Letterato francese (Bagnols, Linguadoca, 1753 - Berlino 1801). Figlio di un oste di origine piemontese, studiò in diversi seminarî, dove fu istitutore. Dopo aver tribolato nei mestieri più varî raggiunse il successo a Parigi come avventuriero da salotto, spacciandosi per conte. Polemista scintillante, sensibilissimo nel cogliere ogni aspetto ridicolo della società e della cultura, derise i Jardins di I. Delille in Le Chou et le Navet (1782). Nel Discours sur l'universalité de la langue française (1784) condensò lucidamente, in prossimità dell'epoca romantica, le virtù della lingua consacrate dalla tradizione classicista: la grazia ornata, il buon senso, la chiarezza ("ciò che non è chiaro non è francese"). Nemico di Rousseau, fiducioso nel progresso della ragione, non esitò tuttavia a tradurre per i Francesi (1785) quell'Inferno di Dante che Voltaire aveva già condannato come un museo di assurdità. R. conquistò una fama scandalistica con un'operetta mordente: Petit almanach de nos grands hommes (1788, in collab. con L. de Champcenetz). Scoppiata la Rivoluzione, pose al servizio della monarchia il suo brio di polemista politico in una nuova galleria satirica: Petit dictionnaire des grands hommes de la Révolution (1790). Emigrò al seguito del Conte di Provenza che gli affidò diverse missioni politiche.