ANTISETTICI
(dal gr. ἀντί "contro" e σῆψις "putrefazione"). Si chiamano così, in generale, i mezzi fisici e chimici che impediscono la putrefazione delle sostanze organiche; in senso più ristretto i mezzi chimici che ostacolano lo sviluppo dei germi e i processi morbosi che essi svolgono negli organismi vivi, analoghi, o ritenuti una volta analoghi a quelli della putrefazione. Nel primo caso agiscono come disinfettanti dei germi saprofiti, che vivono sulle sostanze organiche in decomposizione; nel secondo dei germi patogeni che hanno attecchito sugli organismi vivi, animali e vegetali, producendo le singole malattie infettive. Perciò il campo di applicazione degli antisettici è molto ampio.
Prima delle dottrine moderne dell'antisepsi (v.) e dell'asepsi, fino da tempi antichissimi si cercò di sottrarre i cadaveri alla putrefazione, e si può dire che la storia degli antisettici, nelle sue origini più remote, coincida con quella dell'imbalsamazione.
La conservazione delle sostanze organiche è un problema di grande importanza pratica in molte industrie che si occupano di prodotti del regno animale e vegetale, come nella concia delle pelli e nella fabbricazione delle conserve alimentari.
Sotto il nome di anticrittogamici si raccoglie un gruppo di antisettici più opportuni per combattere le malattie parassitarie dei vegetali, problema della massima importanza nelle scienze agrarie, oltre che nella botanica in generale e nell'economia sociale.
Nella patologia e nell'igiene dell'uomo e degli animali, la distruzione dei germi nell'ambiente del malato, o comunque infettante, è lo scopo della disinfezione. La medicazione chirurgica e la cura medica delle malattie infettive portano la sostanza antisettica a contatto con i tessuti vivi dell'organismo e richiedono per questo particolari criterî d'applicazione. Bisogna infatti considerare l'azione reciproca di tre fattori: il germe, l'organismo infetto, la sostanza medicamentosa. Il germe ha di regola struttura morfologica semplice, monocellulare, al contrario la sua composizione chimica è molto complessa: presumibilmente risulta di un numero grandissimo di molecole disposte in architetture complicate dalle quali dipende l'individualità di ciascuna specie. A sua volta la sostanza medicamentosa è un corpo chimicamente definito, in genere di struttura più semplice; spesso nei gruppi molecolari che lo costituiscono si possono riconoscere funzioni chimiche e azioni farmacodinamiche correlative, dalle quali risultano i caratteri particolari del medicamento stesso. Finalmente i tessuti dell'organismo, sul quale il germe ha attecchito, reagiscono per proprio conto alla presenza del medicamento, come si difendono dalla invasione dei germi con i mezzi cellulari e umorali, fattori della immunità. Le circostanze sono molto diverse se l'antisettico può essere portato a contatto con i germi quando essi risiedono su lesioni aperte alla superficie del corpo, o in ogni modo accessibili dall'esterno, o, invece, debba raggiungere, per via indiretta, attraverso alla circolazione del sangue, le localizzazioni interne dei germi infettivi. In quest'ultimo caso il problema diviene particolarmente delicato e complesso. Studiando i diversi antisettici dal punto di vista farmacodinamico, mettendo cioè in rapporto il loro particolare modo d'azione con la struttura chimica, è chiaro che l'antisettico migliore è quello che ha l'azione nociva massima sul germe patogeno e minima sui tessuti che lo contengono. La precisione scientifica esigerebbe la conoscenza esatta dei gruppi atomici della struttura chimica del microbo che si legano a quelli del medicamento, ma per ora sappiamo troppo poco dell'architettura chimica microbica. Sperimentalmente possiamo coltivare su mezzi artificiali moltissimi germi patogeni, ma è molto diverso saggiare su queste colture, o, come si dice in linguaggio tecnico, in vitro, anziché nell'organismo vivo. In vitro manca l'azione di tutti i meccanismi d'immunità spontanea o acquisita che già l'organismo, per sé solo, oppone all'invasione dei germi. In vitro possiamo a volontà stabilire la concentrazione dell'antisettico che agisce sui germi. Nell'organismo, invece, anche supponendo di poter valutare in via approssimativa il volume della massa del sangue, introducendo una quantità misurata