, lavoro femminile, istruzione ed edilizia pubblica, servizi di leva, viabilità, ferrovie, risanamento idraulico-agrario. Egli ebbe inoltre un ruolo, a volte determinante, nella realizzazione immediata di progetti di interesse locale o generale da lui considerati irrinunciabili per lo sviluppo sociale e la salvaguardia del territorio. Seppure edotto in svariate materie, ebbe sempre l’accortezza di avvalersi in ogni campo del parere degli esperti del ramo, ai quali spesso si legò con profonda amicizia (Francesco Dall’Ongaro, Luigi Chiozza, Augusto Agricola, Jacopo Pirona, Torquato Taramelli, Giovanni Marinelli, Bonaldo Stringher). Affrontò inoltre di persona alcune delicate questioni transnazionali e internazionali quali, fra gli anni Settanta e Ottanta, la scelta del tracciato per la costruenda linea ferroviaria che avrebbe unito Vienna al mare Adriatico, nel 1879 la sorte dei lavoratori friulani emigrati in Romania, e nel 1913 l’accordo sulle condizioni di resa del Montenegro da parte degli Ottomani.
Nel settembre del 1875 – era allora sindaco di Udine – sposò Anna Teresa Kechler, la giovane figlia dell’imprenditore Carlo, con la quale ebbe Costanza (morta infante), Bianca, Giacomo, Carlo, Bruno e Francesco. Senza trascurare i suoi obblighi pubblici e adeguando i suoi possessi alle nuove normative e ai nuovi stili, si impegnò a coinvolgere i figli nel rispetto delle tradizioni storiche della famiglia, fedele all’antico, ma aperto al progresso.
Uomo di cultura, si adoperò in ricerche e pubblicazioni, collaborando costantemente con l’Annuario statistico della provincia di Udine (1876, 1878, 1881); fu socio ordinario dell’Accademia di Udine (1858), socio della Società geografica italiana (1868), socio corrispondente della Consulta araldica (1871), ispettore per gli Scavi e monumenti del Friuli (1887-1904) e socio onorario della Deputazione di storia patria per le Venezie (1897). La vastità dei suoi studi storici, matematici, statistici, geografici, toponomastici – collaterali al filone politico cui dedicò la maggior parte della sua vita – fu testimoniata in particolare dal Saggio di un glossario geografico friulano dal VI al XII secolo (Venezia 1882), nonché da una sua breve opera matematica (Saggio di tavole dei Logaritmi quadratici, Udine 1885).
Allo scoppio della prima guerra mondiale, Prampero divenne interventista ritenendo che fossero posti in gioco gli ideali del Risorgimento, per la diffusione dei quali si era speso attraverso svariati comitati commemorativi, scritti e conferenze personali. Non se ne pentì, anche se nel conflitto perse i due figli Bruno e Bianca – entrambi decorati al valore –, venne ferito il figlio Carlo e fu disperso per tre anni il figlio Francesco. Accettò la presidenza del Comitato di patronato per i profughi friulani e si assunse l’onere di seguirne i casi sparsi per l’Italia. Festeggiò invece nel 1918 la vittoria con il primogenito Giacomo, che pur non armato per limiti di età e di salute, svolse un ruolo nella difesa delle terre invase. Quale vicepresidente del Senato nel 1919, alla vigilia della conferenza di Parigi, fu il primo firmatario di un ordine del giorno a sostegno dei delegati italiani per il riconoscimento in quella sede dei diritti dell’Italia di sedere al tavolo internazionale.
Morì a Roma il 27 dicembre 1920.
Da lì con grandi onori fu portato a Udine, dove fu sepolto nella tomba di famiglia.
Opere. Oltre a quelle citate: Studi sopra le legge di mortalità nel comune di Udine, Udine 1870; Agli elettori del collegio di San Daniele - Codroipo, Udine 1874; La proporzionalità nelle rappresentanze e le elezioni politiche in Friuli. Due letture fatte in seno all’Accademia udinese, Udine 1876; Statuti di Billerio del 1359 e 1363, Udine 1878; Antichi statuti inediti di San Daniele con documenti, Udine 1879; Statuto dei cimatori di panni in Udine nel 1453, Udine 1880; Il dazio dei panni e l’arte della lana in Udine dal 1324 al 1368 con documenti, Udine 1881; I cavalli e il loro prezzo in Friuli nel secolo XIII, Venezia 1883; ‘Dismontaduris et morgengabium’, documenti friulani dal 1242 al 1384, Udine 1884; Matrimonio principesco stipulato a Gemona nel 1204, Udine 1885; Lettere di Pietro Metastasio al conte Daniele Florio di Udine, Udine 1886; Un’ambasciata del Papa all’imperatore della Cina nel 1720, Udine 1886; Matrimoni e patti dotali. Documenti friulani nel secolo XIII, Udine 1887; La battaglia di Castelfidardo, Udine 1896; L’ora esatta in Friuli, Udine 1898; Mattino ad Ovaro, Udine 1899; La Brigata Regina, da Bologna per Castelfidardo a Gaeta, 1860-1861, Udine 1910; La mia preparazione 1848-1859, Udine 1911; Gemona nella storia friulana lungo il dominio dei patriarchi, Udine 1914.
Fonti e Bibl.: L’Archivio famigliare di Prampero, a Udine, è stato vicolato il 25 marzo 1981 dalla Soprintendenza archivistica per il Friuli Venezia Giulia (d.p.r. 30 sett. 1963, n. 1409); Archivio di Stato di Udine, Fondo di Prampero.
G. di Prampero, Vita militare e politica dei signori di Gemona, conti di Prampero, Udine 1933, pp. 304-369; T. Tessitori, Storia del movimento cattolico in Friuli 1858-1917, Udine 1964, ad ind.; M. Pavan, Economia e finanza municipale a Udine (1866-1904), Udine 2004, ad ind.; E. Ellero, Friuli 1914-1917. Neutralità, guerra, sfollamenti coatti, internamenti, Udine 2007, pp. 62, 89; M. di Prampero de Carvalho, Spigolando tra le carte di casa. A. di P. e l’Unità d’Italia, Trento 2011; Camera dei Deputati, Portale storico, http://storia. camera.it/deputato/antonino-prampero-di-18360401/bpr#nav (29 gennaio 2016); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, http://notes9.senato.it/Web/senregno.nsf/ D_l2?OpenPage (29 gennaio 2016).