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FRISI, Anton Francesco

di Guido Fagioli Vercellone - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)
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FRISI, Anton Francesco

Guido Fagioli Vercellone

Nacque a Melegnano, presso Milano, il 21 gennaio (non l'11 febbraio) 1734, da Giovan Mattia e da Francesca Magnetti (la maggior parte delle fonti erroneamente lo dice nato a Milano o a Monza nel 1731 o nel 1733).

Il suo avo Antonio, di un'onesta famiglia alsaziana di Strasburgo, militare di carriera, si era trasferito per servizio in Lombardia e vi era morto lasciando un figlio, il padre del F., senza beni né appoggi. Questi tuttavia seppe crearsi una solida agiatezza con gli appalti militari, procreò cinque figli e tre figlie, ma si rovinò poi completamente per aver voluto assumere impegni superiori alle sue forze finanziarie, e morì ancora giovane lasciando la famiglia in precarie condizioni. I figli comunque, grazie alla tenacia ed ai sacrifici della madre, riuscirono tutti ad affermarsi in qualche modo: oltre al F., che fu il terzogenito, il primo, Antonio, si fece notare come studioso di medicina, chimica e botanica, sebbene morisse giovanissimo; il secondo fu il celebre matematico, astronomo e idraulico barnabita Paolo (al battesimo Giuseppe); il quarto, Luigi, fu canonico dell'imperiale basilica di S. Ambrogio ed erudito; e infine l'ultimo, Filippo, fece carriera nella giurisprudenza, e morì precocemente essendo regio pretore, dopo aver ricoperto la carica di podestà di Ravenna e pubblicato una Dissertatio de imperio et jurisdictione (1777). Nessuno di essi ebbe discendenza, per cui la famiglia venne continuata dal nobile Aicardo Castiglione Zaneboni, figlio di una delle sorelle, che aggiunse al suo il cognome Frisi.

Come Paolo, anche il F. frequentò le scuole dei barnabiti di S. Alessandro a Milano, si addottorò in teologia e fu ordinato sacerdote. Nel 1762 il già celebre fratello gli ottenne un canonicato della basilica di S. Giovanni Battista di Monza, dove il F. si stabilì e visse dal 1763 al 1777. "Profittò egli in Monza dell'archivio prezioso di antichi manoscritti, che prima si tenevano gelosamente invisibili, e con fatica e accuratezza ordinatolo e trascritto in buona parte, con varie dissertazioni erudite ha già mostrato al pubblico qual buon uso ei sapesse farne" (Verri, p. XXXIV). In effetti negli anni trascorsi a Monza il F. poté disporre liberamente degli archivi, della biblioteca e del tesoro, essendo stato incaricato della loro custodia e riordino, e, seguendo le esortazioni dell'arcivescovo G. Pozzobonelli, che spronava il clero agli studi di sacra erudizione, approfittò di tale "noiosa cura", come egli la chiama, per divenire "lo storico di Monza".

La sua prima opera in quel campo fu Memorie della Chiesa monzese raccolte e con varie dissertazioni illuminate…, I-IV, Milano 1774-80 (ma pare esistesse anche un'edizione Milano 1774-76, dal titolo Memorie della Chiesa monzese raccolte e con varie dissertazioni illustrate in quattro volumetti…).

La prima delle quattro dissertazioni concerne i primi abitatori di Monza e le origini del nome della città: su argomenti tanto nebulosi e tenendo conto dei limiti che le superstizioni culturali dell'ambiente imponevano (ad esempio far derivare tutto dagli ebrei per arrivare al diluvio), si può affermare che le citazioni di fonti e l'epigrafia sono ben impostate e abbastanza rigorose; la seconda dissertazione, intorno ai Longobardi e alla regina Teodolinda, pur appesantita da una sciatta prefazione al cardinale A.M. Durini, è ben impostata, piena di notizie di prima mano e misurata; la terza è senza dubbio la più valida per essere la più specialistica, sulle situazioni beneficiarie e territoriali della Chiesa monzese attraverso i secoli, con un ricco corredo di documenti sapientemente adoperati; infine la quarta tratta della giurisdizione, gerarchia e privilegi di tale Chiesa nei secoli bassi, ed è un pregevole saggio di antiquaria storicogiuridica, in cui vengono chiarite molte situazioni fino ad allora incerte. Nel complesso si tratta di "autorevolissimi saggi di storiografia ecclesiastica… fanno sentire la buona scuola alla quale il F. attinse il proprio metodo" (Venturini, p. 264).