d' un antisettico a concentrazione data, non possiamo senz'altro ritenere che a contatto con i germi, nell'interno dei tessuti, l'antisettico si trovi nella concentrazione quale risulta dalla diluizione nella massa del sangue perché una sostanza può essere elettivamente sottratta al sangue e fissata in misura varia dai diversi tessuti dell'organismo. Di più, nell'intimità dei tessuti, a contatto con i germi, finisce per trovarsi non più il medicamento quale era stato somministrato, ma nelle modificazioni che esso ha subìte per opera della cellula viva. Essa è capace di attività chimiche intensissime; sono assai frequenti in vivo fenomeni di riduzione difficili a ottenersi in vitro; basti ricordare la decolorazione di molte sostanze iniettate sottocute ed eliminate come prodotti incolori, o leucoderivati; oppure sintesi complesse, per le quali, p. es., l'acido benzoico insieme con la glicocolla viene eliminato come acido ippurico, i fenoli ccme derivati glicuronici, ecc. Questo ci spiega perché un antisettico, saggiato sullo stesso germe in cultura e nell'organismo, possa dimostrare un'azione molto diversa. Così il Morgenroth ha dimostrato che l'attività specifica di alcuni derivati di chinino, intensissima sui cocchi in vitro, si annulla in vivo. Inversamente l'Ehrlich, nelle sue memorabili ricerche sui prodotti arsenicali, ha visto che l'atoxyl è assai attivo sui tripanosomi in vivo e quasi senza azione in vitro. È tripanicida solo il prodotto che deriva dall'atoxyl per la riduzione operata dai tessuti. Dalla riduzione in vitro dell'atoxyl è derivata la serie importantissima degli arsenobenzoli.
Da queste considerazioni generali si comprende come l'indirizzo più moderno nello studio degli antisettici non può essere che quello della chemoterapia, la quale nel proporre nuovi medicamenti studia, nella struttura chimica dei singoli, di eliminare, quanto più si può, i gruppi molecolari dannosi all'organismo, aumentando quelli nocivi al parassita; in altre parole riducendo la organotropia ed esaltando la parassitotropia in modo che il rapporto fra la dose curativa C e quella tollerata T, espresso dalla frazione
sia il più possibilmente elevato. Nello studio delle malattie dei singoli sistemi dell'organismo si accenna all'uso dei diversi antisettici, come p. es. quelli delle vie biliari, delle vie urinarie, delle vie respiratorie, delle vie digerenti, ecc.
Il meccanismo d'azione differisce secondo la composizione chimica, che può essere diversissima, a partire dalla molecola dell'ossigeno a quella per esempio del 309 Fourneau, che per la sua complessità può essere paragonata a quella dell'albumina.
Il numero delle sostanze adoperate a scopo antisettico è straordinariamente grande e si può dire aumenti anno per anno; ricordiamo i composti più importanti della chimica inorganica e organica.
Derivano dal cloro il gas cloro, ottenuto mescolando 100 parti di cloruro di calcio con 150 di acido cloridrico greggio, diluito con un terzo d'acqua; l'acqua di cloro, che si ottiene saturando l'acqua distillata con gas cloro; l'acido cloridrico; il cloruro di sodio; il cloruro di calcio; l'ipoclorito di calcio, che si forma per azione del gas cloro sull'idrato di calcio. La soluzione d'ipoclorito di calcio mescolata con carbonato potassico si decompone formando carbonato di calcio e il cosiddetto liquido di Javelle, che è una miscela di ipoclorito potassico, carbonato doppio di potassio e di calcio e cloruro di calcio. La soluzione d'ipoclorito di calcio mescolata con carbonato di sodio dà origine al cosiddetto liquido di Labarraque, che è una soluzione acquosa d'ipoclorito di sodio contenente anche carbonato e cloruro sodico. L'ipoclorito di sodio ha un elevato potere antisettico, ma la sua composizione è instabile e spesso ha azione irritante per la presenza di cloro e alcali libero. Il chimico americano Henry Drysdale Dakin ne ottenne un derivato stabile, privo di causticità, avendolo neutralizzato con acido borico; sotto questa forma il francese Alexis Carrel, chirurgo in America, lo diffuse nella medicazione chirurgica; la soluzione nota con il nome di liquido Carrel-Dakin fu assai utilmente adoperata anche nella chirurgia di guerra. Il clorato di potassio, o sale di Berthollet, è comunemente usato nella antisepsi della bocea e della gola.
