ZANETTI, Anton Maria.
– Nacque a Venezia il 20 febbraio 1680 da Girolamo, medico, e da Maria Bertocco.
Avviato al disegno da Niccolò Bambini, cui seguirono gli insegnamenti di Antonio Balestra e Sebastiano Ricci (Abecedario..., 1859-1860, pp. 154 s.), si recò diciottenne (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, cod. 2967: F. Negri, Notiziari..., p. 203) a Bologna dal pittore «Viani», probabilmente Giovanni Maria (Lorenzetti, 1917, p. 8), per poi rientrare a Venezia.
Risale alla sua «prima gioventù» (Lettere artistiche..., in corso di stampa, n. 325) il Ritratto a pastello fattogli da Rosalba Carriera (Stoccolma, Nationalmuseum), mentre sono irrintracciabili le stampe a bulino del 1698-99 che egli menzionò nel 1765 (ibid., n. 336). L’età di anni «quatordeci» dichiarata nel frontespizio delle XII teste e figure va intesa come data d’inizio della serie in cui compaiono tre acqueforti da dipinti di Balestra del 1701 (cfr. Lo Giudice, in La vita..., 2018, pp. 116 s.).
A Rosalba scrisse la prima lettera nota, il 22 maggio 1703, firmandosi «il Giovane» (Lettere artistiche..., in corso di stampa, n. 1) per distinguersi dall’omonimo nonno, morto nel 1691: in seguito l’epiteto, adottato presumibilmente fino alla nascita nel 1706 di Anton Maria Zanetti (v. la voce in questo Dizionario), figlio del cugino Alessandro, mutò in «il Vecchio» o nel patronimico.
Nella missiva all’amica Zanetti schizzò un autoritratto in caricatura (cfr. Lucchese, 2015, pp. 4 s.). È il documentato esordio nel genere grafico in cui egli fu particolarmente versato: il sodalizio con Marco Ricci, nipote di Sebastiano, scenografo e caricaturista, è, con la comune passione per il teatro musicale, alla base dei disegni umoristici di varia datazione nei cosiddetti Album Zanetti e Smith.
Probabilmente all’inizio del 1704 Zanetti fu testimone di nozze del pittore Giovanni Antonio Pellegrini con Angela Carriera, sorella di Rosalba, mentre dal 1707 iniziò a essere documentato come assicuratore navale e «negoziante» (Toutain-Quittelier, 2007, pp. 9 s.). Incise nel 1708, con la guida di Nicolas-Étienne Edelinck, la traduzione dell’Apparizione della croce a s. Pietro di Tintoretto (Abecedario..., 1860, p. 155), dedicandola, contestualmente e non «posteriormente» (Bettagno, 1969, p. 15 nota 28; cfr. Lo Giudice, in La vita..., 2018, p. 113), a Pierre Crozat.
Nel 1713, a due anni dalla morte del padre, assunse l’amministrazione della sostanza lasciata indivisa per pagare i debiti familiari (Lorenzetti, 1917, p. 9).
Nell’aprile del 1715 avvenne l’incontro a Venezia con Crozat (cfr. Toutain-Quittelier, 2007, p. 11), e nel gennaio di quattro anni dopo fu la volta di Pierre-Jean Mariette (cfr. Lettere artistiche..., in corso di stampa, n. 5). Con entrambi strinse amicizia, diventando «intermediario tra Venezia e il resto d’Europa» (Haskell, 1966, p. 521).
Su invito del primo, Zanetti partì per la Francia nel marzo del 1720 assieme a Rosalba, la madre di lei Alba, le sorelle Giovanna e Angela, quest’ultima con Pellegrini: sostò con loro dal 23 di quel mese fino all’8 aprile a Lione, fermandovisi poi per affari e raggiungendoli a maggio a Parigi, ospite di Crozat di cui divenne agente artistico, attività svolta anche per il reggente di Francia, Filippo II di Borbone-Orléans (Toutain-Quittelier, 2007, pp. 11-14, 20).