Di qualità anche superiore è la seconda opera del F., pubblicata molti anni dopo il trasferimento dell'autore a Milano, e quindi quando egli aveva meglio assimilato negli ambienti milanesi il metodo muratoriano: Memorie storiche di Monza e sua corte…, divisa in tre volumi ed ornata di tavole di rame…, Milano 1794.

Dopo una prefazione nella quale il F. dichiara di voler calcare le orme di G. Giulini, il primo volume, composto di venti nutriti capitoli, tratta dell'origine romana di Monza, della basilica e relativo tesoro, delle gerarchie ecclesiastiche costituitesi al tempo di Teodolinda, delle cappellanie, delle fazioni guelfa e ghibellina, dei re d'Italia incoronati a Monza, degli ordini religiosi, degli ospedali, delle fondazioni pie, degli scrittori e letterati locali e della vita di s. Gherardo dei Tintori; il secondo volume è una ricca raccolta di documenti monzesi, rinvenuti con tenacia e amorevole ostinazione non solo a Monza ma dovunque, molti in modo indiretto per essere gli originali andati perduti, il tutto seguito da ciò che egli chiama con qualche esagerazione Codice diplomatico monzese dal sec. VI al XVIII e arricchito da poche ma opportune e originali note storiche e giuridiche; il terzo volume, infine, si occupa dei dittici eburnei monzesi e dei cataloghi dei codici della basilica, nonché degli archivi.

Sia chiaro che entrambe queste pubblicazioni del F. non sono e non volevano essere "la storia di Monza" (il che fu da taluni considerato un difetto), ma rappresentano un saggio di innegabile qualità di quelle discipline ausiliarie della storia che la scuola milanese aveva instaurato: il metodo è tanto lineare e semplice quanto lo stile è cattivo, fino a rendere oggi quasi illeggibili le prefazioni.

Nel 1777 il F., nominato canonico teologo del capitolo della basilica di S. Stefano Maggiore di Milano e protonotario apostolico, lasciò definitivamente Monza. A Milano il fratello Paolo andò a vivere con lui, aiutandolo ad ambientarsi e introducendolo negli ambienti colti che facevano capo a P. Verri, amicissimo suo dal tempo delle scuole di S. Alessandro.

Con l'opera del Verri il F. ebbe una disavventura letteraria: infatti quello venne a morte nel 1797, mentre attendeva alla correzione delle bozze del secondo volume della sua Storia di Milano (era giunto al XXXIII capitolo; il primo volume era stato pubblicato nel 1783 ed era stato un totale fiasco editoriale). I manoscritti, affidati dal figlio Gabriele a P. Custodi, vennero da questo trasmessi (per preparare alla stampa i capitoli successivi) al F., il quale ne fece (che scrivesse male è già stato sottolineato) "una raffazzonatura informe, quasi ingiuriosa per la memoria del Verri" (Venturini, p. 139), pubblicata a Milano nel 1799; il terzo volume poi, che uscirà nell'edizione completa in tre volumi dell'opera solo nel 1834 a Milano, a cura del Custodi, ma su lavori preparatori del F., non risultò molto migliore.

La terza e ultima sua opera di rilievo fu un lavoro biografico pubblicato in occasione della morte della scienziata milanese Maria Gaetana Agnesi, l'Elogio storico di donna Maria Gaetana Agnesi… (Milano 1799), opera armonica e ben strutturata, che meritò una traduzione francese di A.M. Boulard (Paris 1807) e un'edizione critica novecentesca a cura di A. e G. Masotti (Milano 1965).

Nel 1841 a Monza vennero pubblicate le Memorie della città di Monza…, che costituiscono un compendio e un aggiornamento dal 1790 al 1840 del lavoro del F. a opera di G. Marimonti (rist. anast., Bologna 1970).

Sugli ultimi anni del F. si hanno pochissime notizie: s'interessò di numismatica e si sa che aveva compilato un catalogo delle monete e medaglie della raccolta di G. Beccaria. Nel 1784 aveva perduto il fratello Paolo, ma restò "uomo di molta società e di molti amici".

Morì a Milano il 20 luglio 1817 e fu sepolto nel vecchio cimitero di porta Ticinese, dove il fratello superstite Luigi gli eresse un monumento. Nel 1810 aveva fatto dono alla Biblioteca capitolare di Monza dei suoi manoscritti, che ora risultano in gran parte scomparsi.

Il F. fu membro dell'Accademia etrusca di Cortona, di quella degli Agiati di Rovereto e di varie altre in Italia.

