ANTONIAZZO Romano
Pittore, nato a Roma sulla metà del sec. XV e morto dopo il 1508. I documenti riferentisi alla sua attività vanno dall'anno 1461 all'anno 1510. Si firma Antonius, Antonius de Roma, Antonio di Benedetto e Antonatius Romanus. Seguace nel primo tempo di Benozzo Gozzoli, tale appare nella pala del 1464, del Museo civico di Rieti, che è la più antica opera conosciuta del maestro, e nei suoi affreschi del convento di Tor de' specchi in Roma. Subisce poi l'influenza di Piero della Francesca, come si vede nella Madonna di San Francesco al deserto presso Subiaco, che è del 1467; nel S. Antonio della chiesa di S. Maria Maggiore in Tivoli; nel S. Sebastiano con due donatori del museo del Palazzo di Venezia a Roma; nella bellissima Madonna col Bambino già nella coll. Benson, che è il capolavoro di questo maestro; e nell'Annunciazione del Panteon, dove si riconoscono le sue prime affinità con Melozzo, mentre A. Venturi attribuisce allo stesso Melozzo questo affresco e il suddetto S. Sebastiano. Collaborò con Domenico Ghirlandaio in Vaticano, nel 1475, e mostra l'influsso di lui nella tavola dell'Annunciazione alla Minerva in Roma, e nel Presepio della Galleria Barberini, non da tutti attribuitogli. R. Longhi pensa che, collaborando poi con Pietro Perugino in Vaticano, sia stato il tramite per cui molto della maniera toscana passò ai pittori umbri. Nella tavola con la Madonna, il Bambino e i Ss. Pietro e Paolo, datata 1467, già a Poggio Nativo ed ora nel museo del Palazzo di Venezia, egli comincia ad apparire dominato da Raffaello.
Maestro robusto, specialmente per i vivi e bei ritratti, A. è un pittore di qualità e non un maestro secondario, come, per tradizione, si volle. Oltre ai dipinti già citati, possono attribuirglisi: la decorazione del semicatino dell'abside di S. Croce in Gerusalemme; il S. Fabiano e la Madonna col Bambino del Mu̇seo Fogg; la tavola con S. Illuminata e S. Nicola in S. Francesco a Montefalco; il busto del Redentore fra il Battista e S. Pietro nel Museo archeologico di Madrid; il Cristo portacroce e la Madonna del Museo civico di Pesaro; la Madonna degli Uditori di Rota della Pinacoteca Vaticana; le pitture murali nella cappella di S. Caterina alla Minerva in Roma; gli affreschi del castello di Bracciano e quelli della cappella di S. Giovanni a Tivoli, oltre a pitture minori.
Scolari di A. furono suo figlio Marcantonio, di cui un'opera firmata e datata 1511 è nel Museo di Rieti, e Cinzio Santese, di cui un trittico del 1497 è in S. Lorenzo a Zagarolo. Opere di allievi: l'affresco nella chiesa dei Ss. Vito e Modesto in Roma; il trittico della Collegiata di Nemi; il Redentore di Castelnuovo di Porto, il trittico di Soriano nel Cimino.
Bibl.: A. Gottschewsky, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, I, Lipsia 1907; A. Venturi, Storia dell'arte it., VII, i, Milano 1913 (con la bibl. precedente); A. Sacchetti-Sassetti, Antoniazzo, Marcantonio e Giulio Aquili a Rieti, in L'Arte, XIX (1916), pp. 88-98; Fogg Art Museum (E. W. Forbes), Medioeval and Renaissance Painting, Cambridge 1919, p. 156 segg.; U. Gnoli, in Rass. d'arte umbra, III (1921), pp. 27-28; R. Longhi, In favore di A. R., in Vita artistica, II (1927), pp. 226-233.