Da Crozat incontrò pure Antoine Watteau, autore di una caricatura dell’Album Zanetti (Lucchese, 2015, pp. 226-230, n. 33.II). Nell’anno passato a Parigi, acquistò tre volumi di stampe di Jacques Callot (cfr. Toutain-Quittelier, 2007, p. 14) e da Gerhard Michael Jabach l’eccezionale raccolta di disegni di Parmigianino dell’eredità di suo padre Everhard, e già di proprietà del conte di Arundel (Matile, in La vita..., 2018, p. 93).
Il 23 febbraio 1721 presentò con gli amici veneziani domanda di passaporto per rientrare in patria, modificata il 3 maggio dal solo Anton Maria – partiti gli altri a marzo – con destinazione Londra (Toutain-Quittelier, 2007, pp. 14, 20 s.). Il 19 maggio 1721 lasciò Parigi e, superata la Manica, fu ospitato prima a Hackney da John Smith, fratello di Joseph mercante e collezionista a Venezia, poi nella City dalla cantante della Royal Academy of music Margherita Durastanti, ritratta in caricatura (Lucchese, 2015, p. 136, n. 13.IV).
A quel soggiorno risalgono l’incisione su stagno con «alcune teste nel gusto del Parmigianino» e il simile disegno (Londra, British Museum) collezionato da Jonathan Richardson II (cfr. Lo Giudice, in La vita..., 2018, pp. 113 s.), così come il dono di una Chimera di agata da parte del duca di Devonshire (cfr. Favaretto, ibid., p. 287).
Il 13 ottobre 1721, partendo da Londra, ricevette da Richard Mead un disegno, reputato di Raffaello (Londra, Victoria and Albert Museum): sul verso del foglio Zanetti ricordò l’episodio con una nota vergata a Rotterdam il 5 novembre 1721 (Bettagno, 1990, pp. 104-106). Nello stesso periodo avrebbe comprato dal mercante di Amsterdam Jan Pietersz Zomer l’opera incisa di Rembrandt (cfr. Gauna, 2012).
Rientrato a Venezia forse per l’inizio del carnevale (cfr. Lucchese, 2015, p. 324), Zanetti si dedicò alla xilografia a chiaroscuro, tecnica cinquecentesca che cercò di ricreare con stampe datate 1721 e che presentò agli amici il 17 settembre 1722 (cfr. Matile, in La vita..., 2018, pp. 94 s.).
«Il periodo più produttivo va tra gli anni 1722 e 1723, in cui realizzò 11-14 stampe a chiaroscuro; nell’anno 1724 ne seguirono altre 8, nel 1725 almeno 5 datate e nel 1726 solamente una» (ibid., p. 98), forse perché soggiornante quell’anno a Vienna (cfr. Lorenzetti, 1917, p. 20).
Per l’incisione delle matrici si avvalse, almeno in tre casi del 1723-24, di Anton Maria il Giovane, mentre demandò la stampa al fratello Giuseppe (cfr. Matile, in La vita..., 2018, p. 97).
Assieme alle xilografie, Zanetti tradusse i suoi disegni da Parmigianino con incisioni su metallo, eseguite da Andrea Zucchi, da Giovanni Antonio Faldoni e da lui stesso (cfr. ibid., e Lo Giudice, in La vita..., 2018, pp. 114 s.).
Faldoni fornì il ritratto calcografico di Zanetti, da un pastello di Rosalba, presente già in una serie presso Mariette del 1723 circa (cfr. Kowalczyk, 2019, doc. XVI). L’intera raccolta venne pubblicata per la prima volta nel volume Diversarum Iconum..., nel 1731 (Parigi, Bibliothèque nationale), cui seguirono altri simili esemplari fino al 1741 (cfr. Matile, in La vita..., 2018, p. 98).
Tra il 1727 e il 1730 fu agente di Canaletto (cfr. Lettere artistiche..., in corso di stampa, nn. 30, 32-33, 35-36, 41, 43-47, 49-50, 52), di cui fece la caricatura (Lucchese, 2015, pp. 315 s., n. 59.II). Per il carnevale del 1732 scrisse il libretto degli intermezzi musicali Li Birbi (ibid., p. 11), mentre l’anno dopo fu dedicatario della guida veneziana di Zanetti il Giovane.