Derivati dallo stesso elemento, ma di costituzione chimica assai più complessa, sono le clorammine, solfonamidi clorate che in determinate condizioni sviluppano acido ipocloroso. Così la clorammina (toclorina, clorazene, euclorina, mianina) è il sale sodico della toluenparasolfoncloramide; la diclorammina (diclorina) è la toluenparasolfondiclorammide; l'acido dicloroammidosolfobenzoico (helazon, halazone) è il derivato carbossilico della clorammina. Questi cloroantisettici hanno azione battericida pronta e sicura in soluzioni anche diluitissime e perciò non dannose all'uomo; Dunham e Dakin hanno dimostrato che un grammo di acido dicloroammidosolfonbenzoico basta per sterilizzare da 200 a 500 litri di acqua inquinata con colibacillo, bacillo del colera, bacillo del tifo.
Dal bromo si ottiene la tintura, l'acqua di bromo, il bromoformio, ecc.
Dallo iodio, per soluzione alcoolica nel rapporto uno a dieci, si si prepara la tintura di iodio che ebbe larghissimo uso nella medicazione antisettica, specialmente dopo che il chirurgo fiumano Antonio Grossich (1849-1926), dimostrò la semplicità della disinfezione della cute, prima degl'interventi chirurgici, sostituendo ai complicati lavaggi la semplice pennellatura con la tintura di iodio. L'uso di dosi eccessive di iodio è stato molte volte causa d'avvelenamento; di più la tintura di iodio col tempo si altera per formazione di acido iodidrico, diventando particolarmente tossica e caustica; applicata sulla cute produce i fenomeni irritativi della dermatite iodica. Gaetano Gaglio ottenne una tintura di iodio inalterabile, priva di acido iodidrico, aggiungendo l'uno per cento di acido iodico. Il tricloruro di iodio (I Cl3), che si forma facendo passare una corrente di cloro in eccesso sullo iodio e si decompone lentamente nelle soluzioni acquose diluite in monocloruro di iodio, acido cloridrico, acido iodico, è un energico antisettico in soluzioni 1-2‰. Il triiodometano (CHI3) o iodoformio è una polvere cristallina di particolare odore penetrante; per sé non ha azione antisettica e può essere anche inquinato da microrganismi, ma a contatto con i tessuti organici svolge in modo lento, ma continuo, iodio: nelle medicaxioni chirurgiche fu molto adoperato in polvere o nella garza iodoformica. Sono stati proposti numerosi succedanei allo iodoformio per diminuirne gli effetti tossici e sopprimere l'odore ripugnante. Ricordiamo così il tetraiodoetilene o diiodoformio (C2I4); l'ekaiodoformio, miscela di iodoformio e di 0,05% del suo peso di paraformaldeide; il sanaformio, ottenuto per azione dello iodio sull'olio di Gaultheria, il nosofene, o tetraiodofenolftaleina; la antinossina, o tetraiodofenolftaleato di sodio; l'airolo, o gallato di ossiioduro di mercurio; il losofano, o triiodometacresolo; l'eurofene, o ioduro ortocresolisobutilico; la loretina, o acido iodoossichinolinsolfonico; la iodoformina, composto di iodoformio e urotropina; il biioduro di tiofene, composto dello iodio con il tiofene (idrato di carbonio solforato ottenuto dal benzolo greggio); i diversi sali (di sodio, di mercurio, di zinco, ecc.) dell'acido sozoiodolico, o sozoiodolo, acido parafenolsolfonico
nel quale due atomi d'idrogeno del gruppo aromatico sono sostituiti da due atomi di iodio:
lo iodoaseptolo, o acido iodoortofenolsolfonico; il traumatolo, o iodocresina; l'aristolo, diioduro ditimolico; lo iodoformio bituminato, combinazione di iodoformio con il catrame; la iodilina, o iodosalicilato di bismuto; lo iodofano, o monoiododiossibenzenformaldeide; la iodofenina, o fenacetina iodata; lo iodoformal, o etilioduro di iodoformina; lo iodoformogene, albuminato di iodoformio; lo iodolo, o tetraiodopirrolo; lo iodolene, miscela di iodolo e di albumina, lo iodonaftolo; la iodosuccinimide; lo iodotimoloformio, ecc.
