Rivarol, Antoine de
Scrittore francese (Bagnols, Linguadoca, 1753 Berlino 1801). Letterato brillante e di gusto volteriano, R. è autore di un'importante traduzione in prosa dell'Inferno, che cominciò a circolare in frammenti dopo il 1780, venne pubblicata nel 1783 (L'Enfer, poème du D., Londra e Parigi, 2 volumi) e poi ristampata nel 1785, nel 1788 e molte altre volte, sino ai nostri giorni (la più recente a Lione, nel 1955). In una lettera all'abbé Romans (8 genn. 1785) egli stesso spiegò le circostanze in cui si accinse all'impresa: " Avec le goût que vous me connaissez pour le far niente, vous serez surpris que je me sois livré à un travail aussi pénible que celui de la traduction, et que j'aie précisément choisi le plus bizarre et le plus intraitable des poètes. Un défi de M. de Voltaire m'engagea, et une plaisanterie assez piquante acheva de me déterminer. Ce grand homme dit tout haut que je ne traduirais jamais le Dante en style soutenu, ou que je changerais trois fois de peau avant de me tirer des pattes de ce diable-là ".
In realtà, nonostante la singolarità della scelta, l'esercizio della traduzione rispondeva a uno degl'interessi più profondi del R., quello per i problemi della lingua e dello stile, per i fatti dell'espressione e per l'utilità delle traduzioni, ai quali si deve un'altra opera sua, il Discours sur l'Universalité de la Langue française (1784). Inoltre, benché a prima vista l'opera di D. dovesse apparire molto lontana dal gusto classicistico del R., qualcosa dovette attrarre il suo spirito, come già aveva attratto Voltaire, nell'esotico e ‛ bizzarro ' poema.
Composta in un francese classico molto elegante e curato, la traduzione del R. tende naturalmente a ridurre a unico registro stilistico i vari registri dell'originale dantesco; egli sopprime o modifica i passi che gli sembrano grossolani o piatti, scioglie le immagini allusive, commenta, delucida, nobilita. Per questo la sua traduzione è incorsa nei giudizi severi di un Farinelli e di un Bouvy. Eppure è proprio per merito del suo francese limpido e preciso, che non dà mai l'impressione del ‛ tradotto ', se questo Inferno ha avuto tanta fortuna di lettori, da Diderot a Buffon, ai maggiori scrittori e poeti francesi dell'Ottocento, a un critico come Sainte-Beuve. E a merito di R. vanno anche ascritti i giudizi su D. espressi nella prefazione e alcune fini osservazioni stilistiche contenute nelle note. Egli, che non può certo rinunciare alle restrizioni critiche proprie del suo gusto, affidandosi alle impressioni e alle adesioni istintive, dimostra di aver compreso la poesia dantesca assai meglio degli altri scrittori francesi del suo tempo.
Bibl.-V. alla voce FRANCIA (particolarmente i contributi di Oelsner, Counson, Bouvy, Farinelli, Noli, Hazard, W.P. Friederich, Mounin, Beyer, Van Der Meerschen). Inoltre, per gli scritti di R., le Oeuvres complètes, Parigi 1808.
Su di lui e sulla traduzione dell'Inferno: A. Le Breton, R., sa vie, ses idées, son talent, Parigi 1895; E. Henriot, R. traducteur de D., in " Le Temps " 31 agosto 1926 (poi in Livres et portraits. Courrier littéraire, s. 3, Parigi 1927, 218-223); M. Hervier, introduzione all'ediz. critica del Discours sur l'Universalité, ibid. 1929; A. Cavaliere, R. critico, in " Cultura Neolatina " I (1941) 45-53; V.-H. Debidour, prefazione agli Écrits politiques et téraires, Parigi 1956.