Fonti e Bibl.: Monza, Archivio e biblioteca capitolare, armadio 8-B (contiene i manoscritti superstiti del F.: i più notevoli sono un Calendarium della Chiesa monzese, un Necrologio monzese, diversi quaderni con cronologie, cenni biografici dei podestà e uomini illustri di Monza e un saggio sulla corona ferrea); Milano, Bibl. Ambrosiana, codd. γ 148-154 (raccolgono 7 volumi di lettere di Paolo Frisi contenenti molte notizie sul F.); Bologna, Bibl. universitaria, Mss. 1277/2096/IV; Bibl. apostolica Vaticana, Vat. lat. 9283 (biografia del F. di G.M. Mazzuchelli); Bassano del Grappa, Bibl. civica, Mss. 2678-2682. Anche l'Arch. di Stato di Milano e quello della Curia arcivescovile milanese posseggono documenti concernenti il Frisi. Si veda inoltre: P. Verri, Operette scelte di P. Frisi milanese con le memorie stor. intorno al medesimo…, Milano 1825 (alle pp. XIII s. notizie sulla famiglia Frisi); C. Aguillon, Di alcuni luoghi dell'antica corte di Monza che hanno cambiato nome…, in Arch. stor. lombardo, XVII (1891), pp. 754 ss.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e di altri edifici di Milano…, VI, Milano 1891, pp. 175 s.; G. Riva, Saggi critici e narrativi di storia monzese, I, Monza 1910, pp. 2, 21, 105 e passim; L. Venturini, Milano ne' suoi storici settecenteschi, s.l. [ma Milano] 1921, pp. 121, 139 ss., 256-267 (rec. in Arch. stor. italiano, LXXIX [1921], p. 309); G. Seregni, Don Carlo Trivulzio e la cultura milanese dell'età sua, Milano 1927, p. 17 e passim; T.M. Abbiati, A.F. F. l'illustratore delle antichità monzesi, in Il Cittadino (Monza), 4 giugno 1931; G. Boffito, Biblioteca barnabitica, II, Firenze 1933, p. 79 (lettera del F. al conte G. Giulini); G. Seregni, La cultura milanese nel Settecento, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 609 n. 2, 632 e n. 5; Elogio stor. di Maria Gaetana Agnesi scritto da A.F. F., a cura di A. e G. Masotti, Milano 1965, p. 111 n. 2 (breve notizia del F.); L. Colombo, Il contributo di A.F. F. alla conoscenza del Medio Evo monzese, tesi di laurea, Univ. Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Facoltà di magistero, a.a. 1970-71; Enc. Italiana, XVI, p. 86.

Vedi anche
Frisi, Paolo Frisi ‹-ʃi›, Paolo. - Matematico e astronomo (Melegnano 1728 - Milano 1784). Barnabita, insegnò all'univ. di Pisa (1754-64), poi nelle Scuole Palatine di Milano (1764-84). Notevoli i suoi studî di meccanica (memorie giovanili sulla figura e grandezza della Terra e sul moto diurno di essa, e un trattato ... Caterina Visconti duchessa di Milano Figlia (m. 1404) di Barnabò Visconti fu nel 1380 seconda moglie del cugino Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, e madre di Giovanni Maria e Filippo Maria. Alla morte del marito (1402), con la cooperazione d'un consiglio di reggenza, assunse la tutela dei figli e il governo dello stato, coadiuvata ... Vèrri, Pietro Vèrri, Pietro. - Economista e letterato (Milano 1728 - ivi 1797), figlio di Gabriele; fratello di Alessandro e di Carlo. Uomo d'assai varia cultura e di notevole indipendenza di pensiero, tipico rappresentante del riformismo settecentesco, dotato di senso del limite e del concreto, Verri, Pietro legò ... Viscónti, Azzone Viscónti, Azzone. - Signore di Milano (n. 1302 - m. 1339); figlio di Galeazzo I, fu imprigionato a Monza col padre (1327) da Ludovico il Bavaro, inviato dai ghibellini. Liberato, fu nominato al principio del 1329 vicario imperiale, il che non gl'impedì di cercare accordi col pontefice, ottenendo la sospensione ...
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  • FRISI, Antonio Francesco
    Enciclopedia Italiana (1932)
    Carlo Volpati Storico, nato a Melegnano il 20 gennaio 1733, morto a Milano il 20 luglio 1817. Consacratosi al ministero ecclesiastico e addottoratosi in teologia, fu nominato nel maggio 1763 canonico della cattedrale di S. Giovanni Battista di Monza, donde passò nel 1777 alla basilica di S. Stefano ...
Vocabolario
frìṡia
frisia frìṡia s. f. – Nella locuz. cavallo di frisia, più propriam. di Frisia: v. cavallo, n. 6.
friṡata
frisata friṡata s. f. [der. del veneto friso «fregio» (v. friso2)]. – Nella costruzione navale, sinon., in alcuni casi, di capo di banda (v. banda1, n. 2).
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