Altri antisettici derivati dallo iodio sono lo iodoacetone (quattro parti di iodio disciolte in dieci di acetone); lo iodantraco, prodotto d'assorbimento dello iodio con il carbone animale; il tribromuro di iodio; lo iodocarvacrolo; la iodoantipirina, ecc.
Dal fluoro si ottengono i fluoruri alcalini; il fluoruro di sodio aggiunto ai liquidi organici ne impedisce la fermentazione e la putrefazione; deprime e uccide i fermenti figurati, ma lascia integre le azioni dei fermenti solubili.
L'ossigeno specialmente allo stato nascente, come si svolge dall'acqua ossigenata, dal peridrolo (soluzione col 30% in peso d'acqua ossigenata, ottenuta per mezzo della concentrazione nel vuoto), dall'ozono, dalla soluzione in acqua del perborato di sodio che forma acqua ossigenata, ha energiche proprietà battericide.
Lo zolfo fornisce, oltre all'acido solforico, l'anidride solforosa e l'acido solforoso (che si svolgono dalla combustione dello zolfo); il solfuro di carbonio, gl'iposolfiti; per azione dell'acido solforico sull'ittiolo si ottiene il solfoittiolato d'ammonio, d'argento, di mercurio, ecc.
Derivano dal boro l'acido borico e il borato o tetraborato di soda, o borace, che hanno azione antisettica, antiputrida, antifermentativa.
L'arsenico nei suoi numerosi composti inorganici e organici è adoperato per le sue proprietà parassiticide per la conservazione delle sostanze organiche. Fornisce inoltre importantissimi prodotti contro le malattie da protozoi.
Dal sodio deriva la soda caustica, il cloruro di sodio, che in soluzioni concentrate ha notevole azione antiputrida.
Dal potassio si ottiene la potassa caustica che, unita con la calce viva, dava la cosiddetta pasta caustica viennese e il lapis caustico di Filhos.
L'ossido di calcio, l'idrato di calcio, dànno soluzioni antisettiche di uso molto comune.
Le soluzioni di salicilato e di solfato di cadmio hanno uso limitato in oculistica e ginecologia.
L'acido cromico ha energica azione antisettica, ma è assai caustico e tossico.
Sono d'uso comune le soluzioni di permanganato potassico, che a contatto con le sostanze organiche si decompone svolgendo ossigeno allo stato nascente.
Il solfato di ferro greggio, o vetriolo verde del commercio, in soluzione acquosa e mescolato con la calce, si usa come antisettico e antiputrido delle sostanze di rifiuto.
Il solfato di rame, o vetriolo azzurro, è usato in sostanza come caustico, e in soluzione come antisettico, specialmente in oculistica e venereologia.
Forniscono liquidi antisettici l'acetato di rame, il rame colloidale elettrico (zimocuprolo o elettrocuprolo), l'arsenito di rame (verde di Scheele), il citrato di rame, specialmente nella forma solubile detta cusilolo, il nitrato di rame, il nucleinato di rame o cuprolo, il solfofenato di rame o cupriaseptolo.
