VITEZ, Antoine
Regista e direttore di teatro francese, nato a Parigi il 20 dicembre 1930, morto ivi il 30 aprile 1990. Diplomato in lingue orientali, ottimo traduttore, a partire dal 1949 studiò recitazione con T. Balachova; iscritto nel 1952 al Partito comunista francese, fu segretario di L. Aragon (1959-60).
Dopo una ricca e varia esperienza di teatro (attore, insegnante, direttore artistico, ecc.), la sua prima regia è del 1966 con Elettra di Sofocle. Seguiranno Il drago di E.L. Schwarz (1968), Il precettore di J.M.R. Lenz, e Il gabbiano di Cechov (1970). Nel 1972 fondò il Théâtre des Quartiers d'Ivry, alla periferia di Parigi, dove allestì Faust di Goethe, Madre Coraggio di Brecht (1973), Miracoli dal Vangelo secondo Giovanni (1974, tradotto dal greco). Nello stesso anno rappresentò in quattro serate L'école des femmes, Tartuffe, Dom Juan e Le misanthrope (riprese a Roma nel 1978), unificandole in una sorta di saggio su Molière, secondo quella sua ''regia onnivora'' che tendeva a un approfondimento totale dell'opera di ciascun autore. Dimostrò subito di amare i grandi "poeti della parola drammatica" (Hugo, Claudel o Racine) perché "fanno progredire il teatro" stimolando la creatività. Il teatro fu per lui il conservatorio della lingua, e sua cura fondamentale fu il lavoro sulla lingua e perciò il lavoro con gli attori, anche attraverso imitazioni o studio di particolari accenti regionali o stranieri. Su queste basi, negli anni Settanta produsse Phèdre di Racine, Partage de Midi di Claudel, Les Burgraves di Hugo, oltre a un Tartuffe in russo a Mosca nel 1977 e a Catherine, una specie di teatro-racconto ininterrotto, tratto da un romanzo di Aragon. Nel 1979 fu docente al Conservatoire national d'art dramatique e nel 1980 firmò la sua prima regia di opera lirica con Le nozze di Figaro di Mozart (direttore R. Muti, teatro Comunale di Firenze) e una Bérénice di Racine a Spoleto. Nel 1981 entrò al Théâtre national de Chaillot pensando a un "teatro elitario per tutti", un vero teatro popolare, "una creazione da rifare continuamente senza scoraggiarsi". Inaugurò la sua gestione con un Faust, interpretato da lui stesso, che emerge nudo da un baule, tra un Mefistofele su sedia a rotelle e con impermeabile da detective e una Margherita in bicicletta. Il contrasto fra questo tipo di regia, che sconvolge un'opera classica, e il recupero filologico, spinto altrove fino a riproporre modalità recitative e scenografiche fedeli a convenzioni ormai in disuso, corrisponde a istanze opposte della sua personalità artistica. Dal 1981 al 1987 mise in scena Entretien avec M. Said Hammadi, ouvrier algérien di T. Ben Jelloun, Orfeo di Monteverdi, La voix humaine di Cocteau (versione per piano e canto di F. Poulenc), Amleto di Shakespeare, Falsch di R. Kaliski, Le prince travesti di Marivaux, L'airone di V. Axionov, spettacoli di marionette, e Le soulier de satin di Claudel. Nel 1985 presentò Lucrezia Borgia di V. Hugo al Festival d'Avignon (e a Venezia e Firenze): la recitazione, su una scena nuda, ma con costumi sontuosi (di Y. Kokkos), è tutta impostata sulla ''parola proferita'' e sulla convenzione teatrale, per sfuggire a un eccessivo realismo in un'opera sentita come onirica più che epica. Nel 1988 accettò da J. Lang, ministro della Cultura, la direzione della Comédie Frana̧ise, che V. riteneva il luogo deputato alle grandi tendenze della regia contemporanea, al servizio dei grandi testi, da Molière ai contemporanei, come Sartre, la cui pièce, Huis clos, fu il primo allestimento della sua breve gestione. Oltre alle traduzioni teatrali dal tedesco, russo, greco antico e moderno, scrisse testi per il teatro delle marionette e collaborò a riviste di teatro e letterarie; pubblicò pure una storia del teatro in URSS dal 1917 al 1953 (in Encyclopédie de la Pléiade, 1965) e due volumi di poesie, La tragédie c'est l'histoire des larmes (1976), e L'essai de solitude (1981).
Bibl.: Antoine Vitez metteur en scène, catalogo dell'esposizione fotografica (7-23 maggio 1984) curata dal Centre culturel francais di Roma, Roma 1984; Antoine Vitez: ''Si j'avais un maître, ce serait Kurosawa'', intervista raccolta da A. Heliot, in Le Quotidien de Paris, 1764 (1985); J.-P. Léonardini, Profils perdus d'Antoine Vitez, Parigi 1990; P. Puppa, Teatro e spettacolo del secondo Novecento, Roma-Bari 1990; E. Recoing, Le Soulier de Satin - Paul Claudel - Antoine Vitez - Journal de bord, Parigi 1991.