Il 21 aprile 1736 morì il principe Eugenio di Savoia: sei giorni dopo, Zanetti partì per Vienna, passandovi quattro mesi ospite del principe di Liechtenstein (cfr. Lettere artistiche..., in corso di stampa, n. 232). Tra gli acquisti, di cui lasciò Memorie (ibid., n. 83), dall’erede Anna Vittoria di Savoia-Soissons, figuravano la statua del cosiddetto Adorante (Berlino, Altes Museum) e numerose gemme (cfr. Favaretto, in La vita..., 2018, pp. 285 s.), dipinti di Nicolas Poussin, Grechetto, Giuseppe Maria Crespi (cfr. Haskell, 1966, p. 519).
La controversia del gennaio 1737 tra i due Anton Maria (Kowalczyk, in Venezia Settecento, 2015) fu la svolta per l’impresa comune Delle antiche statue greche e romane, iniziata negli anni Venti e conclusa nel 1740 con la pubblicazione del primo volume, seguito dal secondo nel 1743 (cfr. Crosera, in La vita..., 2018). I «cugini Zanetti» fornirono i disegni per le tavole, e undici furono gli incisori coinvolti. L’opera, «tra i libri più belli del Settecento» (Bettagno, 1969, p. 17), «subordinò la fantasia alle esigenze dottrinali, e le sue tendenze segnarono una tappa importante per la penetrazione a Venezia del gusto neoclassico» (Haskell, 1966, p. 523).
Nel 1742 allegò a una nuova tiratura, in due tomi, delle Diversarum Iconum... i Capricci di Giambattista Tiepolo. L’anno dopo uscirono le incisioni di Giuliano Giampiccoli con interventi di Tiepolo da opere di Marco Ricci (uno dei due frontespizi fu dedicato a Zanetti) e le acqueforti di Davide Antonio Fossati da altri paesaggi ricceschi delle collezioni Zanetti e Smith (cfr. Matile, 2016, pp. 127-135). L’ultima serie fu dedicata a Francesco Algarotti, nel 1743 acquirente da Zanetti di due tele dipinte da Sebastiano Ricci per il reggente di Francia (cfr. Bettagno, 1976, pp. 85, 87).
Tra quarto e quinto decennio Zanetti cercò di promuovere il vedutista Michele Marieschi, ritraendolo in caricatura (Lucchese, 2015, pp. 330-332, n. 69.I), e di svincolare dallo zio Canaletto il giovane Bernardo Bellotto (Kowalczyk, 2012).
Nel 1744 compilò l’Indice de’ libri (Il ‘prezioso’ manoscritto, in Venezia Settecento, 2015), comprendente i testi editi e le raccolte grafiche rilegate della sua collezione.
Appose l’anno 1749 sul frontespizio della Raccolta di varie stampe a chiaroscuro, datando al gennaio 1752 la lettera dedicatoria e dichiarando di aver bruciato le matrici dopo la realizzazione di trenta esemplari (cfr. Matile, in La vita..., 2018, pp. 99 s.).
Nel 1750 uscì la Dactyliotheca Zanettiana, ossia la descrizione delle sue gemme antiche, redatta in latino da Anton Francesco Gori, già impegnato nelle precedenti Antiche statue, e tradotta dal cugino Francesco Girolamo: una collezione «fuori dal comune per la preziosità degli oggetti, e soprattutto per le vicende che ognuno di essi rappresentava» (Favaretto, 2018, in La vita..., p. 281).
Anche i volumi delle Arti... (1753-1754), raccolta d’incisioni di Gaetano Zompini raffiguranti i mestieri ambulanti veneziani, furono promossi da Zanetti (cfr. Craievich, in La vita..., 2018), che in una lettera del maggio 1763 al conte Carl Gustav Tessin (Lettere artistiche..., in corso di stampa, n. 323) affermò di essere l’autore di tre stampe del 1758-59 nella serie Varii capricci, e paesi.