Dal mercurio, specialmente in passato, si ottennero numerose sostanze antisettiche: l'acetato, l'acetotimolato, l'albuminato, il benzoato, il bromuro, il cianuro, l'ossicianuro di mercurio, l'idrargirolo o parasolfofenato; il cloramiduro o precipitato bianco; l'ossido rosso o precipitato rosso; il piroborato, il salicilato, il disolfonato sodico o ermofenile, l'etilendiamincitrato, la sublammina (combinazione di una molecola di solfato di mercurio con due molecole di etilendiammina), il fluosilicato, lo ioduro, il naftolato, l'oleato, il solfoittiolato o ittemiolo, il sozoiodolato. Assai noti per il loro frequente uso pratico sono i cloruri di mercurio: il cloruro mercuroso, o protocloruro, o calomelano; il cloruro mercurico, o bicloruro, o deutocloruro, o sublimato corrosivo. Per diminuire gli effetti tossici dei preparati di mercurio sono stati proposti altri prodotti di composizione chimica più complessa, quali il mercurocromo 229 o dibromoossimercurifluoresceina, il mercurofene, l'ossimercuroortonitrofenolato di sodio.
Anche l'argento fornisce un numero molto importante di sostanze antisettiche quali l'acetato, il citrato, l'albuminato, il caseinato o argonina, il cloruro, il fluoruro o tachiolo, il fluosilicato o isotachiolo, il lattato o actolo, il nitrato, il nucleinato o nargol, il proteinato o protargolo, il solfofenato o silberolo, il chinasettolato o argentolo, l'argentammina, che è una miscela della soluzione di nitrato d'argento con etilendiammina, l'argento colloidale elettrico, il collargolo (argento colloidale ottenuto per via chimica), la lisargina, affine al precedente.
Dello zinco si adopera il solfato, il cloruro, il perossido, o zinco perhydrol, o zinco neozonio, lo zincochinolo od ossichinolinsolfonato di zinco, la zincopirina o clorozincofenildimetilpirazolone, ecc.
Dell'alluminio si è adoperato a scopo antisettico l'acetotartrato, il boroformato, il borotartrato, il borotannato, il borotannotartrato, il lattato, il salicilato, il parafenolsolfato, il solfofenato, il solfonaftolato, ecc.
Il bismuto fornisce molti prodotti in forma di polveri aspersorie, alcuni dei quali, come il fenato, il naftolato, l'ossiiodogallato o airolo l'ossiioduro, il salicilato, il tribromofenato, il salicilfosfato o bismutolo, ecc. hanno anche azione antisettica.
Dei composti organici propriamente detti numerosissimi hanno azione antisettica e sono variamente adoperati nella terapia e nell'industria.
Nella serie grassa rimrdiamo l'alcool, l'aceto, l'acido acetico, la formaldeide. La soluzione di 35-40 parti di formaldeide in 100 volumi di acqua si chiama formalina. La paraformaldeide è il triossimetilene; il miscuglio antisettico di paraformaldeide, perossido di bario e di stronzio si chiama autano. Il prodotto di condensazione della formaldeide con l'ammoniaca è l'urotropina o esametilentetrammina; la combinazione dell'urotropina con l'acido anidrometilencitrico è l'elmitolo. Facendo gorgogliare la formaldeide nella soluzione di sapone potassico si ottiene il lisoformio. Il tannoformio è un composto della formaldeide con l'acido tannico; il glutolo, della formaldeide con la gelatina; l'amiloformio, della formaldeide con l'amido; il destroformio, della formaldeide con la destrina; l'ittioformio, della formaldeide con l'ittiolo.
Numerosissimi sono gli antisettici della serie aromatica.
Il fenolo è stato uno dei primi antisettici adoperati in chirurgia, specialmente come soluzione fenica. Sciogliendo il fenolo nell'acido solforico concentrato si formano due acidi fenolsolfonici isomeri; l'acido ortofenolsolfonico e quello parafenolsolfonico. L'acido sozolico, o aseptolo del commercio, è una soluzione al 33% di acido ortofenolsolfonico che ha energica azione disinfettante nelle soluzioni al 3-5%. Si chiamano solfofenati in generale i sali dell'acido parafenolsolfonico: più propriamente dovrebbero chiamarsi parafenolsolfonati o fenolsolfonati. Il solfofenato di zinco ha azione astringente, antisettica, si adopera per usi esterni in soluzioni o,2-2-5%. Il parafenolsolfonato di alluminio, anch'esso antisettico e astringente in soluzioni 1-3% si chiama sozal. Sostituendo un gruppo metilico a un atomo d'idrogeno dell'anello benzonico nella molecola del fenolo, si ottengono i cresoli; la creolina contiene circa il 10% di cresoli emulsionati per mezzo di sostanze resinose e di saponi; il lisolo contiene circa il 50% di cresoli tenuti in soluzione di sapone neutro.
