Alberto, antipapa
Quando, agli inizi del 1101, Teodorico - il pontefice che alla morte di Clemente III (Wiberto di Ravenna) era stato scelto dalle forze romane che favorivano l'imperatore contro Pasquale II - fu catturato dai suoi avversari, a succedergli fu A., uno dei primi collaboratori dello stesso Clemente III. A. compare nella documentazione il 4 novembre 1084, allorché, in qualità di vescovo di Silvacandida, a Roma, in Laterano, fu tra i dodici cardinali che sottoscrissero una lettera di Clemente III, che era stato consacrato e intronizzato nel marzo precedente. Nuovamente A. fu accanto al pontefice, l'8 gennaio 1089, in occasione della concessione di un privilegio. Sempre a Roma, nell'agosto 1098 egli presiedette, insieme ad altri prelati, un'assemblea che condannò le nuove e vecchie eresie di cui si era fatto propugnatore il monaco Ildebrando (Gregorio VII). Nella lettera che i convenuti inviarono a coloro che avevano diviso la Chiesa - gli scismatici, cioè i seguaci di Urbano II - con l'ingiunzione di presentarsi in Roma entro il 1° novembre, il nome di A. figura al primo posto: indizio, questo, dell'importanza che il personaggio stava acquisendo all'interno della curia di Wiberto.
Circostanze e modalità dell'elezione di A. al soglio pontificio, nel 1101, sono difficili da accertare. Mancano testimonianze sicure riguardo a un intervento dell'imperatore Enrico IV, al quale accenna, in modo confuso, la cronaca redatta nel monastero di S. Michele di Bamberga dai monaci Frutolfo ed Eccheardo. Gli Annales Romani - il testo più ricco di informazioni su A. - attribuiscono l'elezione genericamente a quella parte del clero e del popolo romano che si era schierata con il pontefice Clemente III: un riferimento che la fonte utilizza per spiegare anche la nomina del predecessore Teodorico e del successore Maginolfo (Silvestro IV). È verosimile che A. sia stato scelto, consacrato e intronizzato pochi giorni dopo la cattura di Teodorico, entro il febbraio del 1101 - e non, come spesso sostenuto dalla storiografia, nel 1102. La rapidità dell'iniziativa indicherebbe la presenza, in città, di forze organizzate. Di certo il nuovo pontefice poteva contare sull'appoggio di un tal cardinale Romano - che gli era stato accanto nell'assemblea del 1098 - e del nipote di questo, chiamato Giovanni Oddoline.
L'elezione di A. avvenne nella basilica dei SS. Apostoli. Secondo gli Annales, non appena il nuovo pontefice si mostrò per le strade della città, accorse una grande folla e ne nacque un tumulto, al quale avrebbero preso parte attiva anche fedeli di Pasquale II, allora residente in Roma. La situazione precipitò. A. fu costretto a rifugiarsi nella basilica di S. Marcello, sotto la protezione di Romano e Giovanni Oddoline, mentre numerosi chierici che lo accompagnavano furono percossi e spogliati. Il denaro offerto da Pasquale II risolse la situazione: Giovanni tradì il suo protetto e consegnò il nuovo eletto, al quale fu tolto il pallio. Quindi A. fu tratto fuori dalla basilica con ignominia ("turpiter") e, costretto a camminare dietro un cavallo in segno di oltraggio, fu condotto al Laterano, dove Pasquale dimorava. Tutto ciò sarebbe avvenuto in un sol giorno: in ciò il racconto degli Annales concorda con la succinta nota contenuta nella Vita Paschalis II del Liber pontificalis. Dapprima rinchiuso in una torre in Roma, dopo non molto tempo A. fu inviato in Campania, nel monastero di S. Lorenzo di Aversa, dove si fece monaco. Morì probabilmente qui, in una data imprecisata.
fonti e bibliografia
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