ANTITIPO (gr. ἀντίτυπος)
Voce biblica, indicante una cosa profeticamente raffigurata da un avvenimento anteriore, detto con termine correlativo tipo. Per sé "tipo" (gr. τύπος, da τύπτειν) sarebbe l'impronta che lascia un corpo impresso in un altro; ma nel linguaggio teologico cristiano è riservato ad esprimere una figura della persona, o della dottrina, o delle istituzioni, di Gesù Cristo, anticipata da Dio nella storia sacra del popolo ebraico. Quindi per antitipo si suole intendere una circostanza della vita di Gesù o una caratteristica della sua Chiesa in quanto, per singolare disposizione della Provvidenza, è stata adombrata, molto tempo prima che si verificasse, da una realtà storica del Vecchio Testamento. Per es. Gesù crocifisso è l'antitipo del serpente di bronzo inalberato da Mosè nel deserto (cfr. Giov., III, 14 seg.); Gesù sepolto e risorto il terzo giorno è l'antitipo di Giona rimasto per tre giorni nel ventre del cetaceo (cfr. Matt., XII, 39 segg.); l'Eucarestia è l'antitipo della manna caduta per quarant'anni nel deserto (Giov., VI, 25-59). Così il sacramento del battesimo è l'antitipo delle acque del diluvio che salvò dalla morte coloro che si trovavano nell'arca (I Petr., I, 20 segg.).
In questo senso il vocabolo antitipo è già adoperato da S. Pietro (I Petr., III, 21). S. Paolo invece, nella lettera agli Ebrei (IX, 24), usa ἀντίτυπα per "tipi", preferendo dare alle cose del Nuovo Testamento simboleggiate nel Vecchio il nome di corpi in contrapposizione alle loro immagini, concretate nella storia ebraica, che egli chiama ombre (Col., II, 17).