Introducendo un altro gruppo metilico nella molecola dei cresoli si ottengono gli xilenoli.
Il metilparaisopropilfenolo è il timolo, che ha scarsa attività tossica e intensa battericida: è adoperato come antisettico intestinale e come vermicida (anchilostoma, tenie, ascaridi); l'etere salicilico del timolo è il salitimolo.
Fra i diossifenoli o difenoli, la pirocatechina, la resorcina, l'idrochirione sono rispettivamente l'orto, il meta, il paradifenolo: hanno tutti in comune una grande affinità per l'ossigeno, alla quale è dovuta la loro azione antisettica. Il resorcinoformio è un antisettico composto di resorcina e formaldeide; il resorcinolo è composto di resorcina e iodoformio: l'hexylresorcinolo è stato introdotto come antisettico delle vie urinarie col nome di caprokol.
Il pirogallolo è il triossibenzolo, energico antisettico, che in presenza di alcali assorbe l'ossigeno, s'imbrunisce e si decompone.
L'acido benzoico ha azione battericida anche in soluzioni all'uno per mille; mescolato con il grasso ne impedisce l'irrancidimento. L'acido ortoossibenzoico è l'acido salicilico: le sue proprietà antisettiche hanno avuto applicazione nei processi di conservazione delle sostanze alimentari. L'etere fenilsalicilico o salolo ebbe largo uso come antisettico dell'intestino e delle vie urinarie. Il salicilacetolo è il salacetolo; l'etere metilico dell'acido benzoilsalicilico è la benzosalina; l'etere β-naftilsalicilico è il betolo, sostanze affini per la loro azione al salolo.
Dal catrame di legno di faggio derivano il creosoto, che ha proprietà caustiche e antisettiche come il fenolo, del quale però è meno velenoso; esso è costituito da un miscuglio di diversi fenoli e principalmente di guaiacolo (etere metilico della pirocatechina) e creosolo (etere metilico della omopirocatechina); il carbonato, il fosfato, l'acetato, l'etere glicerico del guaiacolo formano rispettivamente il duotal, il phosphotal, l'enkol, il guaiamal. Il guaiacolsolfonato di potassio è il tiocolo.
Dall'ittiolo derivato dalla distillazione di un minerale bituminoso ricco di pesci fossili, con acido solforico, si ottiene l'acido solfoittiolico del quale si adopera il solfoittiolato di ammonio. Prodotti analogamente solforati sono il tiolo e il tumenolo.
La naftalina è il prodotto di fusione di due nuclei benzenici: ha discrete proprietà antisettiche e parassiticide; ancora più attivi sono i derivati monossidrilici α, e β-naftolo; il benzoil-β-naftolo è il benzonaftolo, adoperato come antisettico intestinale.
Antisettici molto importanti si trovano nel gruppo delle sostanze coloranti. Ricordiamo le pioctanine; quella azzurra, o violetto di metile, che risulta di cloridrato di pentametilpararosanilina e di cloridrato di esametilpararosanilina; quella gialla, o cloridrato di imidotetrametilparaammidodifenilmetano; il blu di metilene, o cloridrato di tetrametiltionina.
Nel 1904 Ehrlich e Shiga hanno pubblicato il loro primo lavoro sul tripanroth, sostanza colorante derivata dalla benzidina, con risultati terapeutici molto dimostrativi su topi affetti da "mal de Caderas". Questi studî furono poi continuati da Nicolle e Mesnil, da Gonder, Benda, Browning, Morgenroth, saggiando specialmente derivati della acridina.
