CONIGER, Antonello
Nacque a Lecce, da nobile famiglia, nella seconda metà dei sec. XV da Colella e da Margherita de Iennecchino.
Probabilmente il C. fu il secondo maschio dei sette figli avuti da Colella e Margherita. Sappiamo dallo stesso C. che la madre morì di parto il 7 febbr. 1497 e, poiché il padre era morto il 13 febbraio di tre anni prima, dobbiamo supporre che Margherita si fosse sposata una seconda volta. Pochi mesi dopo la madre, morì la sorella Costanza, moglie di Antonello de la Barliera.
Le condizioni sociali della famiglia, la cui nobiltà era legata al possesso di alcune terre, consentirono al C. di essere educato alle lettere latine e volgari e di partecipare ad una attività culturale sia pure a livello provinciale. Probabilmente assai presto il C. maturò il proposito di un suo viaggio a Roma, da lui effettivamente compiuto nel corso del 1507: qui, per vedere "le cose sancte e po' le antiquate" che vi si conservavano, soggiornò per otto mesi. Nel 1510 fu eletto camerlengo di Lecce per i mesi di marzo, aprile e maggio; il che conferma non solo il peso politico che la sua famiglia doveva avere, ma anche la stima che il C. seppe conquistarsi. Quando, il 1°maggio di quello stesso anno, morì suo fratello maggiore Giovan Francesco, senza aver lasciato figli legittimi, il C. ereditò il titolo di barone, insieme con le terre legate a quel titolo. Infatti al 1511 risale una sua lite col Regio Fisco relativa al possesso del feudo di Castrignano.
Il nome dei C. resta legato ad un suo Recoglimento de più scartafi de certe cronache moderne, et antiche de più cose, et rinuate le cose socesse in questa Provincia de Terra d'Otranto, che, rimasto per più di un secolo manoscritto, fu giudicata dal Muratori assai difettoso e pieno di tali errori da screditare il nome stesso dei suo autore. Tuttavia tra il Settecento e la metà del secolo successivo se ne contano quattro edizioni. In realtà si tratta di un sommario abbastanza scarno, più vicino al diario che alla cronaca vera e propria, al quale è difficile attribuire molta attendibilità storica. La narrazione inizia, molto schematicamente, dalla metà del sec. X; l'ultimo anno di cui si danno gli avvenimenti è il 1512. Il fatto che gli episodi narrati con maggiore impiego di dettagli siano quelli compresi fra il 1494 e il 1512 ci fa facilmente supporre che di questo periodo il C. abbia avuto un'esperienza diretta anche se marginale; ciò serve, com'è ovvio, a rendere il racconto di tale periodo più attendibile storiograficamente. Il problema relativo all'interruzione della storia al 1512 si può forse risolvere pensando che l'aver ereditato il titolo nobiliare, con le corrispondenti nuove responsabilità, abbia impedito all'autore di continuare a dedicarsi ai suoi ozi di studioso. La lingua con cui è scritta questa cronaca, ritenuta da Ferdinando Galiani più vicina al calabrese e al siciliano che non al pugliese o al napoletano, è, come notava il Capasso, la lingua leccese dotta, assai vicina al dialetto napoletano.
Le fonti non ci offrono nessuna indicazione utile per poter ipotizzare la data e il luogo di morte dei Coniger.
Ediz.: Le cronache di M. A. Coniger gentiluomo leccese mandate in luce dal S. Giusto Palma Consolo dell'Accademia degli Spioni..., Brindisi, nella Stamperia arcivescovile, 1700 (il luogo di stampa è falso, per Lecce); G. B. Tafuri, Annotazioni critiche sopra le cronache di A. C. leccese, in Raccolta d'opuscoli..., a cura di A. Calogerà, VIII, Venezia 1733, pp. 103-262; A. A. Pelliccia, Raccolta di varie cronache, diari ed altri opuscoli, V, Napoli 1782, pp. 5-54; Cronache di A. Cortiger di Lecce, con note di G. B. Tafuri, in M. Tafuri, Opere di... Tafuri di Nardò, II, Napoli 1851, pp. 457-535
Bibl.: Oltre alle notizie che siricavano dalle note alle edizioni che si sono citate della cronaca, siveda: A. Beatillo. Historia della vita, morte, miracoli... di s. Irene, Napoli 1609, p. 305; D. De Angelis, Della patria d'Ennio, Roma 1701, p. 52 (l'autore cita la cronaca come ancora manoscritta); L. A. Muratori. Epistolario, VI, Modena 1903, pp. 2236, 2274, 2293, 2564; VII, ibid. 1904, p. 2966; F. Galiani, Del dialetto napoletano, Napoli 1923, pp. 123-125; B. Tafuri, Istoria degli scrittori del Regno di Napoli, III, 1, Napoli 1750, p. 45; F. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napol., I, Napoli 1781, pp. 187 s.; M. Tafuri, Biblioteca salentina, a cura di G. S. Romano, Lecce 1858, p. III; G. C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1859, p. 45; P. Martorana, Notizie biogr. e bibliografiche degli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874, pp. 150 s.; A. Foscarini, Saggio di un catalogo bibliogr. degli scrittori salentini, Lecce 1894, pp. 65 s.; B. Capasso, Le fonti della storia delle province napoletane, Napoli 1902, pp. 197 s.; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, III, Fontes, p. 605.