COURNOT, Antoine-Augustin
Economista e filosofo, nato a Gray il 28 agosto 1801, morto a Parigi il 30 marzo 1877. Quantunque la sua carriera sia stata quella d'un universitario ed egli abbia avuto sicure amicizie tra i più eletti ingegni del suo tempo, non ebbe, vivente, quella rinomanza che egli sognò e predisse nei Souvenirs, specie di autobiografia scritta nel 1859. La sua posizione nella storia della scienza economica è quella d'un pensatore costruttivo del più alto valore.
Sulle tracce degli algebristi italiani, e poi di Canard e Whewell, egli gettò le basi dell'economia matematica, con le Recherches sur les principes mathématiques de la théorie des richesses (1838). Esempio magnifico della bontà del metodo matematico, col quale, supposte conformi all'esperienza economica certe condizioni funzionali molto semplici, se ne derivano le conseguenze implicite, senza ricorrere ad alcuna teoria utilitarista, com'è palese nell'espressione analitica data alla legge della domanda, e nel problema dell'equilibrio del monopolista, da lui formulato in maniera definitiva, e che ispirerà a Leone Walras, il concetto di equilibrio economico generale nel caso di libera concorrenza. Questi e altri risultati di notevole importanza teorica egli riespose poi, senza ricorrere a notazioni simboliche, nei Principes de la théorie des richesses e nella Revue sommaire des doctrines économiques, usciti rispettivamente nel 1863 e nel 1877. Tralasciando le traduzioni dell'Astronomia del Herschell (1833) e della Meccanica di Gardner (1834), i soli lavori che gli diedero in vita una certa notorietà, e il Traité élémentaire de la théorie des fonctions et du calcul infinitésimal (1841), esposizione delle lezioni tenute alla facoltà di scienze di Lione, dove, contro l'opinione di Evellin e Bertrand, affermò l'esistenza in natura degl'infinitamente piccoli, e tralasciando un'opera minore dal titolo L'ordine et les limites de la correspondance entre l'algèbre et la géométrie, l'opera sua princípale, nel campo filosofico, è l'Exposition de la théorie des chances (1843). Qui è messo in luce il carattere puramente probabile delle teorie scientifiche, e vivificato, con la teoria delle probabilità di Pascal e Fermat, il probabilismo filosofico che discende da Carneade. In altre opere, come l'Essai sur les fondements de nos connaissances et sur les caractères de la critique philosophique (1851), il Traité de l'enchaînement des idées fondamentales dans les sciences et dans l'histoire (1861), l'articolo Probabilité nel Dizionario del Frank, le Institutions d'instruction publique en France (1864), le Considérations sur la marche des idées et des événements dans les temps modernes (1872) e Matérialisme, vitalisme, rationalisme, queste idee filosofiche sono applicate allo studio della politica, di questioni pedagogiche e, con risultato assai notevole (il Tarde lo chiamò il Sainte-Beuve della critica filosofica), alla critica storica. Per il C., compito specifico della storia è notare i fatti accidentali, e la storia esiste solo in quanto vi è lotta tra questi fatti e le cause razionali. E poiché i fatti accidentali sono destinati a scomparire, man mano che si attua il progresso, il quale, nelle società, accresce la parte meccanica rispetto a quella organica, anche la storia dovrà subire la medesima fine, non essendo degna di essere qualificata come storia una serie regolare di conseguenze discendenti da un mondo puramente meccanico. Lo stesso si dica per lo stato politico, destinato a sparire di fronte a una economia sociale, che sostituirà le funzioni ai poteri e l'amministrazione al governo. E questo è il fondamento della sua filosofia politica.
Bibl.: J. Bertrand, in Journal des savantas, 1883, 1887; gli articoli di Milhaud e Pieron nella Revue de Métaphysique et de Morale, 1902; gli articoli di Milhaud, Tarde, Bouglé, Aupetit, Faure, Darlu, Vial, Parodi, Mentré, Audierne e Moore nella stessa, 1905; gli articoli di Lechalas e Mentré nella stessa, 1906; Edgeworth, art. Cournot, in Dictionary of polit. economy del Palgrave.