Nelle sostanze coloranti hanno particolare importanza alcuni raggruppamenti molecolari, per lo più polivalenti e non saturi; per esempio:
che sono detti anche gruppi cromofori: l'azione del cromoforo è tanto più intensa quanto più la molecola è ricca di carbonio; vi sono poi dei gruppi molecolari, ai quali il Witt ha dato il nome di auxocromi, che permettono al cromoforo di fissarsi: essi hanno tutti carattere basico o acido e per essi la molecola della sostanza colorante può essere ionizzata. Le sostanze coloranti microbicide per essere fissate hanno bisogno dei gruppi auxocromi; perciò il problema chemoterapico degli antisettici è duplice, in quanto richiede la costruzione di una molecola particolarmente tossica per un determinato germe e con adatti gruppi che permettano alla sostanza di fissarsi sul germe.
Dalla benzidina o difenildiammina, assai tossica in quanto contiene due nuclei della anilina
deriva l'acido amminonaftoldisolfonico che insieme con la tolidina, forma il tripanblau che ha energiche proprietà tripanicide. Il tripanroth di Ehrlich non differisce dal precedente che per una funzione fenolica in meno: esso infatti risulta dalla combinazione di una molecola di benzidina solfonata con una naftilammina disolfonata; questa sostanza, che dallo Jaboulay è stata sperimentata contro il cancro, è stata utilizzata anche in medicina veterinaria, ma ha il grave inconveniente di tingere le carni degli animali. Nicolle e Mesnil, combinando una molecola di diamminodifenilurea con due di acido amminonaftoldisolfonico, hanno ottenuto una sostanza assai attiva sulle Piroplamosi e sul Trypanosoma gambiense: questa sostanza ha avuto il nome di afridol violetto. Chimicamente è un'urea sostituita, ha perciò molta analogia con il preparato 309 di Fourneau, urea sostituita simmetricamente, che contiene, oltre a due molecole di acido amminonaftalentrisolfonico, quattro catene metaamminobenzoiche: due semplici e due metilate in posizione para. Il 309 fu ottenuto dal Fourneau che cercava di scoprire la costituzione chimica del preparato 205 della casa Bayer (1920). Il 205 alla dose di 0,00031 sterilizza un topo del peso di 20 grammi affetto da Trypanosoma brucei: ma su altre tripanosomiasi, come sul nagana, non ha azione; di più, spesso è causa di nefriti gravi. Il peso molecolare del 309 è assai elevato (1448), paragonabile a quello della molecola dell'albumina.
Il derivato tetrametilico del trifenilmetano è il verde malachite, che ha nette proprietà antispirillari; sostituendo in questa sostanza i gruppi metilici con gruppi etilici si ottiene il verde brillante. Il triparosana è una fucsina clorata, assai attiva sul nagana del topo.
Molto importanti sono anche i derivati dell'acridina, che è l'antracene nel quale un gruppo trivalente CH è sostituito da un atomo d'azoto:
È un veleno protoplasmatico, fluorescente, particolarmente attivo alla luce: i malati curati con queste sostanze hanno una straordinaria sensibilità alla luce, per la quale vanno facilmente soggetti al cosiddetto "colpo di sole acridinico". Il cloruro di diamminometilacridina è la tripaflavina, tripanicida assai attivo; insieme con l'acridina è stata adoperata contro lo pneumococco, lo streptococco, il meningococco: gl'Inglesi se ne servirono anche per la medicatura delle ferite di guerra; Jausion ne ottenne buoni risultati per via endovenosa nell'infezione gonococcica: è stata consigliata anche nell'endocardite lenta. In altre affezioni setticemiche è stato adoperato un sale argentico della tripaflavina, il septakrol. Secondo il Morgenroth particolarmente attiva nelle infezioni streptococciche è l'etossidiamminoacridina o rivanol.
La distruzione dei germi può essere fatta non solo con gli antisettici chimici, ma anche con i mezzi fisici (v. sterilizzazione) e, nell'organismo, con la terapia specifica e aspecifica.
Bibl.: W. Bernatzik, Materia medica, Roma 1901; G. Gaglio, Farmacologia e terapia, Roma 1926; L. Hugounenq e G. Florence, Principes de pharmacodynamie, Parigi 1928.