Conte dal 30 giugno 1761 per concessione imperiale (Bettagno, 1969, p. 19), quell’anno Zanetti fu ricordato, nella dedica del Ricco insidiato, da Carlo Goldoni, e ringraziato per il sostegno al suo «nuovo metodo delle commedie» (cfr. Stefani, in Lettere artistiche..., in corso di stampa). Sempre nel 1761 iniziò a vendere delle gemme al duca di Marlborough (cfr. Favaretto, in La vita..., 2018, p. 284).
Il 23 aprile 1765 chiuse il testamento (Lorenzetti, 1917, p. 146). L’anno dopo disegnò sei paesaggi di gusto riccesco (Bettagno, 1972, pp. 43 s.).
Morì nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 1767.
Fonti e Bibl.: Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Cod. Cicogna 2967: F. Negri, Notiziari di letterati veneziani del XVIII secolo, pp. 203-205.
Abecedario de P.J. Mariette..., a cura di Ph. de Chennevières - A. de Montaiglon, VI, Paris 1859-1860, pp. 154-157; G. Lorenzetti, Un dilettante incisore veneziano del XVIII secolo. A.M. Z. di Gerolamo, Venezia 1917; F. Haskell, Mecenati e pittori, Firenze 1966, pp. 519-526; A. Bettagno, in Caricature di A.M. Z. (catal.), a cura di A. Bettagno, Vicenza 1969, pp. 11-26; Id., in Venetian drawings of the eighteenth century (catal., Venezia), a cura di A. Bettagno, Vicenza 1972, pp. 37-44; Id., Precisazioni su A.M. Z., Sebastiano e Marco Ricci, in Sebastiano Ricci e il suo tempo. Atti del Congresso, Udine... 1975, Milano 1976, pp. 85-95; Id., Brief notes on a great collection, in Festschrift to Erik Fischer. European drawings from six centuries, Copenhagen 1990, pp. 101-108; V. Toutain-Quittelier, A.M. Z. à Paris. L’inspiration retrouvée, in Revue de l’art, CLVII (2007), 3, pp. 9-22; C. Gauna, I Rembrandt di A.M. Z. e le “edizioni” di stampe a Venezia: tra tecnica e stile, in Saggi e memorie di storia dell’arte, XXXVI (2012), pp. 189-234; B.A. Kowalczyk, Bellotto and Z. in Florence, in The Burlington Magazine, CLIV (2012), pp. 24-31; E. Lucchese, L’album di caricature di A.M. Z. alla Fondazione Giorgio Cini, Venezia 2015; Venezia Settecento. Studi in memoria di Alessandro Bettagno, a cura di B.A. Kowalczyk, Cinisello Balsamo 2015 (in partic. Il ‘prezioso’ manoscritto della collezione Bettagno. L’“indice” della biblioteca di A.M. Z., pp. 31-36; B.A. Kowalczyk, Delle antiche statue greche e romane e i due Z., pp. 221-227); M. Matile, Della Grafica Veneziana. Das Zeitalter A.M. Z. (1680-1767) (catal., Zurigo), Petersberg 2016; La vita come opera d’arte. A.M. Z. e le sue collezioni (catal., Venezia), a cura di A. Craievich, Crocetta del Montello 2018 (in partic. M. Matile, La genesi della Raccolta di varie stampe a chiaroscuro, pp. 89-107; C. Lo Giudice, L’incisore su metallo, pp. 113-119; C. Crosera, Il volume Delle antiche statue greche e romane, pp. 263-275; I. Favaretto, A. M. collezionista e cultore di gemme, pp. 277-291; A. Craievich, Le arti che vanno per via, pp. 293-295); B.A. Kowalczyk, A.M.Z., il Duca di Devonshire e Hugh Howard: il nuovo carteggio, in Arte Veneta, 2019, n. 76, pp. 120-151; Lettere artistiche del Settecento veneziano, V, A.M. Z., a cura di M. Magrini, Venezia, in corso di stampa (in partic. G. Stefani, A.M. Z. la musica e il teatro).