PRÉVOST, Antoine-François (anche Prévost d'Exiles)
Romanziere francese, nato a Hesdin (Artois) il 1° aprile 1697, morto il 29 novembre 1763 presso Saint-Firmin. Di buona famiglia borghese, scolaro presso i gesuiti, poi novizio (1713-1716), soldato (1716-1719), novizio presso i benedettini (1720) e professo (1721), fece poi l'insegnante, il predicatore, s'impegnò in polemiche contro i gesuiti e in lavori di erudizione; visse in provincia, quindi a Parigi, componendo, tra l'altro, i primi quattro volumi dei Mémoires et avantures d'un homme de qualité (Parigi 1728). Lasciato ancora una volta il convento (1728) e inseguito da un ordine di arresto, passava in Inghilterra, poi in Olanda (1730), dove pubblicò i volumi V-VII dei Mémoires (Amsterdam 1731), di cui l'ultimo contiene la storia di Des Grieux e Manon. Tornato in Inghilterra (1733), iniziava il giornale Le Pour et le Contre e l'Histoire de Monsieur Cleveland; di nuovo in patria nel 1734, si riconciliava con la Chiesa e diventava cappellano presso il principe di Conti (1735), vivendo soprattutto del suo lavoro intellettuale, continuando il giornale sino al 1740; in questo periodo terminava il Cleveland (1739), scriveva Ce Doyen de Killerine (1735-1740), Marguerite d'Anjou e l'Histoire d'une Grecque moderne (1740). Compromesso in uno scandalo giornalistico, dovette fuggire nel 1741 a Bruxelles, poi a Francoforte, dando altri romanzi e la versione della Pamela di Richardson (Londra 1742). Rimpatriato nel 1742, visse più tranquillo, dal 1746, nel ritiro di Chaillot, intento a ridurre la Collection of voyages and travels di J. Green, a tradurre Clarisse Harlowe (1751), Grandisson (1755), a redigere Le Journal étranger, a scrivere Le Monde moral (1760) e altro, operosissimo sempre, quantunque nel 1754 un priorato presso Mans gli togliesse l'assidua cura economica.
L'indole appassionata e leggiera fu causa della vita avventurosa, che la malignità dei contemporanei, la confusione tra l'opera e l'autore ridussero a una leggenda assurda e infamante. Nel groviglio delle vicende appare la sensibilità settecentesca, la ricerca dell'emozione, la voluttà del dolore, l'esotismo, e in particolar modo quell'amore per l'Inghilterra che il P. fu tra i primi a rivelare in Francia. I suoi romanzi, cupi, melodrammatici, sono preromantici per la passione dominante e trionfante, la malinconia, il cosmopolitismo e il drammatico borghese. Manon Lescaut a parte ristampata a Rouen (1733), in forma definitiva ad Amsterdam (1753), è la sintesi dei caratteri dello scrittore, avvivata dall'esperienza personale. Lasciato il romanzesco degli altri libri, il racconto è d'una semplicità classica, la misera passione è aureolata da una nobiltà e fatalità quasi raciniane, per cui l'uomo sensibile è avvilito e insieme innalzato, e la donna, redenta dall'ingenua natura e dalla morte infelice, sta a significare l'eterno fascino femminile. Il libro, significativo del suo secolo, precorritore dell'Ottocento romantico, è di ogni tempo per la dolorosa verità umana, entrato nelle coscienze anche per le opere d'arte e di musica ch'esso ha ispirate.
Ediz.: Øuvres choisies, insieme a quelle di Le Sage, 1810-16, voll. 54 (39 per P.). Tra le ristampe moderne di Manon Lescaut, quella con prefazione di A. Dumas figlio, 1875. Fra le traduzioni italiane cfr. quella di Ada Negri, nella Biblioteca romantica, Milano 1931.
Bibl.: H. Harrisse, L'abbé P., histoire de sa vie et de ses oeuvres, Parigi 1896; V. Schroeder, L'abbé P., sa vie, ses romans, ivi 1899; P. Hazard, Manon Lescaut roman janséniste, in Revue des deux mondes, 1° aprile 1924; id., Études critiques sur Manon Lescaut, Chicago 1929 (in collab. con altri); id., L'Italie de l'abbé P., in Mélanges Hauvette, Parigi 1934; P. Trahard, Les maîtres de la sensibilité franç. au XVIIIe siècle, I, ivi 1931, pp. 89-235.